Cap 16: L’ ADVERSAIRE - L’AVVERSARIO
L’AVVERSARIO
Sono stata a vedere i fumetti di Hal.
Disegna bene, ed ha una notevole, fantasia.
Scrive storie molto articolate, piene di personaggi.
Non ricorda nulla della nostra città, però i suoi fumetti
hanno tanti riferimenti a Xantyan ed alcuni di noi.
Mi ha fatto vedere quello che sta disegnando in questo
periodo.
E’ la stessa identica storia che ho letto sul libro che mi ha
consegnato il Re quando sono partita. Un orrore!
Lui non ha colto il sarcasmo che c’era nelle mie parole
quando ho gli ho detto che era una storia piena di sentimento.
E’ la peggiore che potesse scrivere!
C’è un problema però, non ha ancora scelto il finale;
non ha proprio idea, fra le tre, quale conclusione scegliere.
Credo sia un brutto segno, non è vero?
Hal è uguale in tutto e per tutto a come era quando l’ho
sposato: allegro, simpatico, ma è sempre indeciso su ciò che vuole, cambia idea continuamente.
Sa essere davvero snervante!
Adesso è tornato a Parigi, mi ha chiesto di andarlo a
trovare.
Ditemi quello che devo fare.
Malgrado
Hal le ricordasse una brutta parentesi della sua vecchia vita, Alice, in fondo,
era contenta di averlo ritrovato.
Non
la mandammo subito a Parigi, le venne ordinato di partire per la Corsica.
Nel
frattempo gli scontri fra noi e i guerrieri di Xantyan erano diventati ancora
più cruenti.
Michael
ogni notte spingeva le sue legioni contro i nostri avversari, rispedendoli
indietro.
Le
notti successive i nemici raddoppiavano, Michael dal canto suo moltiplicava la
sua rabbia.
Inviò
su ICA molti guerrieri per distruggere tutto ciò che Xantyan stava costruendo
lì.
In
queste missioni perdemmo un’infinità di compagni.
La
guerra si ingigantiva attraverso la violenza provocata da chi vi prendeva
parte.
Il
Re ordinò a Michael di fermare tutte le sue legioni e di non uscire più in
battaglia.
Fra
Michael ed il Re si scatenò un litigata che mise sottosopra l’astronave!
Ricordo
che eravamo fuori dall’appartamento del Re ad ascoltare le urla di Michael, che
batteva i pugni sul tavolo e sulle pareti.
Prese
anche a calci delle sedie, rompendone un paio.
Il
Re che non si scomponeva ripeteva all’infinito lo stesso ordine che impediva ai
guerrieri di agire.
Michael
uscì dall’appartamento del Re avvelenato dalla rabbia:
-
Che gioco sta giocando? - brontolò - Vuole che Xantyan si prenda tutto senza
muovere un dito!?
Nel
frattempo molti dei nostri viaggiatori, si stavano ritrovando, ci mandavano
relazioni frutto di un massiccio lavoro di squadra.
Li
inviammo tutti verso mete che sembravano incongruenti rispetto alla loro
tabella di marcia, ma si fidavano e si lasciavano guidare dai loro Maestri.
Questo
fatto a Xantyan non andava a genio: sapeva che più i nostri viaggiatori si
ritrovavano, più c’era pericolo che si organizzassero forze contro di lui.
Era
una situazione ambigua, sembrava sicuro della sua vittoria, eppure temeva i
nostri viaggiatori.
In
quel periodo Hal e Alice si scrivevano lettere, e-mail, o in alcuni rari casi,
si telefonavano.
Il
contatto con Alice, per Hal, fu determinate: cominciava a ricordare qualcosa.
Disse
che faceva strani sogni, dove si vedeva sposato con una Principessa, oppure
descriveva luoghi simili alla nostra città o al regno di Xantyan.
In
una telefonata Hal confidò ad Alice di essere molto orgoglioso di un lavoro che
gli era stato affidato: la ricostruzione di una antica città di cui si erano
trovati pochi resti presso la cima del Makalu, in Nepal.
Servivano
degli sponsor, per organizzare spedizioni e scavi più approfonditi. Sembrava un
impresa titanica, ma lui era entusiasta e convinto di riuscire.
Era
arrivato il momento, per Alice, di raggiungere Hal a Parigi.
L’ordine
del Re e della Regina di spedire Alice a Parigi mise in apprensione Gabriel; mi
disse che la nostra Principessa correva seri pericoli in quella città.
La
situazione nell’astronave era diventata insopportabile:
Michael
perennemente isterico, frustrato per non poter combattere contro il nostro
avversario; il Re trincerato dentro un silenzio che non faceva capire a nessuno
che cosa avesse in mente.
Le
sue decisioni, sempre di più, ci lasciavano senza parole.
Un
suo ordine fu perentorio: lo schermo dell’anfiteatro doveva essere, da quel
momento, puntato unicamente su Alice per seguire le sue vicende con Hal.
Non
appena la Principessa mise piede sul suolo della capitale francese, capimmo che
la situazione ci stava sfuggendo di mano.
Lo
schermo funzionava, noi potevamo sentirla e vederla, ma lei aveva completamente
perso i contatti con noi.
Era
chiaro a tutti che l’ansia di Gabriel non era infondata:
-
Decisamente Gabriel sa cose che noi non sappiamo - mi disse Raphael - ma non
trovo ragioni valide perché il Re si ostini a tenerlo lontano dalla sua
allieva...
-
Io non ci capisco più niente! - brontolò Michael - Stiamo qui a perdere tempo
dietro quel mezzo pidocchio di Hal! Basterebbe che almeno la Regina mi
autorizzasse e lo rispedirei volentieri a Xantyan.
Gabriel
ci stava raggiungendo all’anfiteatro.
Xantyan
gli apparve davanti bloccandogli la strada.
Gabriel
gli voltò immediatamente le spalle, ma l’altro gli apparve dinuovo di fronte.
Gabriel
dovette fermarsi:
-
Non penserete che vi lasci ricostruire la città vero? - disse Xantyan - E’
assediata e lo sarà per sempre!
-
Non ti ascolto!
-
Non è carino da parte tua, in fondo fra tutti tu sei l’unico che non avrei
voluto coinvolgere in questa storia. Ma Alice è così cocciuta che non si ferma
davanti a niente. Protesta, mugugna, ma vi obbedisce sempre...E poi non si leva
mai la tua faccia dalla testa...Il vostro amore mi fa vomitare!
-
Ti ho detto di lasciarla stare!
-
Figurati! - rise Xantyan - Non ho ancora cominciato!
-
Ti schiacceremo! Sarai costretto a tornare nel tuo Regno, isolato da tutto...
-
Io vado avanti, qualunque siano le vostre minacce, e se Alice non si tirerà
indietro: giuro che la bloccherò io in persona! Non è così difficile: Hal non
ha memoria, ma rimane pur sempre uno dei miei.
Gabriel
si sentì perduto, non sapeva come controbattere.
-
La immobilizzerò fin tanto che i miei seguaci non cattureranno tutti i vostri
viaggiatori. La sua missione è minata fratellino caro! Non c’è niente che mi
possa fermare!
Quando
Gabriel arrivò da noi era sconvolto, si sedette vicino a me Michael e Raphael,
inchiodando occhi sullo schermo.
Il
Re lo guardò ma lui non gli rivolse che uno sguardo distratto.
-
Oh Gabriel! Benvenuto a teatro! - esclamò sarcastico Michael - Mettiti comodo
la recita durerà a lungo - lanciò un’occhiata sinistra verso il Re e concluse a
bassa voce - spero solo che sappia bene quello che ha in mente
-
Non voglio nutrire dubbi sui nostri Sovrani - intervenni io
-
Bravo - brontolò Michael a bassa voce - intanto Xantyan fa il bello e il
cattivo tempo e noi qua a guardare lo spettacolino!
Alice
era ospite in casa di Hal. Sembrava si trovasse bene.
Hal
era molto gentile e premuroso con lei.
Le
fece visitare Parigi portandola nei luoghi caratteristici, nei musei, ma anche
a teatro ed ai concerti.
La
presentò a molti suoi colleghi e amici, ma Alice evitava, diffidente com’era,
di frequentare assiduamente le conoscenze di Hal.
Declinava
sempre gli inviti a feste o cene in casa di questi.
In
realtà era più interessata al lavoro che gli era stato commissionato:
la
ricostruzione della misteriosa città in Nepal.
Per
agevolarlo, Alice gli indicò dei nominativi a cui rivolgersi per reperire i
fondi e poter partire con la spedizione sulle montagne nepalesi.
Hal
continuava a ripetere che averla conosciuta era stata la sua fortuna.
Un
pomeriggio si trovavano nel parco, a sfidarsi al tiro con l’arco.
Hal
era stato campione nella squadra nazionale giovanile:
-
C’è una leggenda legata alla città su cui devi lavorare - gli disse Alice
-
Non lo sapevo
-
Si dice che se la città verrà ricostruita, un’altra città tornerà in mano dei
suoi abitanti
-
Come come?
-
Si dice che da qualche parte in cielo c’è una città assediata, con i suoi
abitanti nascosti in altri pianeti, se la città sulla Terra viene ricostruita,
l’altra viene liberata e così gli esuli possono farvi ritorno
-
E’ una bella storia
-
Non ti senti più coinvolto? - le chiese Alice - Potresti aiutare un popolo a
tornare a casa
-
Si, se fosse tutto vero - rispose Hal - cosa c’è? Cosa stai guardando?
Lui
non li vedeva, ma Alice si: delle ombre nere erano apparse intorno al campo,
altre più vicine a loro due.
La
Principessa accusò dei malesseri e si dovette sedere su una panchina.
-
Stai male! - si preoccupò Hal - sei bianca come un lenzuolo.
Le
ombre continuavano ad aggirarsi intorno a loro due.
Alcune
persone che erano nello stesso campo ad allenarsi si offrirono per aiutare
Alice che sembrava lì lì per svenire.
Lei
rifiutò qualsiasi aiuto; chiese ad Hal di riportarla a casa.
Alice
fece finta di riprendersi, ma non era vero.
Da
quel pomeriggio cominciarono ad accadere le cose più inverosimili.
Hal
cercava gli sponsor per la spedizione, ma trovava un’infinità di ostacoli:
uffici
trasferiti improvvisamente, incidenti sulle strade di Parigi che gli facevano
perdere gli appuntamenti, linee telefoniche isolate.
Una
volta rimase chiuso per ben quattro ore in un ascensore.
Fu
un caso particolare: ne parlò addirittura il telegiornale.
Disse
anche di aver perduto l’agenda: gli era scivolata di mano ed era caduta nella
Senna.
Alice
si svegliava tutte le mattine, con dei grossi lividi su tutto il corpo, e una
costante sensazione di nausea e debolezza.
Era
visibilmente dimagrita ed era palesemente sofferente.
Quando
Hal non era in casa lei assisteva a fatti che avrebbero fatto rabbrividire i
più coraggiosi.
Nella
sua camera apparve, rannicchiato in un angolo, un uomo che tremava completamente
privato della pelle.
Per
diverse notti si svegliò di soprassalto perché sentì due mani gelide stringerle
la gola.
Altre
volte cadevano oggetti dai mobili proprio mentre Alice vi passava accanto.
Hal
non riusciva più a dormire: aveva paura dei suoi sogni.
-
Ho sognato che due strani tipi mi gettavano da una montagna - raccontò ad Alice
una mattina - poi un incendio che distruggeva palazzi e boschi...Io non ho mai
creduto a certe cose ma non vorrei che questa storia della città fosse una
grossa fregatura...
-
Perché dici così? - Alice si allarmò - E’ una grossa opportunità per te, non
vorrai rinunciare?
-
Non vorrei, ma ci sono solo ostacoli, non riesco a trovare i fondi, e poi tutti
questi sogni...
-
Ma hai detto che non credi a certe cose, non vorrai diventare superstizioso
proprio ora?
-
No...Ma ho un nipote che spesso sogna cose che regolarmente si avverano: io non
vorrei partire per il Nepal e precipitare dalle montagne o finire bruciato da
un incendio!
-
Ma cosa vai a pensare!
-
Senti parliamo d’altro vieni con me a cena...
-
No
-
Almeno fammi finire! Sono cinque settimane che sei qui e non sei mai voluta
venire alle cene dei miei amici! Ma cosa fai da sola, la sera?
-
Preferisco stare in casa...
-
No tu mi nascondi qualcosa! Sei ben strana lo sai? Io ti ho ospitato
volentieri, ma non so niente di te, potresti addirittura essere tu ad
ostacolare il mio lavoro...
-
Cosa dici?! - Alice si sentì offesa - Sono io che ti ho fornito tutti i
nominativ...
-
Io non sono riuscito a parlare con nessuno
-
Potevi anche stare più attento e non far cadere l’agenda nel fiume!
-
Perché ti interessa tanto questa storia della spedizione? Non mi piace quando
ci si insinua nel mio lavoro, non fai che parlare del mio lavoro!
-
Di cosa mi stai accusando?
Hal
si ammutolì e passò una mano sulla fronte:
-
Niente, scusami - Hal sorrise - a volte dico cose senza pensare, scusami è un
mio difetto.
Alice
si fece cupa, Hal era troppo simile a come lo ricordava al tempo in cui erano
sposati. L’eco di cose già vissute la turbarono.
Squillò
il telefono di Hal, lui rispose immediatamente:
-
Buongiorno - disse una voce femminile dall’altro capo - vorremmo parlare con
lei riguardo un possibile finanziamento per il suo progetto.
Hal
fece un sorriso raggiante ad Alice
-
Quando ci possiamo incontrare per discuterne? - continuò la voce
-
Domani mattina - rispose Hal esaltato
-
Bene faremo colazione insieme, e le illustrerò i contratti.
Al
termine della telefonata Hal abbracciò Alice:
-
Forse ho chi finanzia la spedizione!
-
Ma chi era? - Alice era dubbiosa
- E
che m’importa, basta che pagano!
Gabriel
si voltò verso il Re, che seguiva attentissimo la scena, poi verso di noi.
Tutti
e quattro ci guardammo dubbiosi come Alice.
-
Non mi convince questa telefonata - disse Rapahel
-
Spero di sbagliarmi - disse Gabriel - ma credo di conoscere chi era al telefono
con Hal
-
Sono preoccupato davvero - continuò Raphael - Alice sta male, ho paura per lei.
La
mattina successiva Hal tutto festante si recò in una brasserie dove aveva l’appuntamento
con la signorina della telefonata.
Si
sedette ad un tavolo e aspettò.
Dalla
vetrata scorse una bella ragazza, dall’eleganza sobria, con un sorriso
dolcissimo e rassicurante.
Gabriel
come la vide sobbalzò, l’aspetto era diverso ma gli occhi erano gli stessi: era
la ragazza che aveva conosciuto nel suo soggiorno nel Regno di Xantyan.
Due
uomini vestiti di nero si avvicinarono all’entrata della brasserie e chiamarono
il nostro Sovrano.
-
C’è una seguace di Xantyan - disse uno dei due
-
La vedo - rispose il Re
-
Cosa facciamo? - continuò l’altro - La facciamo passare?
Gabriel
si avvicinò al Re:
-
Rispondi di no - gli disse - io la conosco è pericolosa.
Il
Re guardò Gabriel senza parlare.
-
Ti prego - lo implorò Gabriel sommessamente.
Il
Re tornò a seguire la vicenda sullo schermo.
-
Che facciamo? La fermiamo? - chiese l’altro uomo
-
Fatela passare - rispose il Re
Gabriel
chiuse gli occhi e lasciò andare un sospiro.
Si
avviò verso Michael che alzò le spalle scuotendo il capo.
-
Non so veramente cosa pensare - disse Michael - non resta che fidarci e
aspettare
-
Ha un piano - rispose Gabriel fissando il Re - ma non è Alice che gli interessa
- E
chi?
-
Hal
-
Hal? Cosa cavolo se ne fa di Hal?
-
Non me lo chiedere, so solo che Alice è servita per recuperare Hal, come
Xantyan si è servito di Hal per arrivare a noi...
-
Come faccio a seguirti? - lo interruppe Michael - Se le cose stanno così il suo
è un disegno farraginoso!
-
C’è da impazzire - sottolineò Gabriel - guarda chi ha mandato Xantyan
-
Vedo vedo - rispose guardando la ragazza sedersi accanto ad Hal.
-
Ti ho riconosciuto subito - disse la signorina stringendo la mano ad Hal - ti
prego diamoci del tu, non mi piacciono i contatti troppo formali
-
Figurati! - rispose Hal - Ma come hai fatto a riconoscermi, dove ci siamo
visti?
-
Io sono l’amministratrice della TANX-F6F, da tempo ci stavamo interessando al
tuo lavoro riguardo la spedizione in Nepal, è per questo che ti abbiamo
contattato. Ci piace il tuo stile, le tue ricerche e ci interessa la città che
è stata scoperta.
-
Tra l’altro sembra sia piena di misteri e storie fantasiose
-
Le leggende alimentano sempre la curiosità del pubblico, e noi pensiamo di
investire molto in questo progetto
-
L’ha già agganciato - disse Michael
-
Questi sono i nostri contratti, puoi leggerli con calma e decidere come meglio
credi, ma non troverai offerte più vantaggiose. Come vedi con noi avrai anche
la possibilità di ideare tu stesso delle spedizioni in luoghi che ritieni
interessanti.
Hal
non ascoltava leggeva velocemente i contratti.
Tutto
sembrava perfetto. Era la svolta della sua vita.
-
Io firmerei anche subito - disse Hal
-
Quanto sei deficiente! - brontolò Michael
-
Dov’è il problema? - chiese la signorina
-
Non vorrei tagliare fuori una persona che si è data molto da fare per questo
progetto, non c’è modo di coinvolgerla?
-
Sei generoso! - esclamò la signorina - E’ forse della tua ragazza che stai
parlando?
-
No, è solo una cara amica
-
Ma ti piace
-
Si mi piace molto
- E
ti fidi di lei?
-
Cosa vuole insinuare?! - esclamai innervosito
-
Non vorrei rovinare l’opinione che hai su di lei, ma abbiamo forti dubbi sulla
sua buona fede
-
Sto aspettando un tuo ordine! - disse arrabbiato Michael al Re - Basta che mi
autorizzi e levo di torno Hal e quella sciagurata!
- Non
pensi che sia meglio che siano loro stessi ad allontanarsi? - rispose il Re
-
Aspetta e spera - sbuffò Michael
-
Dubbi di che genere? - domandò Hal alla sua interlocutrice
-
C’è una società nostra rivale che sguinzaglia spie, la tua amica potrebbe essere
una di loro...
-
Non posso crederci!
-
Cosa sai tu di lei? Chi è? Da dove viene? Ha amici? Parenti? L’hai vista con
qualcuno? Cosa fa quando tu non ci sei? Sono sicura che ti ha anche suggerito
dei nominativi che avresti dovuto contattare...
-
Effettivamente...
-
Però sono tutte supposizioni, non siamo ancora sicuri...
-
Maledetta! - brontolai
-
Se ti piace così tanto perché non sei un po’ più spavaldo nei suoi confronti: è
da donna che ti parlo
-
Sto aspettando un tuo ordine! - esclamò Michael che non ne poteva più di quella
scena
-
Corteggiala, podarsi che faccia la misteriosa solo perché è timida, e magari
verrà con noi in Nepal
-
Stai fresca bella mia! - continuai, forse più isterico di Michael.
Hal
sorrise, guardò i contratti e senza perdere tempo firmò.
-
Bravo! - esclamò la signorina - E’ così che si fa, non bisogna pensare, bisogna
fare e seguire l’istinto!
-
Appunto: seguire la propria natura! - ghignò Michael.
Hal
quando arrivò a casa era entusiasta, felice, al settimo cielo.
Aveva
comprato un cesto di fiori che offrì ad Alice e subito le fece vedere i
contratti:
-
Guarda! Ho risolto tutti i miei problemi!
-
Dai qua - Alice prese i fogli lesse il contenuto e guardò Hal - hai già firmato
- disse molto seria
-
Non c’èra tempo da perdere: le loro offerte sono più che vantagiose!
-
Così sembra - disse Alice scorrendo velocemente il contenuto dei contratti.
Osservò
i fogli controluce.
-
Cosa cerchi, il pelo nell’uovo?
-
E’ una strana carta - rispose Alice
-
Sembra pergamena, a me sono sempre piaciute le pergamene.
Alice
guardò piuttosto male Hal:
-
Ci sono dei segni, non li hai notati?
-
Saranno delle decorazioni - rispose Hal stanco delle indagini di Alice - lascia
stare quei fogli! Voglio festeggiare! Ti porto a pranzo in un posto fantastico!
Alice
aveva ripreso i fogli e stava osservando i segni in controluce:
aveva
riconosciuto i simboli di Xantyan.
-
Hai firmato per la TANX-F6F, così senza pensare?
- A
cosa dovevo pensare? E’ l’unica proposta che è arrivata fino ad ora. E poi ho
già chiesto di poterti portare con noi in Nepal...
-
Che ci vengo a fare in Nepal io?
-
Insomma Alice vuoi posare quei fogli ed ascoltarmi?! - esclamò - Ti invito a
pranzo per festeggiare, ti dico che ti voglio portare in Nepal, ti ho portato
un cesto di fiori...Ma insomma che devo fare per conquistarti!?
Alice
scoppiò a ridere:
-
Niente non devi fare niente! Ti giuro che il giorno in cui avrò, anche il più
piccolo, interesse nei tuoi confronti sarai il primo a saperlo!
-
Davvero non vuoi venire in Nepal con me?
Alice
continuava a ridere:
-
Non ti piaccio neanche un pò?
-
Questo è proprio scemo! - brontolò Michael
-
Si si, sei carino - rispose Alice - anche molto simpatico - sbottò a ridere
-
Sto parlando sul serio
-
Anche io - rispose controllando la risata.
Hal
si inginocchiò di fronte a lei come un cavaliere antico.
Alice
stava per scoppiare a ridere di nuovo:
-
Stiamo recitando in una telenovela?
-
Dai smettila voglio dirti un paio di cose.
Alice
si fece seria ed attenta:
-
Ho la sensazione di conoscerti da sempre, non so perché ma da subito ho provato
un affetto particolare verso di te, e non vorrei perderti proprio ora che mi si
dà un’opportunità così importate...
Alice
spalancò gli occhi stupita.
-
Voglio che tu venga con me in Nepal, che partecipi alle operazioni di questo
progetto, vorrei che tu diventassi al madre dei miei figli...Vuoi sposarmi?
Alice
era sulle spine, avrebbe voluto fuggire.
-
Rispondimi: mi vuoi sposare?
-
No
No,
fu la risposta di Alice. Un no secco, deciso, chiaro ed irritante.
Hal
non aveva considerato una risposta del genere, ci rimase malissimo:
-
Come no?
-
No - ribadì Alice senza battere ciglio.
Noi
seguivamo la loro conversazione zitti e tesissimi.
Gabriel
tremando mormorò:
-
E’ una trappola
-
Come una trappola? - chiese meravigliato Rashiel.
Gabriel
non rispose, era impietrito con gli occhi fissi sullo schermo.
-
Perché no? - domandò Hal ad Alice
-
Non ho intenzione di sposarmi, di avere dei figli e ancora meno di prendere
parte alla vostra spedizione in Nepal, punto!
-
Ma perché?!
-
Vuoi che ti dica quello che penso?
Gabriel
impallidì. I suoi occhi cominciarono a bagnarsi di lacrime.
-
Cosa sta succedendo? - gli chiese Raphael
-
E’ una trappola - ripetè Gabriel con un filo di voce
-
Hai firmato per una società che non esiste, e presto ti renderai conto di
quanto tu sia ingenuo. Ti useranno e faranno in modo che il tuo lavoro non
inizi mai. Il Nepal non lo vedrai neanche in fotografia
-
Allora è vero! - esclamò Hal - Sei una spia!
Alice
cadde dalle nuvole.
-
Tu sei apparsa dal nulla per ostacolarmi! Non volevo crederci ma è la verità!
Tutti gli indirizzi che mi hai dato erano falsi, servivano solo a farmi perdere
tempo!
-
Non è vero!
- E
come se è vero! Ora vuoi anche cercare di farmi credere di aver accettato
un’offerta svantaggiosa...E invece mi dispiace per te ed il vostro piano: io
diventerò un grande archeologo!
-
Tu hai firmato un contratto che non esiste!
Appena
Alice terminò di parlare delle ombre nere apparvero improvvisamente nella
stanza.
Noi
fummo presi dal panico.
-
Chi siete voi? - esclamò spaventato Hal.
Una
di queste lo colpì allo stomaco con un bastone, facendolo cadere a terra.
Alice
venne circondata.
Lanciarono
verso di lei delle corde, che come serpenti ammaestrati, la legarono in pochi
secondi.
Il
capo dello strano commando la colpì alla testa la prese per i capelli e la
trascinò fuori sul pianerottolo gettandola giù dalle scale.
Lanciammo
un urlo di terrore.
Michael
si precipitò davanti al Re, che osservava impassibile la scena.
Gabriel
si lasciò cadere seduto sui gradini dell’anfiteatro, scoppiando in un pianto
straziante ed inconsolabile.
Alice
arrivò in fondo alle scale, ormai svenuta, venne presa da altri figuri loschi e
caricata su un camioncino che partì ad altissima velocità.
-
L’abbiamo persa! - esclamai
-
Fermali! - strillò Michael al Re - Cosa stai a guardare? Devi fermarli! Perchè
non ti muovi!? - strillava imbestialito - Cosa sei: sadico forse?!
Michael
stava per aggredire il Re, ma Bardiel lo bloccò:
-
Non fare pazzie - gli disse allontanandolo
-
Perché permetti tutto questo? - continuava Michael
-
La vuoi vincere questa guerra? - gli disse il Re serio.
Gabriel
si allontanò dalla sala scansando bruscamente tutti quelli che provavano a
confortarlo.
Hal
riprese coscienza. Si sentì smarrito.
Non
era più in casa sua, ma in un luogo buio e gelido.
Neanche
fece in tempo a rendersi conto di cosa fosse accaduto che fiamme alte e
spaventose lo circondarono.
Si
ritrovò al centro di un cerchio di fuoco.
Xantyan
avanzò verso di lui.
Hal
continuava a non capire:
-
Chi sei!? - strillò terrorizzato
-
Hai la memoria corta - rispose Xantyan
-
Io non ti conosco!
-
Si che mi conosci, mi conosci molto bene - gli sorrise aspro. Xantyan, poi lo
prese per la gola e gli premette la faccia a terra - se non hai memoria te la
faccio tornare io.
Hal
in una manciata di secondi rivide la sua vita sulla Terra e nel Regno di
Xantyan, ma anche nella nostra città.
Fu
uno shock per lui.
-
Non ti ricordi di Gabriel e Michael che ti hanno gettato dalla montagna?
-
Si
-
Perché lo hanno fatto? Perché sono stati così severi con te?
Hal
terrorizzato scuoteva la testa, ma Xantyan gli stringeva forte la gola,
continuando a parlargli con un tono calmo ma minaccioso:
-
Non ti ricordi di quando eri bambino e vivevi a Parigi con la tua mamma ed il
tuo papà? Proprio non ti ricordi quanto eri infelice? Ti ricordi che un giorno
sono venuto a farti compagnia?
-
Si mi ricordo - mormorò Hal
-
Ah, vedi che ti è tornata la memoria, e cosa è accaduto quel giorno?
-
Mi promettesti che se ti avessi voluto bene ti saresti occupato di me...
-
Bravo, e cos’altro?
-
Mi regalasti una medaglietta che avrei dovuto portare sempre con me: così avrei
avuto una vita fortunata...
-
...Perche eri...
-
...Perché ero sotto la tua protezione...
-
...Ed io sono...
-
...Tu sei: il Re di questo mondo
-
Ma che bravo...Allora caro figlioccio: perché non vedo al tuo collo, la
medaglia che ti ho regalato?
-
Credo di averla persa - mormorò sempre più terrorizzato
-
Ahi ahi ahi: non la dovevi perdere
-
Perdonami
- No
mi dispiace io non perdono - rispose aspramente Xantyan dandogli uno schiaffo
che gli fece sbattere la testa sul pavimento - vuoi ancora la mia protezione o
vuoi tornare da Gabriel e Michael? Hai capito di chi parlo vero?
-
No! Ti prego ho paura di loro!
-
Vuoi restare con me?
-
Si
-
Sei sicuro?
-
Si
-
Allora dormi e riposa bene - disse dolcemente chiudendogli gli occhi - che
razza di idiota che sei - concluse guardando Hal addormentato.
Apparve
un’ombra nera che manteneva lo sguardo basso e remissivo nei riguardi di
Xantyan:
-
Cosa ne dobbiamo fare di lui?
-
Ormai non mi serve più. Portatelo nella tenuta in Lorena, e fategli credere ciò
che vuole
-
Della città in Nepal?
-
Distruggetela.
Accadde
infatti che nei giornali e telegiornali venne diffusa la notizia che i resti
della città furono bombardati da un non ben identificato gruppo terroristico.
Alice
fu trasportata a nord della Francia e rinchiusa in una piccola chiesa
abbandonata, isolata nella campagna.
La
povera Principessa venne picchiata e minacciata.
L’edificio
venne circondato dai fedelissimi di Xantyan, preposti a sorvegliare che la
prigioniera non tentasse di fuggire.
Alla
luce di questi fatti il Re ordinò che tutti i viaggiatori fossero disperdersi e
nascosti.
La
situazione era davvero delicata, gli unici che sembrava non avessero perso la
calma erano i nostri Sovrani.
Noi
invece eravamo febbricitanti.
Raphael
era seriamente preoccupato per Gabriel, che da giorni si era chiuso nel suo
appartamento rifiutando di vedere o parlare con chiunque.
Alice
passava ore e giornate a girare in tondo, nella chiesa fredda e umida.
Cercava
di trovare una via di fuga, ma capì che non era possibile neanche provare.
Il
portone era pesante e bloccato dall’esterno.
Le
finestre erano sorvegliate.
Tutte
le volte che cercava di affacciarsi veniva spinta dentro con violenza.
I
suoi carcerieri avevano un punto a loro vantaggio: erano invisibili, capitò più
di una volta che le fu impedito di muoversi anche all’interno della sua
prigione.
Si
sentiva afferrata, spinta o bloccata da più prese, senza poter capire contro
chi o quanti difendersi.
Una
notte cinque fedelissimi di Xantyan le apparvero di fronte:
-
Hal vuole parlare con te!
-
Cosa vuole Hal da lei? - si chiese Michael.
Alice
prese fra le mani uno strano oggetto, simile ad uno specchio, dal quale vide
Hal che sembrava impazzito:
-
Vedi dove vivo?! - esclamò - Mi è stato dato tutto quello che mi avevano
promesso, eri tu che volevi intralciare il mio lavoro! Presto partiremo per il
Nepal!
-
Illuso eri, e illuso sei rimasto! - esclamai stanco di sentirlo parlare
-
Esci da quella casa! - le urlò Alice
-
Sai perché ho voluto parlare con te? Per dirti che presto scopriranno che sei
una spia e la pagherai per tutto il male che fai a chi vuole lavorare
onestamente!
-
Sei vittima di una stregoneria!
-
Io non credo ad una parola di quello che dici! Io credo a quello che vedo qui:
io sono felice!
-
Devi lasciare quella casa!
-
Io non lascio un bel niente!
-
Ascoltami...
-
Non insistere - mormorò il Re - ha fatto la sua scelta.
Alice
si bloccò.
-
Sembra che ti abbia sentito - disse meravigliato Raphael al Re
-
Non parli più eh?! - ghignò Hal - Ti manderò una cartolina dal Nepal se mi
ricorderò di te!
Alice
restituì al suo carceriere, l’oggetto che le era stato consegnato.
Si
sentivano ancora le offese di Hal in sottofondo, lei ignorandolo si andò a
sedere sui gradini dell’altare.
-
Forse è la volta buona che ci siamo liberati di quel pidocchio! - disse Michael
più sollevato.
La
Regina gli sorrise.
-
Pensi che esista ancora qualcuno che si preoccupi per te? - domanò acido uno dei cinque fedeli di Xantyan
ad Alice
-
Ci sarà sempre chi si preoccuperà per me - rispose fiera.
Ogni
tanto bussavamo alla porta dell’appartamento di Gabriel, sperando di poterci
parlare, ma non trovavamo mai disponibilità da parte sua.
Raphael
era deciso a prendere provedimenti seri:
-
E’ solo colpa di Xantyan se è arrivato a questo punto - disse arrabbiato - lo
perseguita da troppo tempo, ora più di prima, Gabriel ha bisogno di noi! Il
modo c’è per tirarlo fuori dall’angoscia in cui è sprofondato!
-
Almeno ci permettesse di avvicinarlo - mormorai sconsolato
-
Lo avvicineremo per forza - Raphael battè un pugno sul tavolo - che lo voglia o
no!
Michael
ci lasciò e si diresse verso l’appartamento di Gabriel.
Bussò.
Nessuna risposta. Bussò più energicamente. Niente.
Cominciò
a colpire la porta con rabbia e strillò:
-
Gabriel fammi entrare altrimenti passo lo stesso senza aspettate la tua
autorizzazione!
La
porta scorrevole si aprì il tanto per far entrare Michael.
-
Vieni - disse Gabriel richiudendo subito il passaggio.
Michael
si fermò davanti a Gabriel, lo studiò preoccupato, poi si guardò intorno.
Le
camere erano buie, illuminate solo dalla luce di alcune candele bianche sul
pavimento.
-
Cosa sta’ succedendo qua dentro? - chiese Michael.
Gabriel
non rispose. Si spostarono in un’altra camera.
Lì
Michael vide altre candele bianche a terra che formavano un disegno:
-
E’ per proteggere Alice?
-
Si - rispose tenendo lo sguardo sulle candele. Poi si rivolse a Michael -
soffre molto?
-
No, non direi, considerando la situazione mi sembra piuttosto sicura di sé - si
avvicinò a lui - sei tu che soffri per lei. Non vuoi seguire con noi cosa
accadendo?
-
Mi chiedi davvero troppo - rispose appoggiando una mano sulla spalla di Michael
- come puoi pensare che io riesca ad assistere senza poter intervenire?
Michael
forse più di noi, non tollerava che Gabriel fosse così fragile e infelice:
-
Questa situazione deve finire e presto anche! Ha ragione Raphael, dagli
ascolto. Tu hai bisogno del nostro aiuto non isolarti.
Gabriel
non rispondeva.
-
Stai reggendo il gioco di Xantyan te ne rendi conto? - insisteva Michael - Sei
suo prigioniero come lo è Alice. Tu devi stare vicino ai nostri Sovrani!
-
Io non li ho mai traditi.
Gabriel
lo invitò a seguirlo.
Gli
indicò l’interno di una lunga scatola di legno laccata con una vernice di un
blu intenso, appoggiata su un tavolo.
Su
un drappo rosso era conservata una bellissima spada tutta d’oro.
Michael
non trovò parole per la sorpresa:
-
E’ tua? - domandò prendendola fra le mani
-
Si, ma non è per me
- E
per chi è questa meraviglia?
-
Per Alice
-
Per Alice?! - esclamò stupefatto.
Alcune
notti dopo anche Xantyan andò da Gabriel.
Senza
svegliarlo gli ronzò intorno per un bel pò, gironzolando per l’appartamento
come se fosse il padrone.
Guardava
con disgusto le candele che Gabriel aveva acceso per Alice, cercando di non
passarci troppo vicino.
Finchè
non arrivò al tavolo dove era la scatola con la spada d’oro.
Appena
la vide si infuriò come una belva in trappola.
Prese
a calci le candele sputandoci sopra, schiaciandole e laciandole contro le
pareti, facendole in mille pezzi.
Quando
Gabriel si svegliò vide intorno a lui un vero disastro.
Xantyan
gli aveva anche lasciato un messaggio inciso sul muro:
Alice è nelle Mie mani!
-
Xantyan - disse Gabriel amareggiato - io ti volevo salvare.
Non
si perse d’animo, raccolse la cera, riordinò le stanze.
Alice
era rannichiata al centro della piccola chiesa, sperava di riuscire ad
addormentarsi.
Raramente
prendeva sonno o si riposava, perché i guardiani posti all’esterno urlavano e
ghignavano continuamente facendo un chiasso insopportabile.
Strillavano
insulti contro di lei e noi, dicendole che non sarebbe mai uscita da lì. Che i
nostri Sovrani ormai non esistevano più e che nessuno si ricordava più di loro.
Alice
però si dimostrò molto forte e non ci sembrava desse ascolto a quelle parole.
Una
musica strana, melodica ma sgraziata e amara la sorprese.
Alice
si voltò.
Xantyan
stava seduto vicino a lei e suonava una ghironda.
-
Non credi a quello che dicono? - le sorrise
-
Chi vuoi che ti creda? Gli illusi come te! - disse lei sollevando la schiena
dal pavimento
-
Il Re è esilato, anche la Regina lo ha abbandonato - ripetè cantilenante
Xantyan
-
Non ci casco - insistette Alice
-
Se voglio posso tenerti qui all’infinito
-
Tu puoi fare tutto finchè il nostro Re te lo permette
- E
tu continui ad essergli così fedele anche se ti vuole mia prigioniera?
-
Tu saresti l’alternativa?
-
Non ti piacerebbe neanche cantare per me?
-
Scordatelo!
Xantyan
si avvicinò a lei, e le sistemò i capelli dietro la schiena scoprendole il
viso.
-
Mi piace averti con me, sei di buona compagnia
-
Non adularmi
Alice
si alzò e cominciò a camminare.
Xantyan
seduto a terra la osservava divertito.
-
Sei un motore sempre acceso, pensi sempre a quello che devi o dovrai fare - le
disse
-
Perché non provi a stare zitto? Credi che sia interessante parlare con te?
-
Volevo solo dirti che potresti sfruttare la mia ospitalità per rilassarti. Non
hai niente da fare finchè starai con me...
-
Tu sei matto, ha ragione Michael: sei pazzo e pericoloso!
-
Pericoloso per chi?
-
Insomma stai zitto! - strillò spazientita - Tornatene da dove sei venuto!
Xantyan
le apparve di fronte e rise accarezzandole il viso.
-
Ma io provengo dallo stesso luogo da dove provieni tu. Anch’io vivevo nella tua
amata Città d’Oro
-
Stammi lontano! - gli diede un colpo al braccio voltandogli le spalle.
-
Gabriel è ancora chiuso nelle sue stanze? - chiese la Regina
-
Non dà segni di ripresa - rispose Theliel
Io
nel frattempo bussavo alla sua porta e lo chiamavo:
-
Cosa posso fare per te ? - chiesi
mogio mogio.
Niente
di nuovo: lui non rispose.
Michael
e Raphael si avvicinarono.
-
Credo non voglia far entrare nessuno - dissi loro
-
Senz’altro - rispose Michael appoggiando le mani sulla porta.
Entrammo
tutti e tre di prepotenza, attraversando la porta chiusa.
Gabriel
era sdraiato sul tappeto, con il viso coperto da un braccio.
Noi
tre ci inginocchiammo intorno a lui.
-
Lasciatemi solo! - ci disse subito
-
Tu non devi e non puoi rimanere da solo - rispose Raphael
-
Levati di torno insieme al tuo intruglio - gli rispose Gabriel
-
Invece te lo bevi tutto in un fiato - insistette Rapahel.
Gli
sollevò la testa e a forza cercò di fargli bere un liquido azzurro che riempiva
fino all’orlo un grosso bicchiere blu.
Gabriel
provò a rifiutarsi, ma Raphael riuscì a fargli ingoiare tutta la bevanda
facendolo quasi strozzare.
Gabriel
tossì forte, poi ci guardò scocciato.
-
Mettiti l’anima in pace non ti molleremo un secondo - disse Michael.
Gabriel
sembrava non ascoltare né dare troppa importanza all’interesse che avevamo per
lui.
Raphael
con le mani gli sfiorò l’addome e la testa, Gabriel si irrigidì come se avesse
sentito dolore.
Senza
fermarsi, Raphael,ripetè gli stessi gesti e la testa di Gabriel ricadde sul
pavimento come se fosse svenuto.
-
Che è successo ora? - domandai preoccupato
-
Non è con noi - rispose Raphael
- E
dove è andato?
-
Sicuro sicuro che è andato da lei - disse Michael
Raphael
annuì.
Proprio
in quel momento Alice, si sentì avvolgere da qualcosa di morbido e tiepido che
la isolava dall’ambiente umido e gelido in cui si trovava.
Gabriel
le aveva creato un bozzolo invisibile che la proteggeva.
Lei
era sdraiata a terra, si era fatta prendere dallo sconforto.
Si
stava convincendo che forse non sarebbe mai uscita da lì, che forse aveva
commesso qualche errore che l’aveva condotta in quella situazione.
Si
sentì chiamare.
Alice
aprì gli occhi ma non vide niente e nessuno.
-
Puoi sentirmi, ma non vedermi - era Gabriel.
Non
sembrava contenta, anzi pareva molto infastidita.
-
Ascolta bene quello che ho da dirti!
Alice
era assente, faceva fatica o non voleva ascoltare.
Gabriel
la scosse forte più volte, per avere la sua attenzione:
-
Non farti venire strane idee per la testa, tu sei destinata a vincere!
Lei
continuava a lamentarsi.
-
Xantyan vuole tenerti prigioniera, ma non ha potere su di te. E’ soltanto il Re
delle illusioni.
-
Io voglio uscire da questo posto - disse stanca
-
Accadrà presto, ne sono sicuro.
Xantyan
avanzò fiero verso Gabriel che era seduto accanto ad Alice:
-
Se la cava bene anche senza la tua protezione. Credo che tu sottovaluti la tua
Principessa, ti preoccupi così tanto per lei, ma non mi pare abbia bisogno dei
tuoi pensieri - continuò Xantyan accucciandosi a terra di fronte a loro - mi
piace l’idea di tenerla con me sai!?
-
Ti fa così paura?
-
Vediamo cosa sa fare - sorrise sarcastico Xantyan - poi ti dirò chi avrà paura!
-
Ti sei infilato in un vicolo cieco! - ghignò Gabriel
Xantyan
sbuffò annoiato. Gabriel scomparve.
Nel
frattempo io Raphael e Michael ci eravamo addormentati.
Raphael
seduto a terra con la schiena appoggiata alla parete, io e Michael vicino a
Gabriel.
Io
avevo usato la sua spalla come cuscino, mentre Michael aveva appoggiato la
testa sul petto di Gabriel abbracciandolo.
Io
e Raphael ci svegliammo quasi simultaneamente, e guardando la scena ci venne da
ridere:
-
Certo siamo carini tutti e quattro! - rise Raphael
-
Sembriamo quattro orfanelli tristi e abbandonati - risi io.
Gabriel
si svegliò in quel momento e vedendosi così circondato alzò le braccia.
-
E’ un assedio? - domandò - Se è così mi arrendo
-
Ben tornato - dissi
-
Tu - disse a Raphael - cosa mi hai fatto?
-
Ti ho tolto la polvere che avevi addosso.
Michael
aprì gli occhi, vedendo Gabriel sveglio si sollevò.
Fu
lui il primo ad accorgersi, ma non ci volle molto a notare, che Gabriel aveva
perso quel velo opaco che lo aveva appannato.
Gli
occhi erano tornati limpidi e brillanti, e i lineamenti del viso erano più
distesi.
-
Come stai? - gli chiese Michael
-
Sto bene - rispose sereno, si guardò intorno come se fosse la prima volta che
vedeva la sua camera - tutto è diverso, tutto è più chiaro. E’ come se i
tasselli di un mosaico avessero preso il loro posto...
-
Ehi, fratellone! - sorrise Michael - Sembra di rivederti come eri un tempo!
-
Non si torna mai come si era prima, biondino! - gli rispose Gabriel. Si voltò verso
l’esterno del suo appartamento - Cos’è questa musica? - si alzò e si diresse verso al porta
-
E’ vero, stanno suonando qui fuori - dissi voltandomi
-
Sembra musica cinese - disse Raphael
- A
me sembra giapponese - disse Michael
-
No è cinese!
-
Ascoltate invece di chiaccherare - disse Gabriel.
Aprì
la porta e rimase a guardare ciò che stava accadendo nel corridoio.
La
musica invase la camera.
Noi
ci alzammo da terra, lo raggiungemmo velocemente attratti dai dai suoni e dai
colori che avevamo intravisto.
Il
corridoio (fra i più spaziosi di tutta l’astronave) era riempito da musicisti,
ballerini-acrobati, vestiti con abiti di seta dai colori accesi e riccamente
decorati.
C’erano
ballerini che si muovevano seguendo la musica altri che agitavano dei nastri
d’oro lunghissimi, altri muovevano dei grandi ventagli di carta.
Ad
un certo punto il corteo si aprì e lasciò passare una ragazza che cantava con
una voce acutissima una bella melodia:
Si sono
sciolti i tuoi nodi
Il mare
riprenderà a danzare
La Luna colorerà
d’argento le spiagge ed i prati
Il vento libererà la Primavera imprigionata
nella profondità della montagna
ll profumo dei
tuoi fiori volerà tra le Stelle
-
Eh si, è proprio cinese - continuò Rapahel
-
Per me è giapponese - insistette Michael.
Un
coro di altre voci si unì alla ragazza per concludere la canzone, lanciando in
aria tantissimi petali di fiori colorati.
Io
ero a bocca aperta dallo stupore.
Un
nano con il viso dipinto d’argento consegnò a Gabriel un fiore di Loto in
madreperla.
Gabriel
si abbassò per prendere il fiore:
-
Nessuno deve far soffrire il Principe della Luna - gli disse il nano
-
Il solito sentimentale dalla lacrima facile! - disse Michael a Raphael che si
asciugava gli occhi con la manica della tunica.
-
Preferisco essere lacrimoso che cinico e diffidente come te!
Tutto
il corteo s’inchinò verso di noi svanendo nel nulla, lasciandoci in mezzo ad
una pioggia di petali.
Quando
tornammo nell’anfiteatro trovammo Xantyan che teneva tra le braccia Alice
corteggiandola e coccolandola con una sensualità, devo dire, molto
coinvolgente.
-
Cosa si sta inventando quel ruffiano!? - bofonchiò immediatamente Michael.
Prendemmo
i nostri posti.
Tutti
nella sala si accorsero di quanto Gabriel fosse cambiato.
Ci
scambiammo sguardi di tacita felicità, ma lui non diede rilievo a tutto questo,
era in piedi accanto al Re e la Regina, interessato solo a seguire gli
avvenimenti che coinvolgevano Alice e Xantyan.
Xantyan
era fascinoso e magnetico come al solito; le baciò il collo.
-
Razza di vampiro! - esclamai.
Alice
sorrise e lo guardò negli occhi:
-
Sei falso, bugiardo, ipocrita, meschino. Illudi gli altri e te stesso con le
tue bugie. Sei la parodia del personaggio che ti sei costruito. Sei poco più di
una caricatura. Sei destinato alla sconfitta...
Xantyan
divenne livido di rabbia le diede uno schiaffo e la sbattè violentemente contro
i gradini dell’altare dove erano seduti:
-
Sei come il tuo Maestro - urlò Xantyan - testarda e orgogliosa, ma io te la
sfascio la tua testa dura!
Xantyan
sembrava volesse ucciderla.
Alice
era abbandonata come un pupazzo di stoffa.
-
Ma perché non reagisce? - chiese Michael a Gabriel.
Gabriel
sorrise e fece cenno a Michael di osservare:
Alice
piegò una gamba portando un piede sullo stomaco di Xantyan, spingendolo lontano
da lei con una forza tale che lo meravigliò.
Xantyan
offeso trasformò le sue braccia in tentacoli che lanciava verso di lei come
fruste.
La
colpì più volte, poi Alice afferrò uno dei tentacoli e si lanciò addosso a
Xantyan.
Nella
sala eravamo tutti senza fiato, Xantyan restò di stucco nel constatare che
Alice era in grado di sorprenderlo continuamente utilizzando la sua stessa
forza.
Erano
i suoi salti e la sua velocità che lo sbalordivano.
Alice
prese un grosso candelabro che era nella chiesa e lo usò come bastone contro il
suo avversario.
Allora
Xantyan si trasformò in una bestia orribile, con sette teste che lanciavano fiammate incenerendo
tutto quello che toccavano.
Con
un colpo di una delle dieci code strappò dalle mani di Alice il candelabro e
cominciò a minacciarla aggredendola con ruggiti e sputando su di lei fiamme che
però non la toccavano mai.
Alice
indietreggiò fino a trovarsi con la schiena schiacciata contro il muro.
Non
aveva paura.
Ci
stupì il suo modo di guardare quella bestia: sembrava più incurisita che
spaventata.
Xantyan
la minacciò anche con gli artigli graffiandole le braccia.
Alice
gli sputò dritto sul muso:
-
Non puoi fare niente che il mio Re non ti permetta! Sei un illuso, non hai
potere su niente e su nessuno!
Un
colpo di scena! La Regina ed il Re apparvero nella chiesa.
La
Regina abbracciò Alice, il Re si frappose fra loro e Xantyan che, appena vide i
Sovrani, tornò al suo aspetto naturale.
-
Arretra! - ordinò il Re.
Xantyan
cominciò ad indietreggiare, gli mancava l’aria. Ansimava, rantolava. Faceva
fatica a stare dritto in piedi tanto che si dovette rannicchiare sempre più,
raggiungendo la parete opposta a quella dove era appoggiata Alice.
Si
accovacciò a terra e cominciò a vomitare uno schifoso magma nero, tossiva e
vomitava senza potersi fermare.
Dalle
orecchie perdeva ancora un altro liquido nero che gli sporcò il collo e il
lungo abito che indossava.
Alice
lo guardava soffrire ed ebbe compassione per lui, quasi pietà.
La
Regina si accorse di come Alice osservava Xantyan e le accarezzò la fronte:
-
Vorresti aiutarlo non è vero? - le chiese.
Alice
non rispose, Xantyan riprese fiato e la guardò.
Sparirono
tutti: il Re, la Regina e Xantyan.
Alice
si ritovò da sola.
Non
si sentivano più neppure le urla dei seguaci di Xantyan.
Si
accasciò a terra si abbracciò le gambe e appoggiò la fronte sulle
ginocchia.
Non
era più abituata a tanto silenzio.
Non
riusciva a rilassarsi, ogni tanto alzava la testa per vedere se c’era qualcosa
o qualcuno che la spiava. Non c’era nessuno.
Si
era quasi tranquillizzata, quando qualcuno le prese una mano.
Alzò
gli occhi ed esclamò:
-
Ancora!
-
Sono venuto a salutarti - rispose Xantyan, rilassato e luminoso, portando la
mano di Alice sulla sua guancia
-
Allora ciao!
Xantyan
sorrise e si appoggiò sulle ginocchia di Alice:
-
Volevo dirti che è stato un piacere incontrarti
-
Per me non lo è stato affatto
-
Gabriel ti ha addestrato bene, sei davvero in gamba
-
Molto gentile. Adesso sparisci
-
Sei ingiusta però! Lo sai che dovresti ringraziarmi?
-
Questa è bella! Io dovrei ringraziare te?
-
Certo, lo devi ammettere, attraverso me hai scoperto di avere una forza che non
ti immaginavi neanche - poi sorrise spiritoso - dai ammettilo! Dai dai dai...
Alice
si mise a ridere:
-
Ma piantala! - gli diede un colpo sulla spalla.
Xantyan
baciò la mano che le teneva:
-
Ci vedremo ancora lo sai?
-
No grazie non ci tengo
-
Neanche io se è per questo.
Xantyan
sparì.
Alice
sospirò sollevata. Si sentì davvero libera.
Si
alzò in piedi. Si stiracchiò bene, si sgranchì la gambe e cominciò a camminare
nella chiesa cercando di capire come uscirne.
Una
luce bianca si accese al centro della chiesa.
Dalla
luce sbucarono quattro ragazze che senza perdere tempo montarono una tenda con
bellisimi teli di seta rossa.
Dall’interno
della tenda uscì la Regina insieme ad un’altra ragazza che teneva in mano un
vestito azzurro, pulito e profumato.
-
E’ il caso che tu riprenda un aspetto un pò più ordinato - sorrisse la Regina
guardando Alice come se si trovasse difronte ad un pulcino spennato.
La
Regina prese per mano Alice e la condusse nella tenda.
-
Ti aiuteranno a lavarti e vestirti - disse presentandole le ragazze che fecero
un inchino.
Alice
era imbarazzata e divertita. Fece un passo indietro.
-
Posso fare anche da sola - disse intimidita - senza tutte queste cerimonie.
La
Regina ordinò, a tutte le ragazze, di uscire dalla tenda.
-
E’ sempre la solita! - esclamai
-
Mi piace sempre di più la tua Alice! - disse Michael a Gabriel
Come
la Principessa fu vestita la tenda scomparve.
Le
quattro ragazze le fecero indossare il suo mantello rosso.
-
Adesso - disse la Regina stringendole le spalle - rimani ferma qui, tieni gli
occhi ben chiusi e non aprirli qualunque cosa pensi stia accadendo. Aspetta il
nostro segnale.
Alice
chiuse gli occhi annuendo.
La
Regina e le ragazze furono riassorbite dalla luce bianca che si spense.
Solo
pochi istanti di silenzio, perché fuori dalla chiesa si scatenò un vento che
pareva voler buttare giù le mura, e sradicare gli alberi.
Alice
riconobbe le voci dei suoi carcerieri.
Urlavano:
continuavano offenderla e minacciarla, ma sembrava che il vento le strappasse
via dalle pareti della chiesa per lanciarle lontano.
Dopo
di chè, dinuovo silenzio.
-
Parlale ora può sentirti - dissi al Re.
Finalmente
i contatti fra lei e noi erano tornati a funzionare.
-
Puoi aprire gli occhi ora.
Alice
sussultò aveva riconosciuto la voce del Re:
-
Sei stata grande lo sai?
-
Si lo so!
In
sala ci furono risatine soffocate.
-
Non riesce mai ad essere seria - dissi a Raphael
-
Da quale pulpito! Nel tuo Clan siete tutti così - mi rispose
-
Stiamo per venire a liberarti - continuò il Re
-
Finalmente!
-
Lo sai che hai conquistato tutti con le tue acrobazie? - intervenni
-
Uriel! - esclamò - Come sono felice di sentirti!
-
Siamo tutti innamorati di te - le disse Gabriel
-
Sono speciale! - rise Alice
-
Si - rispose lui - ma non credere che questa volta ti lascerò scappare con il
primo simpaticone che capiterà da queste parti!
Alice
non parlò più, anche Gabriel non riuscì a dire niente.
Avevamo
gli occhi puntati su di lui, la sua vicenda ci coinvolgeva sempre di più. Più
passava il tempo, più gli eravamo vicino.
Il
Re mi fece cenno di isolare Alice dalle nostre voci.
-
Michael riunisci le tue legioni - disse
-
Oh! Santa pace! - esclamò raggiante - Era ora!
-
Che tutti i viaggiatori riprendano il loro cammino - continuò il Re - e tu -
indirizzandosi a Gabriel - vai dalla tua
Principessa.
Non
so chi fosse più felice, se lui nel sentire le parole del Re o noi per lui!