Cap 15: LE LYS - IL GIGLIO
IL GIGLIO
Il
Re e la Regina erano insieme, inginocchiati l’uno di fronte all’altra, fra loro
una sfera evanescente che rappresentava il pianeta Terra.
La
Regina con una bacchetta sottile rivestita di seta rossa, tracciava delle linee
lungo il pianeta, che attraversavano i continenti e i mari.
Il
Re con altre bacchette, più piccole, segnava dei punti particolari lungo le
linee tracciate dalla Regina:
-
Così la nostra Principessa è arrivata? - disse il Re
-
Si è qui ora - rispose la Regina indicando l’isola di Pasqua
Il
Re inserì un’altra bacchetta proprio dove la Regina aveva indicato.
-
Si sta’ muovendo velocemente - continuò lei - ha fretta di tornare da noi
-
Spero che Uriel abbia riparato lo schermo, così la potremo seguire tutti
insieme: la sua missione è ad un punto cruciale
-
Gabriel ha già attivato i contatti sulle poltrone - poi sorrise - non trovano
pace, lui e Uriel stanno sempre a trafficare con calcoli e logaritmi per
risolvere ogni problema.
Proprio
così. Io e Gabriel eravamo davvero distrutti, sembrava sempre che mancasse un
niente per vedere qualcosa dallo schermo, poi tutto tornava punto e a capo.
Sembravamo
impazziti, sempre piegati in due a risolvere problemi, a calcolare, trovare
teorie, scrivere e buttare via ogni cosa per poi ripartire da zero.
Michael
e Raphael ogni volta che provavano ad aiutarci fuggivano via dopo pochi
minuti.
Malgrado
tutto però noi avevamo deciso di preparare la sala per ospitare gli altri come
se lo schermo fosse realmente funzionante.
Come
aveva detto la Regina, Gabriel aveva attivato i collegamenti relativi alle
poltrone della platea.
Questo
serviva a seguire, singolarmente dal proprio posto, ciascun viaggiatore che era
in missione, pur rimanendo collegati con lo schermo centrale...
Tutto
bello, ma non funzionava niente!
Vidi
Gabriel fermarsi con lo sguardo fisso nel vuoto.
-
Cos’hai? - gli chiesi
-
Una visione - disse a bassa voce - era un po’ che non ne avevo...
-
Cosa hai visto? - chiesi con timore
-
Il viso della ragazza che ho conosciuto nel regno di Xantyan - mi rispose
sempre a bassa voce, con gli occhi che sembravano cercare ancora quello che gli
era apparso.
-
Ma chi, la biondina?
Gabriel
annuì, si voltò verso di me con espressione interrogativa.
-
Cosa vuole da te quella?
- Non
lo so - rispose. Si fermò a pensare poi riprese - forse non c’entro niente
io...
-
Dobbiamo risolvere il problema di questo schermo! - mi ero innervosito - Quella
tipa che appare proprio ora che Alice è sulla Terra...Uhm...non va’, non va’,
non va’!
Così
Alice era arrivata sulla Terra, ma non era la sola.
Quasi
tutti i nostri viaggiatori erano arrivati su quel pianeta, chi mancava era
comunque prossimo alla meta.
Malgrado
Alice non avesse incontrato nessuno, come lei ce ne erano moltissimi.
Il
guaio per loro, ma soprattutto per noi, era che viaggiavano isolati e si
riconoscevano con notevole difficoltà.
I
seguaci di Xantyan li ostacolavano in tutti i modi, mantenere l’incognito,
quindi, era di vitale importanza.
Qualcuno
però si era già ritrovato e questo ad Alice non piaceva.
Era
invidiosa di loro, che potevano proseguire il viaggio insieme, arginando così
le difficoltà che avrebbero potuto incontrare.
Il
suo compito sulla Terra fu rintracciare tutto il materiale che parlasse di noi.
Non
faceva altro che girare per il pianeta leggendo libri o parlando con persone
che le venivano indicate sia da noi, sia da chi conosceva durante i suoi
spostamenti.
Visitava
biblioteche, visionava film.
Si
inseriva in gruppi di studiosi o sedicenti tali.
Si
ritrovava nelle foreste, in villaggi sperduti, o in conferenze nelle città più
popolate del pianeta.
Aveva
accelerato notevolmente la sua tabella di marcia.
Non
si fermava mai, sembrava un robot.
Saliva
e scendeva da treni, autobus, aerei, carri, cavalli, cammelli, e quant’altro
avesse a disposizione per spostarsi, pur di non perdere tempo.
Cambiava
case e amicizie con ritmi vorticosi.
Avevamo
la sensazione che fosse arrivata ad un punto di disgusto tale, verso il suo
lavoro, che non le interessava più di tanto conoscere persone e parlare con
loro, come invece amava fare fino a poco tempo prima.
Noi
ci divertivamo ad ascoltare le storie che trovava in giro per il mondo.
Una
serie di miti e leggende che raccontavano di noi, della nostra città, di
Xantyan e dei suoi seguaci, identificandoci con nomi sempre diversi.
Il
nostro gioco era quello di scoprire chi si nascondeva dietro quello o
quell’altro nome.
Io
e Gabriel eravamo così stanchi che ci eravamo addormentati.
Io
ero letteralmente caracollato sui gradini dell’anfiteatro,
lui
sdraiato sulle poltrone.
Michael
entrò nella sala, passandomi accanto mi svegliò:
-
Scusami non sapevo vi stavate riposando - mi disse
-
Figurati, penso anche quando dormo ormai!
-
Il Re e la Regina fremono...
-
Beati loro! - risposi stizzito - Venissero a darci una mano allora! Sono secoli
che non usciamo da qua!
-
Nessun miglioramento?
-
Si qualcosa ogni tanto si vede, ma poi tutto svanisce...
-
E’ il nostro amico che ci mette lo
zampino - disse Michael - non gli va’ a genio che riusciamo a tenere i contati
con i nostri compagni
-
Non so che dire - sbadigliai - io non ho più la forza di muovere un dito...
-
Guarda - interruppe Michael
-
Cos’è un sogno? - dissi non credendo a quello che vedevo.
Lo
schermo aveva cominciato a funzionare!
Vedevamo
finalmente le immagini, nitide perfette.
In
alto, sullo schermo bidimensionale potevamo seguire la scena da più punti di
vista, sul palco la stessa cosa, ma come se il soggetto in questione fosse
fisicamente presente sulla scena.
Michael
si affrettò a svegliare Gabriel:
-
Ehi fratellone! - lo scuoteva - Dai svegliati!
-
Cosa c’è? - brontolò stanco
-
Dai, guarda lì - sorrise Michael
Gabriel
si voltò verso il palco. Vedemmo i suoi occhi brillare:
-
Sei contento? - gli domandò Michael appoggiandosi su di lui - E’ un po’ come
averla con noi.
Gabriel
non rispose, fissava la scena che aveva davanti agli occhi senza muoversi.
Vedevamo
Alice seduta su una panchina in un parco.
Era
da sola, scriveva qualcosa su un’agenda e sfogliava un libro.
Io
e Michael corremmo fuori dalla sala e avvisammo il Re e la Regina che lo
schermo funzionava perfettamente.
Tutto
era pronto per seguire i nostri viaggiatori, nella maniera migliore.
Alice
raggiunse Praga per seguire dei seminari presso l’Università.
- C’è
una prenotazione per me - disse porgendo i documenti
-
Si c’è anche un pacchetto per lei
-
Un pacchetto?
-
L’ha lasciato alcuni giorni fa una nostra ospite. Ha chiesto spesso di lei:
voleva sapere quando sarebbe arrivata.
Alice
prese il pacchetto curiosissima.
Non
appena arrivò nella sua camera, lo aprì voracemente e trovò molti fogli da
leggere con allegate illustrazioni, foto, carte geografiche e grafici.
Trovò
anche un foglio scritto a mano:
Carissima
Alice,
Purtroppo
non sono ancora riuscita ad incontrarti.
Di
certo avremo l’opportunità di conoscerci, nel frattempo, ho pensato di
lasciare questo messaggio.
Io
sono già partita per la Germania, in seguito mi trasferirò in Inghilterra.
Ci
stiamo spostando tutti a nord.
Michael
mi ha detto che non hai avuto vita facile da quando sei partita.
Mi
ha raccontato tanto di te, di te e Gabriel, di quanto lui abbia disubbidito al
nostro Re, pur di starti vicino.
E’
un cammino difficile il tuo, ma il Re crede molto in te.
Io
sono sicura che presto tornerai ad essere felice.
Come
vedi ti ho lasciato una sintesi del mio lavoro sulla Terra, ti sarà utile.
Ti
do un consiglio: dopo aver studiato, distruggi tutto il materiale.
Un
abbraccio
Jeanne
Alice
immediatamente sparse, sul letto, tutti i fogli che Jeanne le aveva lasciato, e
cominciò a leggere e guardare le illustrazioni con una curiosità febbrile.
Notò
che sia lei che Jeanne avevano condotto delle ricerche analoghe, ma a
differenza di Alice, Jeanne aveva dato ai suoi studi una direzione mirata ad
altri interlocutori.
Alice
scriveva relazioni per noi, Jeanne scriveva per i viaggiatori.
Trovò
un’altra lettera scritta per lei da Jeanne, che non aveva notato prima:
Sulla
Terra si combatte una guerra invisibile.
C’è
da stare perennemente all’erta.
Xantyan
è abilissimo nello sfruttare la confusione che ha creato da quando il nostro Re
si è dovuto nascondere.
Michael
e la Regina sono fra i pochi che riescono a farsi vedere dagli abitanti di
questo pianeta, ma tutto è più complicato che altrove.
La
Terra è un luogo di incontro dove ci si ritrova o si scambiano informazioni,
come sta’ accadendo ora fra me e te.
E’
proprio questo via vai che crea opportunità favorevoli alla strategia di
Xantyan.
Spesso
non serve nemmeno nascondersi dietro falsi nomi, lui ed i suoi scagnozzi sanno
riconoscere chiunque sotto qualunque identità.
Riesce
a reclutare seguaci con i trucchi più astuti, ingannando anche chi è acuto come
te.
Alice
devi stare davvero attenta, credo ti voglia fare prigioniera per rallentare la
tua missione.
Xantyan
ha paura di te, ormai non ho più dubbi.
Alice
si sentì coinvolta in qualcosa che solo in quel momento cominciò ad intuire.
Rimise
tutto il materiale in ordine e iniziò a studiare con metodo.
Non
uscì per due giorni dalla camera, neanche fece entrare il personale delle
pulizie.
Leggeva
e rileggeva, aveva paura di non capire.
Non
ci interpellò mai, non ci chiese spiegazioni.
La
seguimmo silenziosi.
Osservava
le illustrazioni.
Molte
erano riproduzioni di pitture tribali, Alice le conosceva già.
Due
solamente colpirono la sua attenzione.
Una
rappresentava una serie di personaggi coperti da un mantello rosso, come quello
che aveva lei, inseriti in un paesaggio brullo e notturno.
Sembravano
radunarsi formando un grande cerchio.
In
alto nel cielo, un segno non distinguibile, perché i bordi del foglio originale
erano bruciacchiati.
L’altro
disegno rappresentava una donna bruna con una grande spada in posa di attacco.
Alice
non faticò a riconoscersi.
C’erano
poi alcune carte geografiche della Terra associate a calcoli astronomici.
Su
quelle carte Jeanne aveva segnato delle righe che confluivano tutte in un luogo
non ancora precisato del nord.
In
un appunto, ai margini di una delle carte geografiche, scrisse che era ancora
da capire quale nord: lei ipotizzava il nord d’Europa, ma aveva anche il
sospetto che in questa faccenda c’entrasse l’Antartide.
Su
questo punto nutriva ancora molti dubbi.
Confidava
comunque nelle informazioni che Michael, il suo Mentore, le faceva avere.
Durante
la notte, Alice, strappò in mille pezzi tutti i fogli e bruciò uno ad uno i
frammenti in modo che non rimanesse traccia del materiale, comprese le lettere
di Jeanne.
Quando
il personale dell’albergo la rivide in giro la scrutarono piuttosto diffidenti.
Spettegolavano
alla sue spalle:
-
E’ come quell’altra, sempre chiusa in camera a studiare e bruciare
cartacce - disse una cameriera ad una
sua collega - solo i matti vengono da noi! Guarda se pure questa non ci intasa
la scarico del bagno, con quello che ci butta dentro!
Alice
non riuscì a seguire il seminario per cui era andata a Praga.
Niente
di grave le dissi io.
Le
informazioni di Jeanne erano di gran lunga più interessanti e utili per lei.
Ormai
tutti noi eravamo costantemente riuniti nell’anfiteatro per seguire i nostri
viaggiatori, ognuno nelle proprie postazioni.
Non
pensate ad una specie di torre di controllo dove a bassa voce ciascuno parla
con il proprio interlocutore, con il Re e la Regina che danno ordini
perentori...
No,
non è mai stato così e non lo era neanche allora.
C’era
sempre molto chiasso, specie nelle ore centrali della giornata, il Re e la
Regina erano spesso presenti ma non sempre, e non sempre insieme.
Un
giorno capitò che Xantyan, a sorpresa, apparve sullo schermo interrompendo
tutte le comunicazioni:
-
Non penserete di fermarmi con un’eruzione o un paio di terremoti?
-
Ti innervosiscono? - domandò il Re
-
Perdete tempo - rispose
-
Lascialo decidere a noi - continuò il Re - piuttosto è tua l’idea di bloccare
l’eruzione del Kilonea Iki con una colata di cemento nei crateri?
-
Mi sottovaluti a tal punto? - rise Xantyan - no è un’idea spontanea e genuina
dei terrestri...povere creature! Pensavano di tappare un vulcano! Non c’entro
niente io, ho idee migliori se permetti!
-
Certo l’idea non è delle più geniali - rise Mumiel
-
Ci sono partiti da tutto il pianeta per realizzare un progetto del genere -
continuò Xantyan ridendo
-
Forse era una scusa per fare le vacanze alle Hawaii - disse Isaac
-
Ecco questa si che è un’idea geniale - intervenne Xantyan
-
Come quella volta che su By’uk volevano colorare le montagne... - intervenne
Kasdaye ma non riuscì a finire di
parlare perché scoppiò a ridere
-
Non c’entravi niente neanche allora? - chiese Arael
-
No! Vi prego ne vale della mia reputazione! - rispose Xantyan - Vi sembro il
tipo che si mette a colorare le montagne?
-
Perché, non ti ricordi quando su Nàscara si erano messi a fare quegli
esperimenti che intossicarono mezza provincia? - disse Nathanel a Raphael
-
Io mi sono impazzito per trovare una cura e farli guarire! - rispose
Raphael
-
Però anche voi - continuò Xantyan- non date sempre la colpa a me se accadono
cose bislacche!
Xantyan
era allegro, anche noi eravamo divertiti.
Ci
piaceva anche il fatto di poter scherzare con lui.
Ci
salutò cordialmente, con simpatia.
-
Era di buon umore - disse Raphael - da quanto è che non lo vedevamo così?
-
E’ sicuro di vincere - sorrise il Re
-
Certo però che è bello! - esclamò Lailah
-
Che c’entra! - intervenni io - Anche io sono bello...
-
Ma stai zitto tu che sei un pessimo arcere! - disse Af
-
Si si, fai lo spiritoso, se non era per me, questa sala rimaneva abbandonata! -
gli risposi (io sono un po’ permaloso, e ci rimango male se mi prendono in
giro)
- E
se non era per Gabriel tu eri ancora a scervellarti con i tuoi calcoli - disse
Och
-
Ma cosa mi tocca sentire! - esclamai guardando Gabriel che rideva insieme agli
altri - Stai a vedere che il merito te lo prendi tutto tu!
Insomma
mi stavano mettendo in mezzo e io c’ero cascato.
L’estate
sulla Terra, in Europa in particolare, era quasi finita.
Alice,
in quel periodo, aveva accettato un lavoro come fotografa per una rivista
spaecializzata sui viaggi e il turismo.
Si
ritrovò così a ritrarre panorami al tramonto, cittadelle all’alba, mercatini
caratteristici, dell’arcipelago di Malta.
Questo
impiego le permise di alloggiare in un lussuoso albergo e di entrare in un
ambiente dove si conduceva uno stile di vita per lei assolutamente nuovo.
Conobbe
un gruppo di persone molto brillanti e dinamiche.
Una
comitiva di archeologi in vacanza.
Ad
Alice piacevano, per la prima volta aveva a che fare con gente molto frivola e
leggera che pensava solo a divertirsi.
Con
loro andava in discoteca o in feste esclusive.
In
una di queste feste conobbe una giovane donna africana, vestita sempre e solo
di bianco.
Una
vera e propria strega.
-
Dai fatti leggere il futuro! - la spronò Emma, una delle sue nuove amiche
-
Non saprei cosa chiedere - rispose Alice
-
Ma lo sai chi è questa? - insistette Emma - Basta che tu le dici come ti chiami
e ti dice tutto di te...E dai! Non essere sempre così reticente!
Emma
prese Alice per un braccio e la portò a forza di fronte dalla maga.
-
Ciao! - la salutò Emma - Ti ricordi di me?
-
Certo che mi ricordo
-
Ti presento Alice, lei è un po’ diffidente, perché non le dici qualcosa?
-
Cosa vuoi sapere? - chiese ad Alice che si era seduta di fronte a lei
-
Sinceramente è Emma che...
-
Ma dai! - esclamò Emma allontanandosi da loro - E’ un gioco!
La
maga prese le mani di Alice, chiuse gli occhi per un istante.
Lanciò
per aria delle conchiglie.
-
E’ un momento particolare delle tua vita - disse la maga guardando la
disposizione delle conchiglie sul tavolo. Le lanciò ancora - stai per avere
un incontro importate...Non
capisco...vedo tre visi...non capisco se devi incontrare una o tre persone... -
lanciò di nuovo le conchiglie - sento che c’è qualcuno che ti ama
profondamente, ma è troppo lontano e soffre molto a causa delle vostra
distanza...Non riesco a capire chi sono questi altri due...Chi dei tre devi
incontrare...Forse tutti e tre?
Alice
aveva difficoltà a seguire i discorsi della maga.
La
maga aveva difficoltà ad interpretare il suo oracolo.
Si
spazientì, lanciò in aria le conchiglie le osservò ancora accigliata, poi fissò
gli occhi di Alice, come per cercare qualcosa.
-
Chi sei? - le chiese sottovoce - Tu non sei di questo mondo.
Alice
si alzò in piedi, la maga la invitò a sedersi.
Si
avvicinò ad Alice e le sussurrò:
-
Stai per affrontare una prova difficile, devi essere forte.
Il
Re e la Regina erano dinuovo insieme, ancora uno di fronte all’altra, facevano
roteare in aria delle piccole palline argentate, creando strani giochi di luce
e piccoli suoni cristallini, come campanelli.
-
Alice e Hal stanno per ritrovarsi - disse il Re - credo che vedremo Gabriel
sparire un’altra volta - concluse sorridendo
-
Lascialo andare - disse la Regina - questa storia gli sta facendo bene
-
Sta facendo bene a tutti e due - concluse il Re.
Gabriel
nel frattempo camminava lungo uno dei corridoi dell’astronave, dirigendosi
frettolosamente verso l’anfiteatro.
Si
fermò all’improvviso, una nuova visione gli aveva fatto perdere l’equilibrio.
Flash velocissimi gli fecero vedere:
un
canale percorso da molte imbarcazioni, e con bellissimi palazzi sulla riva.
Una
sala di un palazzo antico, piena di gente che ballava.
Alice
che camminava in un bosco e si chinava a terra per osservare un ragazzo che
dormiva, parzialmente coperto da foglie secche.
-
Basta - mormorò Gabriel coprendosi gli occhi con una mano.
-
Gabriel! - esclamò un musicista che correva verso di lui - Perché non vieni da
noi? E’ un pezzo che non ti fai vedere!
-
Hai ragione - disse recuperando la lucidità
-
Dai! - gli sorrise prendendolo sotto il braccio - Abbiamo un sacco di nuove
musiche che tu non hai ancora ascoltato!
Raggiunsero
una piccola sala, dove altri musicisti si stavano preparando a suonare, quando
videro Gabriel lo accolsero con entusiasmo e affetto.
Suonarono
molto, ma mio fratello non ascoltava affatto.
Era
assolutamente distratto, pensava e ripensava alle sue visioni, ed al peso che
gli procuravano.
I
musicisti lo scrutavano scambiandosi occhiate d’intesa fra di loro:
smisero
di suonare, Gabriel neanche se ne accorse.
-
Cosa c’è che non va’? - gli chiese uno.
Gabriel
trasalì imbarazzato, si passò una mano tra i capelli e sorrise:
-
Scusatemi - disse - ho la testa piena di pensieri
-
Vuoi un consiglio? - intervenne un altro - Invece di chiuderti nell’anfiteatro,
perché non vai nella serra di Raphael?
-
E’ bellissima, è diventata un vero e proprio giardino
-
Vedrai che ti solleverà lo spirito, ne hai bisogno.
Gabriel
si rese conto che in tutto quel tempo non aveva più visto nulla della nave in
cui abitavamo.
Tutto
il suo tempo lo aveva dedicato a me ed al mio lavoro per ripristinare i
collegamenti.
Distrarsi
era diventato obbligatorio.
Seguì
il loro consiglio e si diresse verso la serra.
Appena
vi mise piede realizzò quanto i nostri amici avessero ragione.
Sembrava
un giardino incantato, pieno di colori e di profumi che regalavano sollievo e
leggerezza.
Leggerezza
che a Gabriel mancava da tempo.
Trovò
Michael e Raphael parlottare animatamente, ma non diede ascolto a quello che si
dicevano.
Loro
due invece lo osservavano gironzolare fra le piante.
-
Hai visto i tuoi fiori come sono belli? - gli disse Raphael.
Gabriel
notò una distesa di gelsomini davvero deliziosi.
-
Guarda anche i gigli - disse facendo riferimento ad una composizione appoggiata
su un tavolo - sono per la Regina.
Gabriel
si avvicinò e sfiorò i fiori con le dita.
C’erano
gigli rosa e gialli, ma si diresse subito verso quelli bianchi.
Si
chinò affondando il viso tra i petali.
Poi
si voltò verso Michael:
-
Andrò sulla Terra
-
Cos’altro ti frulla in testa? - rise Michael tamburellando con un dito sulla
fronte di Gabriel
-
Alice presto incontrerà Hal - rispose togliendo la mano di Michael dalla sua
faccia
-
Sul serio? - Michael si fece cupo
- A
Venezia durante una festa in maschera. Devo incontrarla.
-
Vuoi farti vedere? - intervenne Raphael
-
Si
- E
come pensi di fare? - domandò curioso Michael
-
Con un incantesimo - rispose Gabriel.
Raphael
esclamò un pò divertito un pò spaventato:
-
Un incantesimo! Vuoi fare imbestialire il Re?!
-
Ormai siamo all’anarchia assoluta! - rise Michael.
Gabriel
allungò una mano e prese dal tavolo uno dei gigli destinati alla composizione
per la Regina.
Lo
appoggiò sulle labbra.
Aveva
un’espressione risoluta e determinata.
Gli
altri due erano curiosi di sentire cosa aveva intenzione di fare:
-
Deve poter riconoscere il vero amore - disse infine
-
Vuoi darle quel fiore? - chiese Michael serissimo.
Gabriel
annuì.
Michael
e Raphael si guardarono seri poi sorrisero, ironici e maliziosetti.
-
Abbiamo sbagliato una volta, non possiamo ripetere lo stesso errore - continuò
guardando il giglio - se ci perdiamo ora rischiamo di non ritrovarci più. Ed io
voglio che lei torni da me - poi si rivolse a Michael - vuoi
accompagnarmi?
-
Certo che ti accompagno! - rise tutto contento - La faccenda si fa interessante:
non voglio mancare!
Erano
passati diversi mesi dal suo viaggio sull’isola di Malta.
Come
ormai era sua abitudine, Alice, aveva completamente dimenticato le amicizie
allacciate precedentemente.
Preferiva
starsene da sola, una solitudine assoluta, a suo dire necessaria:
-
Non sono d’accordo - le dissi arrabbiato - non mi piace l’andazzo che hai
preso, non sei tagliata per un isolamento del genere...
-
Smettila! - sbuffò lei - ti dico che mi annoio! E’ un pezzo che sono stufa di
andare a zonzo per le galassie! Non ho interesse per la vita da queste parti,
lo sai e lo hai sempre saputo!
-
Il tuo compito non è solo registrare gli avvenimenti...
-
Faccio il lavoro che mi avete chiesto, sono puntuale e diligente, non
chiedetemi di più! Aspetto solo il giorno in cui potrò tornare a casa!
-
Tu devi parlare con i terrestri, devi entrare in contatto con loro...
-
Non ho voglia! Non mi interessano! Mi annoiano! Va bene!?
-
Sei impossibile!
-
Dillo al nostro Re!
-
Se pensi che comportandoti così lui ti faccia tornare, infilati bene in nella
zucca che hai preso una cantonata!
-
Ma cosa credi che non abbia capito, che c’è dell’altro in tutta questa
faccenda? E’ la chiarezza che manca, io voglio che le cose siano chiare!
-
Non è possibile, non possiamo esporci...
-
Uriel questa conversazione comincia a...
-
Ad annoiarti! Pure con me ti stanchi adesso!
Nella
casa di Alice squillò il telefono:
-
Chi è? - mi chiese
-
Non lo so! - le risposi ancora arrabbiato.
Il
telefono continuava a squillare
-
Non capisco chi possa essere...
-
Rispondi immediatamente al telefono!
Alice
rispose:
-
Ben ti sta - dissi - tu scappi dal mondo e il mondo ti viene a prendere a casa!
-
Ehi! Sei matta lo sai?! - rise la voce dall’altro capo del telefono
-
Chi parla?
-
Sono Emma, non ti ricordi di me? Ci siamo conosciute a Settembre...A
Malta...L’archeologa...
-
Ma si certo! Come stai?
-
Bene. Tu piuttosto, bella tipa che sei! Fai sempre così? Compari e scompari
senza lasciare uno straccio di recapito!
-
Come mi hai rintracciato?
-
Pochi giorni fa ho visto le foto che hai scattato ai templi di: Haglar Kim,
Tarxien e Mgiar, sulla rivista per cui lavori...
-
Non lavoro più...
-
Pure! Beh, insomma, ho chiamato la redazione del giornale ed ho chiesto di te
-
Come mai mi cerchi?
-
Parlavamo di te e non sapevamo che fine avevi fatto, ci faceva piacere
ritrovarti
-
Vediamoci
-
No, ti abbiamo fatto una sorpresa: verrai in Italia!
-
Eh!?
-
Non dire di no! Ti abbiamo già spedito il biglietto per l’aereo, devi venire
per forza!
-
Va bene, mi fa piacere rivedervi, ma cosa ci vengo a fare in Italia?
- A
festeggiare il Carnevale: stiamo organizzando una festa in maschera a Venezia,
in una casa bellissima su Canal Grande, che vuoi di più!?
Alice
era stupita, contenta, ma anche dubbiosa.
-
Non fare storie! - le dissi perentorio
-
Ci sarò! - disse ad Emma
-
Grande! Ti verrò a prendere all’aeroporto!
Le
due si salutarono, Alice attaccò il telefono e alzò gli occhi al cielo
sbuffando:
-
Non è strano che una tipa di nazionalità svedese, che non vedo da mesi, mi
chiami dall’Italia?
- E
allora? - chiesi
-
Non è strano che mi venga pagato il biglietto per il viaggio da Barcellona a
Venezia, solo per farmi partecipare ad una festa di Carnevale? - continuò
sempre più acida
- E
allora?
-
Cosa vi state inventando?
-
Niente che tu non sappia già, fermati a pensare invece di brontolare!
Pochi
giorni dopo, Alice era su un aereo che la portava a Venezia.
Emma
si fece trovare all’aeroporto, insieme a Massimiliano il proprietario della
casa dove avrebbero alloggiato nei due giorni precedenti alla famigerata festa.
La
casa di Massimiliano era all’ultimo piano di una palazzina sul Canal Grande,
fra Palazzo Dario, S. Maria della Salute e il Ponte dell’Accademia.
Dalla
terrazza Alice poteva ammirare di fronte sulla destra sull’altra riva del
canale: il Palazzo Ducale e San Marco.
-
Bello eh?! - disse Emma ad Alice che scrutava l’orizzonte con un binocolo -
vedi è lì che festeggeremo il Carnevale.
Alice
puntò il binocolo sul Canal Grande e risalì all’interno, di Venezia, per
fermarsi in Riva del Carbon.
Vide
in Campo San Vio, vicinissimo al Ponte di Rialto e Palazzo Manin, l’edificio
indicato da Emma: tanto bello da mettere soggezione.
-
Devi cercarti un vestito - le disse Massimiliano
-
Hai già in mente che maschera indosserai?
-
No - rispose Alice senza staccarsi dal binocolo
-
Io preparo il caffè - disse Emma entrando in casa
-
Domani ti porterò in alcuni negozi dove puoi affittare un abito per la festa,
ci sono anche abiti d’epoca
-
Perché aspettare domani? - chiese Alice.
Massimiliano
si pentì amaramente di essersi offerto come Cicerone.
Alice
camminava velocemente, copriva distanze con tempi da record.
Trovava
scorciatoie e vicoli che lui non avrebbe mai pensato di attraversare.
Quello
che di Alice colpì Massimiliano, fu il modo in cui si guardava intorno:
gli
pareva che con gli occhi assorbisse tutto ciò che osservava, anche quando
lasciava cadere distrattamente lo sguardo su qualcosa che sembrava
trascurabile.
Massimiliano
le indicò un paio di sartorie dove poter scegliere un abito, ma lei neanche si
fermò a guardare le vetrine, lo spronò a continuare la gita (ma è forse meglio
dire: la corsa) per le calli di Venezia.
Finchè
non frenò di fronte ad una terza sartoria.
I
due entrarono, Alice voltò immediatamente a destra del locale infilandosi in
mezzo ad abiti appesi alle stampelle.
Ne
prese uno e lo portò alla commessa:
-
Quant’è l’affitto di questo?
-
Ah! Fossero tutti così i clienti!
Massimiliano
era confuso, meravigliato e stravolto, dal modo di fare di Alice. Usciti dal
negozio le chiese se voleva sedersi su una panchina per riposarsi.
Mentre
Alice guardava il vestito, Massimiliano guardava lei.
-
Vuoi dirmi qualcosa? - gli chiese Alice
-
Si - rispose lui, si mise a ridere e precisò - ma tu sei sempre così?
- Così come?
- Così come? Abbiamo girato mezza Venezia
in poco più di un’ora...Fai quasi spavento!
-
Ho sempre paura di perdere tempo - sorrise Alice
-
Non preoccuparti non lo perdi il tuo tempo!
In
seguito Alice girovagò da sola per Venezia.
Preferiva
le ore della mattina, quando la città era coperta dalla nebbia.
Le
piaceva guardare la gente che andava a lavorare.
Essendo
Carnevale facilmente si incrociavano turisti in maschera, il chè la divertì
parecchio.
Mi
disse che le sembrava una città fatata.
Per
il resto della giornata seguiva le abitudini di Emma e Massimiliano.
Il
più delle volte quando loro uscivano lei rimaneva in casa, affittava una
videocassetta e si guardava un film.
Arrivò
così la sera della festa.
In
casa di Massimiliano si riunirono tutti quelli che Alice aveva conosciuto
durante il soggiorno su Malta.
Erano
tutti contenti di aver ritrovato Alice.
La
tempestarono di domande: perché era sparita che fine aveva fatto ecc. ecc.
Lei
rispondeva in maniera evasiva quando poteva, oppure inventava di sana pianta
situazioni famigliari ingarbugliatissime sperando che la difficoltà del
racconto facesse desistere i curiosi.
Si
accorse presto che erano proprio le storie complicate ad appassionare i suoi
amici.
Alice
ebbe anche un certo successo per la scelta del vestito:
la
riproduzione di un abito medievale.
Per
la prima volta si acconciò i capelli in una pettinatura piuttosto sofisticata,
che finalmente le lasciava scoperto il viso.
-
Non sembri neanche tu - disse Alberto - dovresti pettinarti più spesso così...
-
Come una damina di un’altra epoca? - rispose lei scrollando le spalle - io mi
sento così imprigionata con tutte queste forcine e gelatine!
Alcune
ore dopo si diressero, a piedi, verso il palazzo dove avrebbero trascorso tutta
la notte.
Gabriel
entrò nella camera di Michael:
-
Allora vogliamo andare?
-
Eccomi sono pronto!
Gabriel
scoppiò a ridere.
-
Cosa ti ridi!
-
Dove vai in giro con quelle cose attaccate sulle spalle?
-
Ma come non ti piacciono le mie ali? - rispose scherzando Michael - Guarda
posso anche muoverle.
Cominciò
ad agitare le ali gigantesche e una nevicata di piume bianche riempì la stanza.
-
Fermati te lo chiedo per favore! - continuò a ridere Gabriel
-
Ma insomma, non è una festa in maschera?
- E
c’era bisogno di attaccarsi quegli attrezzi addosso?
-
Ti sei mascherato da Guerriero Kendo? Io mi sono vestito da angelo! Ho messo
pure l’armatura tutta d’oro! - spinse Gabriel fuori dalla camera - Andiamo
dalla nostra Principessa.
Arrivarono
al palazzo con un battello.
Neanche
a dirlo attirarono su di loro l’attenzione di tutti: immaginatevi due tipi alti
alti: uno tutto coperto con un costume da guerriero, l’altro con un’armatura e
la lancia che brillavano, più due ali enormi dietro la schiena.
-
Stai conquistando Venezia - disse Gabriel
-
Ti sei guardato intorno? - disse Michael più serio
-
Si
-
Vedi quello che vedo io?
-
Si - rispose scrutando i presenti
-
E’ pieno di seguaci di Xantyan...
-
Non guardarli...
-
Si, ma loro guardano noi.
Dopo
aver percorso molte sale del palazzo i mie due fratellini, si avviarono verso
una grande scala che portava al piano superiore.
Mentre
salivano un tipo dal viso mostruoso si avvicinò a Michael:
-
Cosa ci fate da queste parti?
-
Levati dai piedi bestia! - ghignò Michael
Gabriel
che era poco più avanti di loro, si voltò
-
Quello è Gabriel non è vero? Anche se è coperto l’ho riconosciuto subito.
-
Tu invece non hai bisogno di mascherarti: fai schifo al naturale.
Michael
gli diede un spinta per allontanarlo
-
Siete venuti per Alice non è vero?
-
Ascoltami bene - minacciò Michael - se tu o i tuoi compagni provate a metterci
i bastoni fra le ruote, giuro che vi impalo tutti! Hai visto quanti paletti ci
sono nella laguna? Comincia a sceglierti quello che ti piace di più!
-
Saresti capace di rovinare un festa così bella?
-
Ti vuoi togliere dai piedi?! - lo colpì violentemente con la lancia
-
Andiamo Michael - disse Gabriel invitandolo a salire
-
Ti ho avvisato - sussurrò Michael al suo vicino che si massaggiava lo stomaco
per il colpo subito.
Entrarono
in un’altra sala, molto grande, piena di gente che ballava su una musica ad
altissimo volume.
-
Eccola là la nostra Principessa - indicò Michael.
Alice
era fra la folla che chiaccherava con uno dei suoi amici.
-
Com’è graziosa vestita così - sorrise Michael.
Gabriel
le diede una veloce occhiata, era più interessato a studiare il luogo dove si
trovavano.
Una
volta terminato di studiare tutti i particolari del posto, si fermò ad
osservare Alice.
Stava
salutando il suo amico e si dirigeva da sola in un altro punto del salone.
-
Vai è il tuo momento fratellone! - sorrise tutto soddisfatto Michael
battendogli una mano sulla spalla.
Gabriel
si avviò verso il centro della sala.
Mentre
camminava fra la folla, l’ambiente venne avvolto da un vapore argentato, la
musica si fece più ovattata e tutti presero a ballare in modo strano come
ipnotizzati.
Solo
Alice si rese conto che stava accadendo qualcosa di misterioso.
Sentì
una mano appoggiarsi sulla sua spalla.
Si
voltò: vide di fronte a sé una figura completamente coperta da un costume
orientale.
-
Balliamo?
-
Balliamo - rispose stupita.
Seguirono
una bella musica, ma distorta da un chè di strano, irreale.
Alice
non riuscì a riconoscere Gabriel, però sentiva di avere davanti qualcuno che le
era famigliare.
Lo
guardava cercando di capire che faccia c’era dietro la maschera:
-
Io ti conosco?
-
Si
-
Anche la voce... - continuava a studiare il suo cavaliere - Io ho già ballato
questa musica...
-
Non ne avevi nostalgia?
-
Ho nostalgia di un sacco di cose!
Alice
si guardò intorno e si convinceva sempre di più che quella situazione non era
né uno scherzo, e neppure un diversivo dal programma della festa.
-
Non mi piace tutto questo mistero - disse infastidita - cosa vuoi?
-
Sono venuto a farti una sorpresa.
Alice
più ascoltava la voce, più si emozionava.
-
Non vuoi credere a quello che pensi di aver capito? - disse lui fermando la
danza
-
Non sono amante dei rebus - rispose confusa - non voglio che ci si prenda gioco
di me! Qual’è questa sorpresa?
-
Chiudi gli occhi
-
Perché?
-
Chiudi gli occhi - passò la mano sugli occhi di Alice.
Gabriel
si tolse i guanti e la maschera, si avvicinò ad Alice e la baciò. Lei sussultò:
-
Gabriel! - esclamò aprendo subito gli occhi
-
Tieni - le sorrise porgendole il giglio.
Alice
prese il fiore fra le mani che le tremavano.
-
Non dimenticarmi - disse lui.
Gabriel
sparì, lasciando Alice con il cuore in gola.
Tutto
era tornato come prima, musica assordante, e gente che ballava.
Alice
invece si ritrovò, senza sapere come, sul balcone affacciata verso Canal Grande
guardando e riguardando il giglio.
-
Se non ci fosse questo fiore penserei di aver sognato - mi disse
-
Sei contenta di averlo visto? - le chiesi
-
Sono tutta scombussolata - rispose con un velo di ironia - come può pensare che
mi dimentichi di lui?
-
Non lo so, da quando sei partita non è più lo stesso
-
Anche io sono cambiata - disse più malinconica
- E
ti piaci come sei ora?
-
No
-
Perché?
-
Non mi piace niente Uriel, non mi piace niente e nessuno, sono arida e
diffidente. Anche questa serata, guarda com’è bella: la festa, la laguna, il
cielo stellato, la Luna, Gabriel che mi viene a trovare. Sembra tutto troppo
perfetto...Dov’è la fregatura?
-
Cosa fai qui tutta sola? - si sentì chiedere Alice
Si
girò e vide Hal
-
Eccola la fregatura - mormorò a me sperando che Hal non la sentisse
-
Che immagine romantica! - rise Hal - Dove l’hai rimediato quel giglio?
-
E’ un regalo
-
Deve avere una strana idea di te chi ti regala un giglio!
- Perché
tu che idea hai di me? - chiese offesa
-
Lo sai che è tutta la sera che ti guardo, ma ci siamo già conosciuti io e te?
-
E’ un po’ vecchia come tecnica di abbordaggio! - rise Alice
-
No, dico sul serio, dove ci siamo incontrati?
-
Non so risponderti: io viaggio molto...
-
Io per niente!
-
Sarà stato in un’altra vita
-
Giusto! Aspetta non andartene, vado a prendere qualcosa da bere, cosa vuoi che
ti porti?
-
Acqua
-
Acqua?
-
Acqua, perché non si può bere acqua alle feste?
Hal
sorrise e tornò nella sala.
Così
Hal e Alice si erano ritrovati.
Hal
era identico a come Alice lo ricordava. Ma rispetto a lei, era un essere umano,
e non ricordava pressochè nulla di quello che era accaduto nella nostra città.
-
Devi seguirlo - le dissi
-
Non temere farò tutto quello che il Re mi ha chiesto - mi rispose a mò di
cantilena.
Tornò
Hal, tutto baldanzoso e sorridente:
-
Ecco la tua acqua
-
Cosa fai a Venezia?
-
Impegni di lavoro, in realtà abito a Parigi
-
Un archeologo pure tu?
-
Si! La villa è stata occupata dagli archeologi, architetti e ingegneri
-
Come mai?
-
C’è stato un convegno importante all’Università di Venezia, un vero raduno di
studiosi per salvare questa città: una noia che non ti dico! Io però ho altre
passioni che mi distraggono.
- E
quali?
-
Disegno fumetti, sono anche l’autore delle storie
-
Bello! Li voglio vedere!
-
Se domani sei ancora a Venezia, potremmo incontrarci
-
Si si! Voglio proprio vedere cosa sai fare!
Nel
frattempo Michael e Gabriel erano tornati sulla nostra astronave.
Gabriel
si fermò ad ammirare una grande vetrata piazzata al centro di una delle sale.
Una vera opera d’arte.
-
Da dove spunta? - chiese Gabriel
-
E’ un po’ che è qui, sei tu che hai passato tutto il tuo tempo a lavorare con
Uriel e non hai visto più niente
-
E’ spettacolare! - esclamò
-
Bel lavoro vero? - disse il Re sorprendendoli
-
Maestà! - farfugliò Michael
-
Come è andata la gita a Venezia, bene?
Michael
e Gabriel non risposero.
-
Bella la laguna vero? - continuò il Re - Era anche una bella serata: c’era la
Luna, le stelle, non faceva neanche troppo freddo.
Gabriel
e Michael si guardarono sospettosi, trattenendo un sorriso.
-
Dicevo a Gabriel che per aiutare Uriel, non aveva visto molte cose nuove
dell’astronave - Michael cercò di cambiare discorso
-
Eh gia! - sospirò il Re - Sapete come curano le vetrate molti terrestri?
-
No - rispose imbarazzato Michael - come?
-
Pulendole - il Re fece apparire un carrello con sopra due stracceti e due
bottigliette d’alcool denaturato. Spinse il carrello verso di loro - date una
lucidata alla vetrata visto che vi piace tanto. Non vorrete che s’impolveri?
Il
Re sparì Gabriel e Michael si guardarono sbalorditi:
-
Ci ha messo a lavorare! - esclamò Michael
- E
senza incantesimi! - disse il Re senza farsi vedere.
Gabriel
scoppiò a ridere, e ripetè la frase canzonando il Re:
- E senza incantesimi! - lanciò uno
straccio a Michael - Dai strofina bene!
-
Sgobba tu, l’idea di andare sulla Terra è stata tua!
-
Ma tu hai detto che avresti appoggiato qualunque mia decisione - continuò
Gabriel lanciandogli la bottilglia d’alcool
-
In guardia! - Michael schizzò l’alcool addosso a Gabriel.
Gabriel
gli lanciò in faccia lo straccio che teneva in mano...
Fu
battaglia! A colpi di stracci, alcool, calci e pugni rotolandosi per terra o
rincorrendosi per la sala.
Solo
loro due riuscirono a creare un trambusto tale che alcuni accorsero per capire
cosa stesse accadendo.
-
Giocano - disse Aiquiel al Re che si divertiva ad osservarli
-
Meglio così - rispose il Re