Cap 16: L’ ADVERSAIRE - L’AVVERSARIO


L’ ADVERSAIRE
L’AVVERSARIO

Sono stata a vedere i fumetti di Hal.
Disegna bene, ed ha una notevole, fantasia.
Scrive storie molto articolate, piene di personaggi.
Non ricorda nulla della nostra città, però i suoi fumetti hanno tanti riferimenti a Xantyan ed alcuni di noi.
Mi ha fatto vedere quello che sta disegnando in questo periodo.
E’ la stessa identica storia che ho letto sul libro che mi ha consegnato il Re quando sono partita. Un orrore!
Lui non ha colto il sarcasmo che c’era nelle mie parole quando ho gli ho detto che era una storia piena di sentimento.
E’ la peggiore che potesse scrivere!
C’è un problema però, non ha ancora scelto il finale;
non ha proprio idea, fra le tre, quale conclusione scegliere.
Credo sia un brutto segno, non è vero?
Hal è uguale in tutto e per tutto a come era quando l’ho sposato: allegro, simpatico, ma è sempre indeciso su ciò che vuole, cambia idea continuamente.
Sa essere davvero snervante!
Adesso è tornato a Parigi, mi ha chiesto di andarlo a trovare.
Ditemi quello che devo fare.

Malgrado Hal le ricordasse una brutta parentesi della sua vecchia vita, Alice, in fondo, era contenta di averlo ritrovato.
Non la mandammo subito a Parigi, le venne ordinato di partire per la Corsica.

Nel frattempo gli scontri fra noi e i guerrieri di Xantyan erano diventati ancora più cruenti.
Michael ogni notte spingeva le sue legioni contro i nostri avversari, rispedendoli indietro.
Le notti successive i nemici raddoppiavano, Michael dal canto suo moltiplicava la sua rabbia.
Inviò su ICA molti guerrieri per distruggere tutto ciò che Xantyan stava costruendo lì.
In queste missioni perdemmo un’infinità di compagni.
La guerra si ingigantiva attraverso la violenza provocata da chi vi prendeva parte.
Il Re ordinò a Michael di fermare tutte le sue legioni e di non uscire più in battaglia.
Fra Michael ed il Re si scatenò un litigata che mise sottosopra l’astronave!
Ricordo che eravamo fuori dall’appartamento del Re ad ascoltare le urla di Michael, che batteva i pugni sul tavolo e sulle pareti.
Prese anche a calci delle sedie, rompendone un paio.
Il Re che non si scomponeva ripeteva all’infinito lo stesso ordine che impediva ai guerrieri di agire.
Michael uscì dall’appartamento del Re avvelenato dalla rabbia:
- Che gioco sta giocando? - brontolò - Vuole che Xantyan si prenda tutto senza muovere un dito!?
Nel frattempo molti dei nostri viaggiatori, si stavano ritrovando, ci mandavano relazioni frutto di un massiccio lavoro di squadra.
Li inviammo tutti verso mete che sembravano incongruenti rispetto alla loro tabella di marcia, ma si fidavano e si lasciavano guidare dai loro Maestri.
Questo fatto a Xantyan non andava a genio: sapeva che più i nostri viaggiatori si ritrovavano, più c’era pericolo che si organizzassero forze contro di lui.
Era una situazione ambigua, sembrava sicuro della sua vittoria, eppure temeva i nostri viaggiatori.


In quel periodo Hal e Alice si scrivevano lettere, e-mail, o in alcuni rari casi, si telefonavano.
Il contatto con Alice, per Hal, fu determinate: cominciava a ricordare qualcosa.
Disse che faceva strani sogni, dove si vedeva sposato con una Principessa, oppure descriveva luoghi simili alla nostra città o al regno di Xantyan.
In una telefonata Hal confidò ad Alice di essere molto orgoglioso di un lavoro che gli era stato affidato: la ricostruzione di una antica città di cui si erano trovati pochi resti presso la cima del Makalu, in Nepal.
Servivano degli sponsor, per organizzare spedizioni e scavi più approfonditi. Sembrava un impresa titanica, ma lui era entusiasta e convinto di riuscire.
Era arrivato il momento, per Alice, di raggiungere Hal a Parigi.
L’ordine del Re e della Regina di spedire Alice a Parigi mise in apprensione Gabriel; mi disse che la nostra Principessa correva seri pericoli in quella città.
La situazione nell’astronave era diventata insopportabile:
Michael perennemente isterico, frustrato per non poter combattere contro il nostro avversario; il Re trincerato dentro un silenzio che non faceva capire a nessuno che cosa avesse in mente.
Le sue decisioni, sempre di più, ci lasciavano senza parole.
Un suo ordine fu perentorio: lo schermo dell’anfiteatro doveva essere, da quel momento, puntato unicamente su Alice per seguire le sue vicende con Hal.
Non appena la Principessa mise piede sul suolo della capitale francese, capimmo che la situazione ci stava sfuggendo di mano.
Lo schermo funzionava, noi potevamo sentirla e vederla, ma lei aveva completamente perso i contatti con noi.
Era chiaro a tutti che l’ansia di Gabriel non era infondata:
- Decisamente Gabriel sa cose che noi non sappiamo - mi disse Raphael - ma non trovo ragioni valide perché il Re si ostini a tenerlo lontano dalla sua allieva...
- Io non ci capisco più niente! - brontolò Michael - Stiamo qui a perdere tempo dietro quel mezzo pidocchio di Hal! Basterebbe che almeno la Regina mi autorizzasse e lo rispedirei volentieri a Xantyan.
Gabriel ci stava raggiungendo all’anfiteatro.
Xantyan gli apparve davanti bloccandogli la strada.
Gabriel gli voltò immediatamente le spalle, ma l’altro gli apparve dinuovo di fronte.
Gabriel dovette fermarsi:
- Non penserete che vi lasci ricostruire la città vero? - disse Xantyan - E’ assediata e lo sarà per sempre!
- Non ti ascolto!
- Non è carino da parte tua, in fondo fra tutti tu sei l’unico che non avrei voluto coinvolgere in questa storia. Ma Alice è così cocciuta che non si ferma davanti a niente. Protesta, mugugna, ma vi obbedisce sempre...E poi non si leva mai la tua faccia dalla testa...Il vostro amore mi fa vomitare!
- Ti ho detto di lasciarla stare!
- Figurati! - rise Xantyan - Non ho ancora cominciato!
- Ti schiacceremo! Sarai costretto a tornare nel tuo Regno, isolato da tutto...
- Io vado avanti, qualunque siano le vostre minacce, e se Alice non si tirerà indietro: giuro che la bloccherò io in persona! Non è così difficile: Hal non ha memoria, ma rimane pur sempre uno dei miei.   
Gabriel si sentì perduto, non sapeva come controbattere.
- La immobilizzerò fin tanto che i miei seguaci non cattureranno tutti i vostri viaggiatori. La sua missione è minata fratellino caro! Non c’è niente che mi possa fermare! 
Quando Gabriel arrivò da noi era sconvolto, si sedette vicino a me Michael e Raphael, inchiodando occhi sullo schermo.
Il Re lo guardò ma lui non gli rivolse che uno sguardo distratto.
- Oh Gabriel! Benvenuto a teatro! - esclamò sarcastico Michael - Mettiti comodo la recita durerà a lungo - lanciò un’occhiata sinistra verso il Re e concluse a bassa voce - spero solo che sappia bene quello che ha in mente
- Non voglio nutrire dubbi sui nostri Sovrani - intervenni io
- Bravo - brontolò Michael a bassa voce - intanto Xantyan fa il bello e il cattivo tempo e noi qua a guardare lo spettacolino!

Alice era ospite in casa di Hal. Sembrava si trovasse bene.
Hal era molto gentile e premuroso con lei.
Le fece visitare Parigi portandola nei luoghi caratteristici, nei musei, ma anche a teatro ed ai concerti.
La presentò a molti suoi colleghi e amici, ma Alice evitava, diffidente com’era, di frequentare assiduamente le conoscenze di Hal.
Declinava sempre gli inviti a feste o cene in casa di questi. 
In realtà era più interessata al lavoro che gli era stato commissionato:
la ricostruzione della misteriosa città in Nepal.
Per agevolarlo, Alice gli indicò dei nominativi a cui rivolgersi per reperire i fondi e poter partire con la spedizione sulle montagne nepalesi.
Hal continuava a ripetere che averla conosciuta era stata la sua fortuna.
Un pomeriggio si trovavano nel parco, a sfidarsi al tiro con l’arco.
Hal era stato campione nella squadra nazionale giovanile:   
- C’è una leggenda legata alla città su cui devi lavorare - gli disse Alice
- Non lo sapevo
- Si dice che se la città verrà ricostruita, un’altra città tornerà in mano dei suoi abitanti
- Come come?
- Si dice che da qualche parte in cielo c’è una città assediata, con i suoi abitanti nascosti in altri pianeti, se la città sulla Terra viene ricostruita, l’altra viene liberata e così gli esuli possono farvi ritorno             
- E’ una bella storia
- Non ti senti più coinvolto? - le chiese Alice - Potresti aiutare un popolo a tornare a casa
- Si, se fosse tutto vero - rispose Hal - cosa c’è? Cosa stai guardando?
Lui non li vedeva, ma Alice si: delle ombre nere erano apparse intorno al campo, altre più vicine a loro due.
La Principessa accusò dei malesseri e si dovette sedere su una panchina.
- Stai male! - si preoccupò Hal - sei bianca come un lenzuolo.
Le ombre continuavano ad aggirarsi intorno a loro due.
Alcune persone che erano nello stesso campo ad allenarsi si offrirono per aiutare Alice che sembrava lì lì per svenire.
Lei rifiutò qualsiasi aiuto; chiese ad Hal di riportarla a casa.
Alice fece finta di riprendersi, ma non era vero.
Da quel pomeriggio cominciarono ad accadere le cose più inverosimili.
Hal cercava gli sponsor per la spedizione, ma trovava un’infinità di ostacoli:
uffici trasferiti improvvisamente, incidenti sulle strade di Parigi che gli facevano perdere gli appuntamenti, linee telefoniche isolate.
Una volta rimase chiuso per ben quattro ore in un ascensore.
Fu un caso particolare: ne parlò addirittura il telegiornale.
Disse anche di aver perduto l’agenda: gli era scivolata di mano ed era caduta nella Senna.
Alice si svegliava tutte le mattine, con dei grossi lividi su tutto il corpo, e una costante sensazione di nausea e debolezza.
Era visibilmente dimagrita ed era palesemente sofferente.
Quando Hal non era in casa lei assisteva a fatti che avrebbero fatto rabbrividire i più coraggiosi.           
Nella sua camera apparve, rannicchiato in un angolo, un uomo che tremava completamente privato della pelle.
Per diverse notti si svegliò di soprassalto perché sentì due mani gelide stringerle la gola.
Altre volte cadevano oggetti dai mobili proprio mentre Alice vi passava accanto.    
Hal non riusciva più a dormire: aveva paura dei suoi sogni.
- Ho sognato che due strani tipi mi gettavano da una montagna - raccontò ad Alice una mattina - poi un incendio che distruggeva palazzi e boschi...Io non ho mai creduto a certe cose ma non vorrei che questa storia della città fosse una grossa fregatura...
- Perché dici così? - Alice si allarmò - E’ una grossa opportunità per te, non vorrai rinunciare?
- Non vorrei, ma ci sono solo ostacoli, non riesco a trovare i fondi, e poi tutti questi sogni...
- Ma hai detto che non credi a certe cose, non vorrai diventare superstizioso proprio ora?
- No...Ma ho un nipote che spesso sogna cose che regolarmente si avverano: io non vorrei partire per il Nepal e precipitare dalle montagne o finire bruciato da un incendio!
- Ma cosa vai a pensare!
- Senti parliamo d’altro vieni con me a cena...
- No
- Almeno fammi finire! Sono cinque settimane che sei qui e non sei mai voluta venire alle cene dei miei amici! Ma cosa fai da sola, la sera?
- Preferisco stare in casa...
- No tu mi nascondi qualcosa! Sei ben strana lo sai? Io ti ho ospitato volentieri, ma non so niente di te, potresti addirittura essere tu ad ostacolare il mio lavoro...
- Cosa dici?! - Alice si sentì offesa - Sono io che ti ho fornito tutti i nominativ...
- Io non sono riuscito a parlare con nessuno
- Potevi anche stare più attento e non far cadere l’agenda nel fiume!
- Perché ti interessa tanto questa storia della spedizione? Non mi piace quando ci si insinua nel mio lavoro, non fai che parlare del mio lavoro!
- Di cosa mi stai accusando?
Hal si ammutolì e passò una mano sulla fronte:
- Niente, scusami - Hal sorrise - a volte dico cose senza pensare, scusami è un mio difetto.
Alice si fece cupa, Hal era troppo simile a come lo ricordava al tempo in cui erano sposati. L’eco di cose già vissute la turbarono.
Squillò il telefono di Hal, lui rispose immediatamente:
- Buongiorno - disse una voce femminile dall’altro capo - vorremmo parlare con lei riguardo un possibile finanziamento per il suo progetto.
Hal fece un sorriso raggiante ad Alice          
- Quando ci possiamo incontrare per discuterne? - continuò la voce
- Domani mattina - rispose Hal esaltato
- Bene faremo colazione insieme, e le illustrerò i contratti.
Al termine della telefonata Hal abbracciò Alice:
- Forse ho chi finanzia la spedizione!
- Ma chi era? - Alice era dubbiosa
- E che m’importa, basta che pagano!

Gabriel si voltò verso il Re, che seguiva attentissimo la scena, poi verso di noi.
Tutti e quattro ci guardammo dubbiosi come Alice.
- Non mi convince questa telefonata - disse Rapahel
- Spero di sbagliarmi - disse Gabriel - ma credo di conoscere chi era al telefono con Hal
- Sono preoccupato davvero - continuò Raphael - Alice sta male, ho paura per lei.

La mattina successiva Hal tutto festante si recò in una brasserie dove aveva l’appuntamento con la signorina della telefonata.
Si sedette ad un tavolo e aspettò.
Dalla vetrata scorse una bella ragazza, dall’eleganza sobria, con un sorriso dolcissimo e rassicurante.
Gabriel come la vide sobbalzò, l’aspetto era diverso ma gli occhi erano gli stessi: era la ragazza che aveva conosciuto nel suo soggiorno nel Regno di Xantyan.
Due uomini vestiti di nero si avvicinarono all’entrata della brasserie e chiamarono il nostro Sovrano.
- C’è una seguace di Xantyan - disse uno dei due
- La vedo - rispose il Re
- Cosa facciamo? - continuò l’altro - La facciamo passare?
Gabriel si avvicinò al Re:
- Rispondi di no - gli disse - io la conosco è pericolosa.
Il Re guardò Gabriel senza parlare.
- Ti prego - lo implorò Gabriel sommessamente.
Il Re tornò a seguire la vicenda sullo schermo.
- Che facciamo? La fermiamo? - chiese l’altro uomo
- Fatela passare - rispose il Re
Gabriel chiuse gli occhi e lasciò andare un sospiro.
Si avviò verso Michael che alzò le spalle scuotendo il capo.
- Non so veramente cosa pensare - disse Michael - non resta che fidarci e aspettare
- Ha un piano - rispose Gabriel fissando il Re - ma non è Alice che gli interessa
- E chi?
- Hal
- Hal? Cosa cavolo se ne fa di Hal?
- Non me lo chiedere, so solo che Alice è servita per recuperare Hal, come Xantyan si è servito di Hal per arrivare a noi...
- Come faccio a seguirti? - lo interruppe Michael - Se le cose stanno così il suo è un disegno farraginoso!
- C’è da impazzire - sottolineò Gabriel - guarda chi ha mandato Xantyan
- Vedo vedo - rispose guardando la ragazza sedersi accanto ad Hal.

- Ti ho riconosciuto subito - disse la signorina stringendo la mano ad Hal - ti prego diamoci del tu, non mi piacciono i contatti troppo formali
- Figurati! - rispose Hal - Ma come hai fatto a riconoscermi, dove ci siamo visti?
- Io sono l’amministratrice della TANX-F6F, da tempo ci stavamo interessando al tuo lavoro riguardo la spedizione in Nepal, è per questo che ti abbiamo contattato. Ci piace il tuo stile, le tue ricerche e ci interessa la città che è stata scoperta.  
- Tra l’altro sembra sia piena di misteri e storie fantasiose
- Le leggende alimentano sempre la curiosità del pubblico, e noi pensiamo di investire molto in questo progetto       
- L’ha già agganciato - disse Michael
- Questi sono i nostri contratti, puoi leggerli con calma e decidere come meglio credi, ma non troverai offerte più vantaggiose. Come vedi con noi avrai anche la possibilità di ideare tu stesso delle spedizioni in luoghi che ritieni interessanti.
Hal non ascoltava leggeva velocemente i contratti.
Tutto sembrava perfetto. Era la svolta della sua vita.
- Io firmerei anche subito - disse Hal
- Quanto sei deficiente! - brontolò Michael
- Dov’è il problema? - chiese la signorina
- Non vorrei tagliare fuori una persona che si è data molto da fare per questo progetto, non c’è modo di coinvolgerla?
- Sei generoso! - esclamò la signorina - E’ forse della tua ragazza che stai parlando?
- No, è solo una cara amica
- Ma ti piace
- Si mi piace molto
- E ti fidi di lei?
- Cosa vuole insinuare?! - esclamai innervosito
- Non vorrei rovinare l’opinione che hai su di lei, ma abbiamo forti dubbi sulla sua buona fede
- Sto aspettando un tuo ordine! - disse arrabbiato Michael al Re - Basta che mi autorizzi e levo di torno Hal e quella sciagurata!
- Non pensi che sia meglio che siano loro stessi ad allontanarsi? - rispose il Re
- Aspetta e spera - sbuffò Michael
- Dubbi di che genere? - domandò Hal alla sua interlocutrice
- C’è una società nostra rivale che sguinzaglia spie, la tua amica potrebbe essere una di loro...  
- Non posso crederci!
- Cosa sai tu di lei? Chi è? Da dove viene? Ha amici? Parenti? L’hai vista con qualcuno? Cosa fa quando tu non ci sei? Sono sicura che ti ha anche suggerito dei nominativi che avresti dovuto contattare...
- Effettivamente...
- Però sono tutte supposizioni, non siamo ancora sicuri...
- Maledetta! - brontolai
- Se ti piace così tanto perché non sei un po’ più spavaldo nei suoi confronti: è da donna che ti parlo
- Sto aspettando un tuo ordine! - esclamò Michael che non ne poteva più di quella scena
- Corteggiala, podarsi che faccia la misteriosa solo perché è timida, e magari verrà con noi in Nepal
- Stai fresca bella mia! - continuai, forse più isterico di Michael.
Hal sorrise, guardò i contratti e senza perdere tempo firmò.
- Bravo! - esclamò la signorina - E’ così che si fa, non bisogna pensare, bisogna fare e seguire l’istinto!
- Appunto: seguire la propria natura! - ghignò Michael.     
Hal quando arrivò a casa era entusiasta, felice, al settimo cielo.
Aveva comprato un cesto di fiori che offrì ad Alice e subito le fece vedere i contratti:
- Guarda! Ho risolto tutti i miei problemi!
- Dai qua - Alice prese i fogli lesse il contenuto e guardò Hal - hai già firmato - disse molto seria
- Non c’èra tempo da perdere: le loro offerte sono più che vantagiose!
- Così sembra - disse Alice scorrendo velocemente il contenuto dei contratti.
Osservò i fogli controluce.
- Cosa cerchi, il pelo nell’uovo?
- E’ una strana carta - rispose Alice 
- Sembra pergamena, a me sono sempre piaciute le pergamene.
Alice guardò piuttosto male Hal:
- Ci sono dei segni, non li hai notati?
- Saranno delle decorazioni - rispose Hal stanco delle indagini di Alice - lascia stare quei fogli! Voglio festeggiare! Ti porto a pranzo in un posto fantastico!
Alice aveva ripreso i fogli e stava osservando i segni in controluce:
aveva riconosciuto i simboli di Xantyan.
- Hai firmato per la TANX-F6F, così senza pensare?
- A cosa dovevo pensare? E’ l’unica proposta che è arrivata fino ad ora. E poi ho già chiesto di poterti portare con noi in Nepal...
- Che ci vengo a fare in Nepal io?
- Insomma Alice vuoi posare quei fogli ed ascoltarmi?! - esclamò - Ti invito a pranzo per festeggiare, ti dico che ti voglio portare in Nepal, ti ho portato un cesto di fiori...Ma insomma che devo fare per conquistarti!?
Alice scoppiò a ridere:
- Niente non devi fare niente! Ti giuro che il giorno in cui avrò, anche il più piccolo, interesse nei tuoi confronti sarai il primo a saperlo!
- Davvero non vuoi venire in Nepal con me?
Alice continuava a ridere:
- Non ti piaccio neanche un pò?
- Questo è proprio scemo! - brontolò Michael
- Si si, sei carino - rispose Alice - anche molto simpatico - sbottò a ridere
- Sto parlando sul serio
- Anche io - rispose controllando la risata.
Hal si inginocchiò di fronte a lei come un cavaliere antico.
Alice stava per scoppiare a ridere di nuovo:
- Stiamo recitando in una telenovela?
- Dai smettila voglio dirti un paio di cose.
Alice si fece seria ed attenta:
- Ho la sensazione di conoscerti da sempre, non so perché ma da subito ho provato un affetto particolare verso di te, e non vorrei perderti proprio ora che mi si dà un’opportunità così importate...
Alice spalancò gli occhi stupita.
- Voglio che tu venga con me in Nepal, che partecipi alle operazioni di questo progetto, vorrei che tu diventassi al madre dei miei figli...Vuoi sposarmi?
Alice era sulle spine, avrebbe voluto fuggire.
- Rispondimi: mi vuoi sposare?
- No
No, fu la risposta di Alice. Un no secco, deciso, chiaro ed irritante.
Hal non aveva considerato una risposta del genere, ci rimase malissimo:
- Come no?
- No - ribadì Alice senza battere ciglio.
Noi seguivamo la loro conversazione zitti e tesissimi.
Gabriel tremando mormorò:
- E’ una trappola
- Come una trappola? - chiese meravigliato Rashiel.
Gabriel non rispose, era impietrito con gli occhi fissi sullo schermo.
- Perché no? - domandò Hal ad Alice   
- Non ho intenzione di sposarmi, di avere dei figli e ancora meno di prendere parte alla vostra spedizione in Nepal, punto!
- Ma perché?!
- Vuoi che ti dica quello che penso?
Gabriel impallidì. I suoi occhi cominciarono a bagnarsi di lacrime.
- Cosa sta succedendo? - gli chiese Raphael
- E’ una trappola - ripetè Gabriel con un filo di voce
- Hai firmato per una società che non esiste, e presto ti renderai conto di quanto tu sia ingenuo. Ti useranno e faranno in modo che il tuo lavoro non inizi mai. Il Nepal non lo vedrai neanche in fotografia
- Allora è vero! - esclamò Hal - Sei una spia!
Alice cadde dalle nuvole.
- Tu sei apparsa dal nulla per ostacolarmi! Non volevo crederci ma è la verità! Tutti gli indirizzi che mi hai dato erano falsi, servivano solo a farmi perdere tempo!
- Non è vero!
- E come se è vero! Ora vuoi anche cercare di farmi credere di aver accettato un’offerta svantaggiosa...E invece mi dispiace per te ed il vostro piano: io diventerò un grande archeologo!
- Tu hai firmato un contratto che non esiste!
Appena Alice terminò di parlare delle ombre nere apparvero improvvisamente nella stanza.
Noi fummo presi dal panico.
- Chi siete voi? - esclamò spaventato Hal.
Una di queste lo colpì allo stomaco con un bastone, facendolo cadere a terra.
Alice venne circondata.
Lanciarono verso di lei delle corde, che come serpenti ammaestrati, la legarono in pochi secondi.
Il capo dello strano commando la colpì alla testa la prese per i capelli e la trascinò fuori sul pianerottolo gettandola giù dalle scale.
Lanciammo un urlo di terrore.
Michael si precipitò davanti al Re, che osservava impassibile la scena.
Gabriel si lasciò cadere seduto sui gradini dell’anfiteatro, scoppiando in un pianto straziante ed inconsolabile.
Alice arrivò in fondo alle scale, ormai svenuta, venne presa da altri figuri loschi e caricata su un camioncino che partì ad altissima velocità.
- L’abbiamo persa! - esclamai
- Fermali! - strillò Michael al Re - Cosa stai a guardare? Devi fermarli! Perchè non ti muovi!? - strillava imbestialito - Cosa sei: sadico forse?! 
Michael stava per aggredire il Re, ma Bardiel lo bloccò:
- Non fare pazzie - gli disse allontanandolo 
- Perché permetti tutto questo? - continuava Michael
- La vuoi vincere questa guerra? - gli disse il Re serio.
Gabriel si allontanò dalla sala scansando bruscamente tutti quelli che provavano a confortarlo.  

Hal riprese coscienza. Si sentì smarrito.
Non era più in casa sua, ma in un luogo buio e gelido.
Neanche fece in tempo a rendersi conto di cosa fosse accaduto che fiamme alte e spaventose lo circondarono.
Si ritrovò al centro di un cerchio di fuoco.
Xantyan avanzò verso di lui.
Hal continuava a non capire:
- Chi sei!? - strillò terrorizzato
- Hai la memoria corta - rispose Xantyan
- Io non ti conosco!
- Si che mi conosci, mi conosci molto bene - gli sorrise aspro. Xantyan, poi lo prese per la gola e gli premette la faccia a terra - se non hai memoria te la faccio tornare io.
Hal in una manciata di secondi rivide la sua vita sulla Terra e nel Regno di Xantyan, ma anche nella nostra città.
Fu uno shock per lui.
- Non ti ricordi di Gabriel e Michael che ti hanno gettato dalla montagna?
- Si
- Perché lo hanno fatto? Perché sono stati così severi con te?
Hal terrorizzato scuoteva la testa, ma Xantyan gli stringeva forte la gola, continuando a parlargli con un tono calmo ma minaccioso:
- Non ti ricordi di quando eri bambino e vivevi a Parigi con la tua mamma ed il tuo papà? Proprio non ti ricordi quanto eri infelice? Ti ricordi che un giorno sono venuto a farti compagnia?
- Si mi ricordo - mormorò Hal
- Ah, vedi che ti è tornata la memoria, e cosa è accaduto quel giorno?
- Mi promettesti che se ti avessi voluto bene ti saresti occupato di me...
- Bravo, e cos’altro?
- Mi regalasti una medaglietta che avrei dovuto portare sempre con me: così avrei avuto una vita fortunata...
- ...Perche eri...
- ...Perché ero sotto la tua protezione...
- ...Ed io sono...
- ...Tu sei: il Re di questo mondo
- Ma che bravo...Allora caro figlioccio: perché non vedo al tuo collo, la medaglia che ti ho regalato?
- Credo di averla persa - mormorò sempre più terrorizzato
- Ahi ahi ahi: non la dovevi perdere
- Perdonami
- No mi dispiace io non perdono - rispose aspramente Xantyan dandogli uno schiaffo che gli fece sbattere la testa sul pavimento - vuoi ancora la mia protezione o vuoi tornare da Gabriel e Michael? Hai capito di chi parlo vero?
- No! Ti prego ho paura di loro!  
- Vuoi restare con me?
- Si
- Sei sicuro?
- Si
- Allora dormi e riposa bene - disse dolcemente chiudendogli gli occhi - che razza di idiota che sei - concluse guardando Hal addormentato.
Apparve un’ombra nera che manteneva lo sguardo basso e remissivo nei riguardi di Xantyan:
- Cosa ne dobbiamo fare di lui?
- Ormai non mi serve più. Portatelo nella tenuta in Lorena, e fategli credere ciò che vuole
- Della città in Nepal?
- Distruggetela.
Accadde infatti che nei giornali e telegiornali venne diffusa la notizia che i resti della città furono bombardati da un non ben identificato gruppo terroristico.
 
Alice fu trasportata a nord della Francia e rinchiusa in una piccola chiesa abbandonata, isolata nella campagna.
La povera Principessa venne picchiata e minacciata.
L’edificio venne circondato dai fedelissimi di Xantyan, preposti a sorvegliare che la prigioniera non tentasse di fuggire.
Alla luce di questi fatti il Re ordinò che tutti i viaggiatori fossero disperdersi e nascosti.
La situazione era davvero delicata, gli unici che sembrava non avessero perso la calma erano i nostri Sovrani.
Noi invece eravamo febbricitanti.
Raphael era seriamente preoccupato per Gabriel, che da giorni si era chiuso nel suo appartamento rifiutando di vedere o parlare con chiunque.
 
Alice passava ore e giornate a girare in tondo, nella chiesa fredda e umida.
Cercava di trovare una via di fuga, ma capì che non era possibile neanche provare.
Il portone era pesante e bloccato dall’esterno.
Le finestre erano sorvegliate.
Tutte le volte che cercava di affacciarsi veniva spinta dentro con violenza.
I suoi carcerieri avevano un punto a loro vantaggio: erano invisibili, capitò più di una volta che le fu impedito di muoversi anche all’interno della sua prigione.
Si sentiva afferrata, spinta o bloccata da più prese, senza poter capire contro chi o quanti difendersi.         
Una notte cinque fedelissimi di Xantyan le apparvero di fronte:
- Hal vuole parlare con te!
- Cosa vuole Hal da lei? - si chiese Michael.
Alice prese fra le mani uno strano oggetto, simile ad uno specchio, dal quale vide Hal che sembrava impazzito:
- Vedi dove vivo?! - esclamò - Mi è stato dato tutto quello che mi avevano promesso, eri tu che volevi intralciare il mio lavoro! Presto partiremo per il Nepal!
- Illuso eri, e illuso sei rimasto! - esclamai stanco di sentirlo parlare
- Esci da quella casa! - le urlò Alice
- Sai perché ho voluto parlare con te? Per dirti che presto scopriranno che sei una spia e la pagherai per tutto il male che fai a chi vuole lavorare onestamente!
- Sei vittima di una stregoneria!
- Io non credo ad una parola di quello che dici! Io credo a quello che vedo qui: io sono felice!
- Devi lasciare quella casa!
- Io non lascio un bel niente!
- Ascoltami...
- Non insistere - mormorò il Re - ha fatto la sua scelta.
Alice si bloccò.
- Sembra che ti abbia sentito - disse meravigliato Raphael al Re 
- Non parli più eh?! - ghignò Hal - Ti manderò una cartolina dal Nepal se mi ricorderò di te! 
Alice restituì al suo carceriere, l’oggetto che le era stato consegnato.
Si sentivano ancora le offese di Hal in sottofondo, lei ignorandolo si andò a sedere sui gradini dell’altare.
- Forse è la volta buona che ci siamo liberati di quel pidocchio! - disse Michael più sollevato.
La Regina gli sorrise.
- Pensi che esista ancora qualcuno che si preoccupi per te? -  domanò acido uno dei cinque fedeli di Xantyan ad Alice
- Ci sarà sempre chi si preoccuperà per me - rispose fiera.

Ogni tanto bussavamo alla porta dell’appartamento di Gabriel, sperando di poterci parlare, ma non trovavamo mai disponibilità da parte sua.
Raphael era deciso a prendere provedimenti seri:
- E’ solo colpa di Xantyan se è arrivato a questo punto - disse arrabbiato - lo perseguita da troppo tempo, ora più di prima, Gabriel ha bisogno di noi! Il modo c’è per tirarlo fuori dall’angoscia in cui è sprofondato!
- Almeno ci permettesse di avvicinarlo - mormorai sconsolato
- Lo avvicineremo per forza - Raphael battè un pugno sul tavolo - che lo voglia o no!
Michael ci lasciò e si diresse verso l’appartamento di Gabriel.
Bussò. Nessuna risposta. Bussò più energicamente. Niente.
Cominciò a colpire la porta con rabbia e strillò:
- Gabriel fammi entrare altrimenti passo lo stesso senza aspettate la tua autorizzazione!   
La porta scorrevole si aprì il tanto per far entrare Michael.
- Vieni - disse Gabriel richiudendo subito il passaggio.
Michael si fermò davanti a Gabriel, lo studiò preoccupato, poi si guardò intorno.
Le camere erano buie, illuminate solo dalla luce di alcune candele bianche sul pavimento.
- Cosa sta’ succedendo qua dentro? - chiese Michael.
Gabriel non rispose. Si spostarono in un’altra camera.
Lì Michael vide altre candele bianche a terra che formavano un disegno:
- E’ per proteggere Alice?
- Si - rispose tenendo lo sguardo sulle candele. Poi si rivolse a Michael - soffre molto?
- No, non direi, considerando la situazione mi sembra piuttosto sicura di sé - si avvicinò a lui - sei tu che soffri per lei. Non vuoi seguire con noi cosa accadendo?
- Mi chiedi davvero troppo - rispose appoggiando una mano sulla spalla di Michael - come puoi pensare che io riesca ad assistere senza poter intervenire?
Michael forse più di noi, non tollerava che Gabriel fosse così fragile e infelice:
- Questa situazione deve finire e presto anche! Ha ragione Raphael, dagli ascolto. Tu hai bisogno del nostro aiuto non isolarti.
Gabriel non rispondeva.
- Stai reggendo il gioco di Xantyan te ne rendi conto? - insisteva Michael - Sei suo prigioniero come lo è Alice. Tu devi stare vicino ai nostri Sovrani!
- Io non li ho mai traditi.
Gabriel lo invitò a seguirlo.
Gli indicò l’interno di una lunga scatola di legno laccata con una vernice di un blu intenso, appoggiata su un tavolo.
Su un drappo rosso era conservata una bellissima spada tutta d’oro.
Michael non trovò parole per la sorpresa:
- E’ tua? - domandò prendendola fra le mani
- Si, ma non è per me
- E per chi è questa meraviglia?
- Per Alice
- Per Alice?! - esclamò stupefatto.
Alcune notti dopo anche Xantyan andò da Gabriel.
Senza svegliarlo gli ronzò intorno per un bel pò, gironzolando per l’appartamento come se fosse il padrone. 
Guardava con disgusto le candele che Gabriel aveva acceso per Alice, cercando di non passarci troppo vicino.
Finchè non arrivò al tavolo dove era la scatola con la spada d’oro.
Appena la vide si infuriò come una belva in trappola.
Prese a calci le candele sputandoci sopra, schiaciandole e laciandole contro le pareti, facendole in mille pezzi.
Quando Gabriel si svegliò vide intorno a lui un vero disastro.
Xantyan gli aveva anche lasciato un messaggio inciso sul muro:

 Alice è nelle Mie mani!

- Xantyan - disse Gabriel amareggiato - io ti volevo salvare.
Non si perse d’animo, raccolse la cera, riordinò le stanze.

Alice era rannichiata al centro della piccola chiesa, sperava di riuscire ad addormentarsi.
Raramente prendeva sonno o si riposava, perché i guardiani posti all’esterno urlavano e ghignavano continuamente facendo un chiasso insopportabile.
Strillavano insulti contro di lei e noi, dicendole che non sarebbe mai uscita da lì. Che i nostri Sovrani ormai non esistevano più e che nessuno si ricordava più di loro.
Alice però si dimostrò molto forte e non ci sembrava desse ascolto a quelle parole.
Una musica strana, melodica ma sgraziata e amara la sorprese.
Alice si voltò.
Xantyan stava seduto vicino a lei e suonava una ghironda.
- Non credi a quello che dicono? - le sorrise
- Chi vuoi che ti creda? Gli illusi come te! - disse lei sollevando la schiena dal pavimento
- Il Re è esilato, anche la Regina lo ha abbandonato - ripetè cantilenante Xantyan
- Non ci casco - insistette Alice
- Se voglio posso tenerti qui all’infinito
- Tu puoi fare tutto finchè il nostro Re te lo permette
- E tu continui ad essergli così fedele anche se ti vuole mia prigioniera?  
- Tu saresti l’alternativa? 
- Non ti piacerebbe neanche cantare per me?
- Scordatelo!
Xantyan si avvicinò a lei, e le sistemò i capelli dietro la schiena scoprendole il viso.
- Mi piace averti con me, sei di buona compagnia
- Non adularmi
Alice si alzò e cominciò a camminare.
Xantyan seduto a terra la osservava divertito.
- Sei un motore sempre acceso, pensi sempre a quello che devi o dovrai fare - le disse
- Perché non provi a stare zitto? Credi che sia interessante parlare con te?
- Volevo solo dirti che potresti sfruttare la mia ospitalità per rilassarti. Non hai niente da fare finchè starai con me...
- Tu sei matto, ha ragione Michael: sei pazzo e pericoloso!
- Pericoloso per chi?
- Insomma stai zitto! - strillò spazientita - Tornatene da dove sei venuto!
Xantyan le apparve di fronte e rise accarezzandole il viso.
- Ma io provengo dallo stesso luogo da dove provieni tu. Anch’io vivevo nella tua amata Città d’Oro
- Stammi lontano! - gli diede un colpo al braccio voltandogli le spalle. 

- Gabriel è ancora chiuso nelle sue stanze? - chiese la Regina
- Non dà segni di ripresa - rispose Theliel
Io nel frattempo bussavo alla sua porta e lo chiamavo:
- Cosa posso fare per te ?  - chiesi mogio mogio.
Niente di nuovo: lui non rispose.
Michael e Raphael si avvicinarono.
- Credo non voglia far entrare nessuno - dissi loro
- Senz’altro - rispose Michael appoggiando le mani sulla porta.
Entrammo tutti e tre di prepotenza, attraversando la porta chiusa.
Gabriel era sdraiato sul tappeto, con il viso coperto da un braccio.
Noi tre ci inginocchiammo intorno a lui.
- Lasciatemi solo! - ci disse subito
- Tu non devi e non puoi rimanere da solo - rispose Raphael
- Levati di torno insieme al tuo intruglio - gli rispose Gabriel
- Invece te lo bevi tutto in un fiato - insistette Rapahel.
Gli sollevò la testa e a forza cercò di fargli bere un liquido azzurro che riempiva fino all’orlo un grosso bicchiere blu.
Gabriel provò a rifiutarsi, ma Raphael riuscì a fargli ingoiare tutta la bevanda facendolo quasi strozzare.
Gabriel tossì forte, poi ci guardò scocciato.  
- Mettiti l’anima in pace non ti molleremo un secondo - disse Michael.
Gabriel sembrava non ascoltare né dare troppa importanza all’interesse che avevamo per lui.
Raphael con le mani gli sfiorò l’addome e la testa, Gabriel si irrigidì come se avesse sentito dolore.
Senza fermarsi, Raphael,ripetè gli stessi gesti e la testa di Gabriel ricadde sul pavimento come se fosse svenuto.
- Che è successo ora? - domandai preoccupato
- Non è con noi - rispose Raphael
- E dove è andato?
- Sicuro sicuro che è andato da lei - disse Michael
Raphael annuì. 

Proprio in quel momento Alice, si sentì avvolgere da qualcosa di morbido e tiepido che la isolava dall’ambiente umido e gelido in cui si trovava.
Gabriel le aveva creato un bozzolo invisibile che la proteggeva.
Lei era sdraiata a terra, si era fatta prendere dallo sconforto.
Si stava convincendo che forse non sarebbe mai uscita da lì, che forse aveva commesso qualche errore che l’aveva condotta in quella situazione.
Si sentì chiamare.
Alice aprì gli occhi ma non vide niente e nessuno.
- Puoi sentirmi, ma non vedermi - era Gabriel. 
Non sembrava contenta, anzi pareva molto infastidita.
- Ascolta bene quello che ho da dirti!
Alice era assente, faceva fatica o non voleva ascoltare.
Gabriel la scosse forte più volte, per avere la sua attenzione:
- Non farti venire strane idee per la testa, tu sei destinata a vincere!
Lei continuava a lamentarsi.
- Xantyan vuole tenerti prigioniera, ma non ha potere su di te. E’ soltanto il Re delle illusioni.
- Io voglio uscire da questo posto - disse stanca
- Accadrà presto, ne sono sicuro.
Xantyan avanzò fiero verso Gabriel che era seduto accanto ad Alice:
- Se la cava bene anche senza la tua protezione. Credo che tu sottovaluti la tua Principessa, ti preoccupi così tanto per lei, ma non mi pare abbia bisogno dei tuoi pensieri - continuò Xantyan accucciandosi a terra di fronte a loro - mi piace l’idea di tenerla con me sai!?
- Ti fa così paura?
- Vediamo cosa sa fare - sorrise sarcastico Xantyan - poi ti dirò chi avrà paura!
- Ti sei infilato in un vicolo cieco! - ghignò Gabriel
Xantyan sbuffò annoiato. Gabriel scomparve.

Nel frattempo io Raphael e Michael ci eravamo addormentati.
Raphael seduto a terra con la schiena appoggiata alla parete, io e Michael vicino a Gabriel.
Io avevo usato la sua spalla come cuscino, mentre Michael aveva appoggiato la testa sul petto di Gabriel abbracciandolo.
Io e Raphael ci svegliammo quasi simultaneamente, e guardando la scena ci venne da ridere:
- Certo siamo carini tutti e quattro! - rise Raphael 
- Sembriamo quattro orfanelli tristi e abbandonati - risi io.
Gabriel si svegliò in quel momento e vedendosi così circondato alzò le braccia.
- E’ un assedio? - domandò - Se è così mi arrendo
- Ben tornato - dissi
- Tu - disse a Raphael - cosa mi hai fatto?
- Ti ho tolto la polvere che avevi addosso.
Michael aprì gli occhi, vedendo Gabriel sveglio si sollevò.
Fu lui il primo ad accorgersi, ma non ci volle molto a notare, che Gabriel aveva perso quel velo opaco che lo aveva appannato.
Gli occhi erano tornati limpidi e brillanti, e i lineamenti del viso erano più distesi. 
- Come stai? - gli chiese Michael
- Sto bene - rispose sereno, si guardò intorno come se fosse la prima volta che vedeva la sua camera - tutto è diverso, tutto è più chiaro. E’ come se i tasselli di un mosaico avessero preso il loro posto...
- Ehi, fratellone! - sorrise Michael - Sembra di rivederti come eri un tempo!
- Non si torna mai come si era prima, biondino! - gli rispose Gabriel. Si voltò verso l’esterno del suo appartamento - Cos’è questa musica?  - si alzò e si diresse verso al porta
- E’ vero, stanno suonando qui fuori - dissi voltandomi
- Sembra musica cinese - disse Raphael
- A me sembra giapponese - disse Michael
- No è cinese!
- Ascoltate invece di chiaccherare - disse Gabriel.
Aprì la porta e rimase a guardare ciò che stava accadendo nel corridoio.
La musica invase la camera.
Noi ci alzammo da terra, lo raggiungemmo velocemente attratti dai dai suoni e dai colori che avevamo intravisto.
Il corridoio (fra i più spaziosi di tutta l’astronave) era riempito da musicisti, ballerini-acrobati, vestiti con abiti di seta dai colori accesi e riccamente decorati.
C’erano ballerini che si muovevano seguendo la musica altri che agitavano dei nastri d’oro lunghissimi, altri muovevano dei grandi ventagli di carta.
Ad un certo punto il corteo si aprì e lasciò passare una ragazza che cantava con una voce acutissima una bella melodia:

Si sono sciolti i tuoi nodi
Il mare riprenderà a danzare
La Luna colorerà d’argento le spiagge ed i prati
   Il vento libererà la Primavera imprigionata nella profondità della montagna
ll profumo dei tuoi fiori volerà tra le Stelle

- Eh si, è proprio cinese - continuò Rapahel
- Per me è giapponese - insistette Michael.
Un coro di altre voci si unì alla ragazza per concludere la canzone, lanciando in aria tantissimi petali di fiori colorati.
Io ero a bocca aperta dallo stupore.
Un nano con il viso dipinto d’argento consegnò a Gabriel un fiore di Loto in madreperla.
Gabriel si abbassò per prendere il fiore:
- Nessuno deve far soffrire il Principe della Luna - gli disse il nano
- Il solito sentimentale dalla lacrima facile! - disse Michael a Raphael che si asciugava gli occhi con la manica della tunica.
- Preferisco essere lacrimoso che cinico e diffidente come te!
Tutto il corteo s’inchinò verso di noi svanendo nel nulla, lasciandoci in mezzo ad una pioggia di petali.

Quando tornammo nell’anfiteatro trovammo Xantyan che teneva tra le braccia Alice corteggiandola e coccolandola con una sensualità, devo dire, molto coinvolgente.
- Cosa si sta inventando quel ruffiano!? - bofonchiò immediatamente Michael.
Prendemmo i nostri posti.
Tutti nella sala si accorsero di quanto Gabriel fosse cambiato.
Ci scambiammo sguardi di tacita felicità, ma lui non diede rilievo a tutto questo, era in piedi accanto al Re e la Regina, interessato solo a seguire gli avvenimenti che coinvolgevano Alice e Xantyan.
Xantyan era fascinoso e magnetico come al solito; le baciò il collo.
- Razza di vampiro! - esclamai.
Alice sorrise e lo guardò negli occhi:
- Sei falso, bugiardo, ipocrita, meschino. Illudi gli altri e te stesso con le tue bugie. Sei la parodia del personaggio che ti sei costruito. Sei poco più di una caricatura. Sei destinato alla sconfitta...
Xantyan divenne livido di rabbia le diede uno schiaffo e la sbattè violentemente contro i gradini dell’altare dove erano seduti:
- Sei come il tuo Maestro - urlò Xantyan - testarda e orgogliosa, ma io te la sfascio la tua testa dura!
Xantyan sembrava volesse ucciderla.
Alice era abbandonata come un pupazzo di stoffa.
- Ma perché non reagisce? - chiese Michael a Gabriel.
Gabriel sorrise e fece cenno a Michael di osservare:
Alice piegò una gamba portando un piede sullo stomaco di Xantyan, spingendolo lontano da lei con una forza tale che lo meravigliò.
Xantyan offeso trasformò le sue braccia in tentacoli che lanciava verso di lei come fruste.
La colpì più volte, poi Alice afferrò uno dei tentacoli e si lanciò addosso a Xantyan.
Nella sala eravamo tutti senza fiato, Xantyan restò di stucco nel constatare che Alice era in grado di sorprenderlo continuamente utilizzando la sua stessa forza.
Erano i suoi salti e la sua velocità che lo sbalordivano.
Alice prese un grosso candelabro che era nella chiesa e lo usò come bastone contro il suo avversario.
Allora Xantyan si trasformò in una bestia orribile, con sette  teste che lanciavano fiammate incenerendo tutto quello che toccavano.
Con un colpo di una delle dieci code strappò dalle mani di Alice il candelabro e cominciò a minacciarla aggredendola con ruggiti e sputando su di lei fiamme che però non la toccavano mai.
Alice indietreggiò fino a trovarsi con la schiena schiacciata contro il muro.
Non aveva paura.
Ci stupì il suo modo di guardare quella bestia: sembrava più incurisita che spaventata.
Xantyan la minacciò anche con gli artigli graffiandole le braccia.
Alice gli sputò dritto sul muso:
- Non puoi fare niente che il mio Re non ti permetta! Sei un illuso, non hai potere su niente e su nessuno!
Un colpo di scena! La Regina ed il Re apparvero nella chiesa.
La Regina abbracciò Alice, il Re si frappose fra loro e Xantyan che, appena vide i Sovrani, tornò al suo aspetto naturale.  
- Arretra! - ordinò il Re.
Xantyan cominciò ad indietreggiare, gli mancava l’aria. Ansimava, rantolava. Faceva fatica a stare dritto in piedi tanto che si dovette rannicchiare sempre più, raggiungendo la parete opposta a quella dove era appoggiata Alice.
Si accovacciò a terra e cominciò a vomitare uno schifoso magma nero, tossiva e vomitava senza potersi fermare.
Dalle orecchie perdeva ancora un altro liquido nero che gli sporcò il collo e il lungo abito che indossava.
Alice lo guardava soffrire ed ebbe compassione per lui, quasi pietà.
La Regina si accorse di come Alice osservava Xantyan e le accarezzò la fronte:
- Vorresti aiutarlo non è vero? - le chiese.    
Alice non rispose, Xantyan riprese fiato e la guardò.
Sparirono tutti: il Re, la Regina e Xantyan.
Alice si ritovò da sola.
Non si sentivano più neppure le urla dei seguaci di Xantyan.
Si accasciò a terra si abbracciò le gambe e appoggiò la fronte sulle ginocchia.  
Non era più abituata a tanto silenzio.
Non riusciva a rilassarsi, ogni tanto alzava la testa per vedere se c’era qualcosa o qualcuno che la spiava. Non c’era nessuno.
Si era quasi tranquillizzata, quando qualcuno le prese una mano.
Alzò gli occhi ed esclamò:
- Ancora!
- Sono venuto a salutarti - rispose Xantyan, rilassato e luminoso, portando la mano di Alice sulla sua guancia
- Allora ciao!
Xantyan sorrise e si appoggiò sulle ginocchia di Alice:
- Volevo dirti che è stato un piacere incontrarti
- Per me non lo è stato affatto
- Gabriel ti ha addestrato bene, sei davvero in gamba
- Molto gentile. Adesso sparisci
- Sei ingiusta però! Lo sai che dovresti ringraziarmi?
- Questa è bella! Io dovrei ringraziare te?
- Certo, lo devi ammettere, attraverso me hai scoperto di avere una forza che non ti immaginavi neanche - poi sorrise spiritoso - dai ammettilo! Dai dai dai...
Alice si mise a ridere:
- Ma piantala! - gli diede un colpo sulla spalla.
Xantyan baciò la mano che le teneva:
- Ci vedremo ancora lo sai?
- No grazie non ci tengo
- Neanche io se è per questo.
Xantyan sparì.
Alice sospirò sollevata. Si sentì davvero libera.
Si alzò in piedi. Si stiracchiò bene, si sgranchì la gambe e cominciò a camminare nella chiesa cercando di capire come uscirne.
Una luce bianca si accese al centro della chiesa.
Dalla luce sbucarono quattro ragazze che senza perdere tempo montarono una tenda con bellisimi teli di seta rossa.
Dall’interno della tenda uscì la Regina insieme ad un’altra ragazza che teneva in mano un vestito azzurro, pulito e profumato.      
- E’ il caso che tu riprenda un aspetto un pò più ordinato - sorrisse la Regina guardando Alice come se si trovasse difronte ad un pulcino spennato.
La Regina prese per mano Alice e la condusse nella tenda.
- Ti aiuteranno a lavarti e vestirti - disse presentandole le ragazze che fecero un inchino.
Alice era imbarazzata e divertita. Fece un passo indietro.
- Posso fare anche da sola - disse intimidita - senza tutte queste cerimonie.
La Regina ordinò, a tutte le ragazze, di uscire dalla tenda.
- E’ sempre la solita! - esclamai
- Mi piace sempre di più la tua Alice! - disse Michael a Gabriel  
Come la Principessa fu vestita la tenda scomparve.
Le quattro ragazze le fecero indossare il suo mantello rosso.
- Adesso - disse la Regina stringendole le spalle - rimani ferma qui, tieni gli occhi ben chiusi e non aprirli qualunque cosa pensi stia accadendo. Aspetta il nostro segnale.
Alice chiuse gli occhi annuendo.
La Regina e le ragazze furono riassorbite dalla luce bianca che si spense.
Solo pochi istanti di silenzio, perché fuori dalla chiesa si scatenò un vento che pareva voler buttare giù le mura, e sradicare gli alberi.
Alice riconobbe le voci dei suoi carcerieri.
Urlavano: continuavano offenderla e minacciarla, ma sembrava che il vento le strappasse via dalle pareti della chiesa per lanciarle lontano.
Dopo di chè, dinuovo silenzio.
- Parlale ora può sentirti - dissi al Re.
Finalmente i contatti fra lei e noi erano tornati a funzionare.
- Puoi aprire gli occhi ora.
Alice sussultò aveva riconosciuto la voce del Re:
- Sei stata grande lo sai?
- Si lo so!     
In sala ci furono risatine soffocate.
- Non riesce mai ad essere seria - dissi a Raphael
- Da quale pulpito! Nel tuo Clan siete tutti così - mi rispose 
- Stiamo per venire a liberarti - continuò il Re
- Finalmente!
- Lo sai che hai conquistato tutti con le tue acrobazie? - intervenni
- Uriel! - esclamò - Come sono felice di sentirti!
- Siamo tutti innamorati di te - le disse Gabriel
- Sono speciale! - rise Alice
- Si - rispose lui - ma non credere che questa volta ti lascerò scappare con il primo simpaticone che capiterà da queste parti! 
Alice non parlò più, anche Gabriel non riuscì a dire niente.
Avevamo gli occhi puntati su di lui, la sua vicenda ci coinvolgeva sempre di più. Più passava il tempo, più gli eravamo vicino.
Il Re mi fece cenno di isolare Alice dalle nostre voci.
- Michael riunisci le tue legioni - disse
- Oh! Santa pace! - esclamò raggiante - Era ora!
- Che tutti i viaggiatori riprendano il loro cammino - continuò il Re - e tu - indirizzandosi a Gabriel -  vai dalla tua Principessa.

Non so chi fosse più felice, se lui nel sentire le parole del Re o noi per lui!