Cap 10: EN FEU ET EN GLACE - NEL FUOCO E NEL GHIACCIO


EN FEU ET EN GLACE
NEL FUOCO E NEL GHIACCIO

Erano passate poche ore dalla conversazione di Alice e Raphael.
Gabriel, nel bosco, camminava tra gli alberi lentamente.
Intorno a lui si sentivano i pochi suoni della natura che si stava risvegliando. L’aria fresca, la luce argentata del mattino erano la sola compagnia che aveva.
Pensava e ripensava agli avvenimenti delle ultime ore:
alle rivelazioni di Alice ed al rischio per Hal di essere allontanato dalla città.
Un fatto del genere non era mai accaduto prima, lo stesso Xantyan andò via di sua spontanea volontà.
Ma per Hal la cosa sembrava aver preso una piega più grave
anche a causa delle forti pressioni di Michael, che vedeva in lui un pericolo serio. Michael non lasciava attenuanti, neppure considerando la reale inconsapevolezza che noi tutti avevamo accertato nel animo di Hal.
Ma l’infelicità di Alice, per Gabriel, era il cruccio che non lo abbandonava da ore.
Non faceva che pensare a lei in ogni cosa si trovasse a fare.
Vedeva Alice ovunque: nei riflessi di luce fra le foglie, nell’ombra che lo seguiva camminando.    
Una leggera brezza lo accarezzò e per un attimo si sentì liberato da tutte quelle preoccupazioni.
Fece pochi altri passi, ma si dovette fermare.
La sua strada venne interrotta da un tavolo con sopra una scacchiera con due sole pedine: una bianca e una nera.
Xantyan era seduto di fronte alla scacchiera.
Gabriel per la prima volta ebbe paura.
Xantyan gli sorrise e con un gesto elegante spostò leggermente la pedina nera che sfiorava con le dita, facendo cadere la pedina bianca:
- Sto arrivando - disse con un tono di voce che non nascondeva una calcolata cattiveria.
Scomparve immediatamente, la scacchiera e il tavolo presero fuoco.
Qualcosa di pesante colpì Gabriel dietro il collo facendolo cadere semicosciente.
Sentì addosso una pressione che lo teneva bloccato in terra.
Qualcosa di tagliente si torceva nel fianco, provocandogli un dolore lancinante.
Aprì gli occhi e vide che era avvolto da una nebbia viola.
All’improvviso delle visioni.  
Immagini che scorrevano davanti a lui come un nastro impazzito, avanti e indietro, lentamente o velocemente, senza logica, senza continuità.

Vide una strana nebulosa avanzare e circondare la nostra città.
Se stesso riverso in un lago si sangue.
Alice correre da sola in un deserto.
Hal precipitare da una montagna.
Ancora la nostra città distrutta da un incendio.
Xantyan che avanzava a capo di legioni e legioni di seguaci.
Pianeti abbandonati, popoli in fuga, stupri, omicidi.
Ancora Alice da sola in un tunnel buio pieno di: cadaveri e povera gente mutilata, bambini che piangevano.  
Terremoti; geografie devastate da frane che ingoiavano tutto lasciando solo desolazione.
Ancora Xantyan che avanzava.
Vide il nostro Re prigioniero: chiuso in una piccola stanza senza poter uscire.
Michael a capo del suo esercito che combatteva.
Alice che impugnava una spada d’oro, come fosse una croce.

Gabriel cercò di liberarsi dalla morsa che lo inchiodava a terra.
Ci riuscì, a fatica, ma ci riuscì.
Si alzò in piedi, frastornato, con la vista annebbiata.
Tutto era confuso intorno a lui.
Avvertiva la presenza di qualcosa di malefico che lo minacciava.
Un pezzo di legno, un ramoscello, conficcato nel fianco, gli aveva provocato una profonda ferita.
Provò ad estrarlo ma una scheggia rimase all’interno.
Aveva perso molto sangue.
Si lanciò in una corsa disperata per uscire dal bosco.
Correva inseguito da voci stridule acutissime, che urlavano, ghignavano e ridevano graffiando l’aria infetta e stregata.
Continuava ad essere colpito alla schiena.
Sentiva la pelle lacerata da qualcosa di affilato che lo torturava.
E ancora boati, esplosioni, lo stordivano.
Due nuove voci si distinsero fra tutte.
Una urlava, l’altra più calma, ma con tono acido e perfido, pronunciavano parole che sembravano straniere, ma non erano altro che la nostra lingua scandita alla rovescia.
Due voci che rispondevano ad un unico nome: Xantyan. 
- Corri - diceva - vai ad avvisare il tuo Re che il suo tempo è finito. Corri corri e vagli a riferire cosa hai visto!
Cancellerò ogni traccia che parli di voi.
La vostra città sarà la vostra tomba.
Berrò il vostro sangue e lo sputerò nel fango che ingoierà la vostra disperazione. La vostra sofferenza sarà la mia gioia.
Nessuna purezza, nessuna pietà, fermeranno la mia avanzata.
Affilerò le mie unghie sulle vostre anime.
Le vostre lacrime scorreranno tra i miei denti.
Niente rimarrà di quello che voi avete creato.
Nessun ostacolo impedirà la mia vittoria.
M’innalzerò così maestoso che tutto l’Universo sarà schiacciato dalla Mia Gloria!
Il Mio Impero sarà l’unica legge.
Io occuperò il Trono del tuo amato Re!

Gabriel attraversò il bosco e raggiunse il parco dove trovò la Regina in compagnia di molti di noi.
Arrivò di fronte a lei con la veste inzuppata di sangue impressionando tutti. Stremato si gettò a terra sulle ginocchia e con un filo di voce riuscì solo a dire:
- Maestà, siamo in pericolo.
Cadde svenuto ai piedi dei presenti, e subito una chiazza di sangue si allargò sotto di lui. 
- Cosa ti hanno fatto?! - urlò la Regina chinandosi.
Duma abbracciò la Regina e la sollevò allontanandola.
Zaphiel e Leliel girarono il corpo il Gabriel.
Sachiel gli strappò la veste scoprendo la ferita.
Fece pressione con le dita ed estrasse la scheggia che era ancora annidata, poi allarmato strillò:
- Chiamate Raphael!
Gabriel ancora privo di sensi fu portato nei suoi appartamenti.
Raphael si occupò di lui.
Come medico impedì a chiunque, anche il Re e la Regina, di far visita a Gabriel che si svegliò molte ore dopo. Raccontò tutto quello che era successo, Raphael ne fece una relazione che Sachiel consegnò ai Sovrani.
Solo più tardi Michael ebbe il permesso di salutare il fratello.
Michael andò da Gabriel che stava seduto sul suo letto, sorretto da più cuscini:
- Dimmi che il dottore ti ha rimesso in sesto - sorrise Michael prendendo con forza una mano di Gabriel accennando ad una a sfida a braccio di ferro.
- Sono come nuovo - rise Gabriel.
Michael si avvicinò alla vetrata guardando fuori.
- C’è una bella luce - disse Gabriel
- Già, ma Uriel ad ovest ha avvistato una nebulosa avanzare verso di noi - rispose preoccupato Michael
- Si sta’ avvicinando: devo parlare con il Re e la Regina - mormorò Gabriel - ho visto cose terribili...
- Parlerai domani con i Sovrani, ora devi solo riposare - intervenne Raphael - e poi non sembra che Xantyan abbia tutta questa fretta
- Questa volta il nostro amico fa’ sul serio - continuò Michael.
Rimasero tutti e tre muti ad osservare il cielo che si colorava con i toni del tramonto.
- Non capisco perché si accanisce così ferocemente su di te - chiese Michael
- Perché quando decise di andarsene mi invitò a seguirlo, ed io rifiutai - si fermò guardando verso l’ingresso della camera.
Michael si voltò e vide Alice entrare ed avvicinarsi al letto.
Gabriel allungò un braccio e lei gli prese la mano sedendosi accanto a lui. Scoppiò a piangere abbracciando Gabriel che la strinse forte a sé.
Michael li guardò alzò gli occhi al cielo e si avvicinò a Raphael:
- Io questi due proprio non li capisco! - disse sconcertato.
Alice piangeva e piangeva, appoggiata alla spalla di Gabriel che le accarezzava i capelli con dolcezza.
Raphael e Michael rimasero zitti zitti a guardarli piuttosto emozionati. 
Alice si sollevò ridendo:
- Credo di aver finito le lacrime - disse asciugandosi gli occhi.
Gabriel le accarezzò il viso e lei posò la guancia sulla mano.
Si guardavano senza parlare.
Lui fece scivolare la sua mano morbidamente sulla spalla e sul braccio di lei in una lunga carezza, per incrociare le sue dita con quelle di Alice.
- Eh no! - esclamò Raphael avvicinandosi ai due - Così mi metto a piangere anche io!
Raphael strinse le spalle di Alice che si girò verso di lui. 
- Il peggio è passato - le disse - già da domani potrete riprendere i vostri addestramenti.
Raphael alzò Alice dal letto.
- Adesso fuori - disse - il malato deve riposare - concluse con ironia
- Ciao fratellone! - disse Michael baciando Gabriel sul viso
- Ciao biondino - rispose ridendo Gabriel tirando una ciocca dei capelli di Michael.

Il giorno dopo Gabriel raggiunse il Re e la Regina sul terrazzo.
- Una nebulosa ha circondato la città - disse il Re
- Non è una nebulosa - rispose Gabriel
- Già... - continuò il Re - ho allertato tutte le legioni di Michael, tutti i confini della città sono stati fortificati, e ho intensificato i turni di guardia.
Gabriel scosse la testa abbassando lo sguardo:
- Xantyan ha un piano diabolico - disse
- Aspetta una nostra mossa - continuò il Re - ma nessuno di noi sarà autorizzato a prendere decisioni: ho indetto il coprifuoco per questa notte e per i giorni che verranno.
La Regina si accostò a Gabriel che ascoltava pensieroso le parole del Re.
- Tutto deve rimanere immobile - disse lei - Xantyan si muoverà solo se attacchiamo noi. Questo non deve accadere.
Gabriel era inquieto. Sembrava tutto perfetto eppure sentiva che ormai la partita era iniziata. Guardò i Sovrani e provò un disagio che non riuscì a controllare. Continuò a guardare il cielo offuscato dalla nube che nascondeva le milizie del nostro avversario.
- Appena il Terzo Sole sarà tramontato tutti gli abitanti della città dovranno entrare nei loro appartamenti. Non dovranno uscire fino ad un mio nuovo ordine: nessuno si potrà muovere - concluse il Re.
   
Quella fu una giornata febbrile.
Tutti, nessuno escluso, eravamo impegnati ad organizzare i nostri compiti sapendo che per molte ore, e forse per giorni, saremmo stati costretti a rimanere ognuno ai propri posti senza potersi spostare.
Io subito mi sistemai nella postazione di vedetta ad ovest.
Michael si unì ai suoi guerrieri, sperando di non dover intervenire.
Gabriel insieme ai Sovrani teneva d’occhio il cielo.
Raphael sentiva su di sé la pressione di un evento doloroso.
Aveva paura che le visioni di Gabriel fossero il segno di qualcosa di inevitabile.
Il Terzo Sole stava per tramontare, e tutti gli abitanti della città si accingevano a chiudersi nei propri appartamenti.
- Ci siamo - disse il Re - Ruhiel controlla che nessuno sia rimasto in giro
- C’è ancora Alice nella Camera del Suono che sta ultimando i rilevamenti; Mastema, Ra’Amiel e Mihr sono nel parco
- Richiamali - ordinò il Re.
Ruhiel richiamò simultaneamente Mastema, Ra’Amiel e Mihr, ma quando stava per pronunciare il nome di Alice Gabriel lo fermò:
- La vado a chiamare di persona - disse Gabriel.
Il Re non disse nulla, lo lasciò andare.

Gabriel arrivò vicino la Camera dove stava lavorando Alice, proprio mentre lei usciva. La sorprese alla spalle.
- Tu vieni con me - le disse afferrandola e rientrando nella Camera che si richiuse automaticamente.
- No fermo, lo sai che non possiamo entrare! - esclamò lei
- Si che possiamo - rise lui.
Gabriel si appoggiò ad una parete e prese Alice tra la braccia.
- Perché sei venuto qua? Stanno richiamando tutti...
- Volevo rimanere da solo con te
- Allora approfitto per riposarmi - rise lei accoccolandosi tra le braccia di Gabriel - è tutto il giorno che armeggio con questi vetri...
Gabriel la guardò e rise, poi appoggiò la testa sulla parete e cominciò ad osservare il soffitto da dove scendevano i tubi di vetro.
Erano soli in una stanza argentata, piena di luccichii e riflessi che l’argento delle pareti e la trasparenza del vetro si rimandavano.
Il silenzio ovattato che riempiva la Camera rendeva tutto strano e surreale.
- Non ti addormentare - disse Gabriel ironico
- No che non mi addormento! - rispose sarcastica Alice.
Rimasero abbracciati in silenzio finchè Alice non guardò Gabriel assorto nei suoi pensieri.
I loro sguardi si incrociarono, subito Alice posò nuovamente la testa sulla spalla di lui.
- Non so se faccio bene a dirlo...
Quelle parole accesero l’attenzione di Gabriel.
- Il fatto è che quando sono con te io provo delle emozioni così grandi... - continuò Alice timorosa. Si lasciò andare - Tu sei come il mare: avvolgi tutto quello che ti è vicino e lo porti lontano a cullarlo fra le onde.
Gabriel chiuse gli occhi e affondò il viso fra i capelli di Alice.
- Emozioni così, con il mio sposo, non mi hanno mai neanche sfiorato - continuò Alice - e non capisco perché - concluse con una certa delusione.
Gabriel lasciò andare un sospiro e aprì gli occhi: 
- Perché io ti amo - disse fermo e sicuro
(...e finalmente dico io!)
Quelle poche parole turbarono Alice, Gabriel se ne accorse e la strinse ancora più forte.
- E’ giusto che tu lo sappia - le disse.
Alice era confusa, sorpresa di non aver colto prima la vera essenza del legame che la univa a Gabriel.
Ebbe la sensazione che tutto fosse stato stravolto e riordinato in un attimo.
- Ascoltami - disse Gabriel - tu non sarai mai sola. In ogni luogo, in qualunque condizione ti troverai a vivere, io sarò con te. Anche quando ti sentirai sopraffatta dall’ingiustizia e ti sentirai perduta: io ci sarò, sempre.
Io sarò il tuo angelo.
- Così mi spaventi - rispose Alice - mi stai prospettando un futuro che mette paura!
- Tu non devi aver paura - disse spostandole i capelli dal viso - tu sei un guerriero e sei destinata a vincere.
Alice e Gabriel si guardarono.
Lui stringendole le braccia allontanò da sè con un sorriso:
- E’ bene che torni dal tuo sposo, ti starà cercando.
Uscirono dalla camera.
Hal stava proprio lì fuori aspettando che Alice uscisse:
- Ah! Grazie Gabriel! Me l’hai portata! - esclamò prendendo Alice in braccio e caricandola sulle spalle.
Alice scoppiò a ridere chiedendogli di rimetterla a terra.
- Dobbiamo rientrare manchiamo solo noi due all’appello! - disse Hal. 
I due sposi corsero via allegri.
Gabriel li guardò serio, per poi avviarsi verso la direzione opposta.

La città era deserta, immobile.
Non era mai stata così vuota, abitata soltanto da un silenzio innaturale.
Assediata dalla nube che sembrava ridere di noi.
Alice se ne stava sdraiata a terra fra i cuscini, davanti alla vetrata che lasciò aperta, per guardare rilassata, il cielo.
Hal che aveva deciso di leggere un libro, si era addormentato.
Alice si voltò e lo guardò con affetto.
- Più che tua moglie mi sento il tuo guardiano - disse ad alta voce con una certa ironia.
Tornò ad osservare il cielo. Hal si svegliò di soprassalto:
- Alice ci sei!? - esclamò spaventato
- Ci sono
- Ho avuto la sensazione che ti fossi allontanata - disse lui sedendosi a terra accanto a lei
- Io non mi muovo - disse Alice guardandolo dritto in faccia come se fosse la prima volta che lo vedeva - Hal, ho pensato che forse è meglio che tu ritorni dai tuoi compagni - gli disse indicando la nube
- E io e te? - chiese Hal triste
- Saremo buoni amici. Proveniamo dallo stesso luogo, ma non siamo della stessa natura, tu qui non stai bene, la tua vera casa è con loro.
Hal si fermò a pensare, guardandosi intorno:
- Dovrei perdere tutto questo per tornare là...Che senso ha avuto allora tutto quello che ho fatto? Credi sia stato semplice per me partire e ritornare in questa città? Non credere sia facile per chi vive in quel regno potersi allontanare...  - rimase in silenzio con gli occhi fissi sul pavimento, poi riprese ancora più triste - appena ti ho vista ho pensato che solo con te sarei stato felice. Sei stata tu a farmi tornare
- Ma io non voglio essere il tuo carceriere
- Puoi essere mia complice però, io sono qui, ma tu perché non vuoi accettare quello che di me appartiene a Xantyan?
- Questo non è possibile
- Perché? - insistette incredulo
- Perché io non voglio avere niente a che fare con il tuo Re      
Hal si alzò offeso, guardò la nube, e dinuovo Alice:
- Hai ragione: il mio Re. Quando ero con lui non mi sono mai sentito così osservato, studiato, spiato, come qua da voi! Forse hai ragione io e te proveniamo dalla stessa città ma abbiamo una natura diversa!
Fece cenno di spostarsi in un’altra camera, ma si fermò a guardare la nube con una certa ansia.
- Hai notato niente? - chiese ad Alice
- No
- Mi è sembrato di vedere una luce accendersi
- Qualunque cosa accada dobbiamo aspettare nuovi ordini.
Hal prese il suo libro e si trasferì nella camera accanto.
Alice si appisolò.
Il silenzio era a malapena disturbato dal fruscìo delle tende mosse dal vento.
Un urlo svegliò Alice spaventandola.
Hal sembrava disperato:
- Cosa c’è?
- Guarda! Guarda qui! - strillò Hal porgendole lo strumento che già li aveva fatti litigare.
Alice appena lo vide andò su tutte le furie:
- Avevi promesso...
- Non è il momento di discutere guarda qui. Stanno per attaccare, la città rischia di essere distrutta!
Alice gettò a terra l’oggetto arrabbiata.
- Devo dare l’allarme! - strillò Hal
- Tu non ti muovi! - tuonò Alice cercando di fermarlo
- Ma non capisci?
- Vuoi che chi è a guardia della città non sappia quello che deve fare?
- Io ho visto la nube muoversi! Dobbiamo andare via da qua!
- No!
Hal sembrava fuori di sé.
Cercò di trascinare Alice fuori dalla camera, mentre lei continuava a trattenerlo.
- Devo dare l’allarme!
Hal riuscì a liberarsi dalla presa di Alice e corse fuori dall’appartamento.
Alice richiuse l’ingresso facendo un passo indietro.
Si sentì attraversata da un presagio che la fece tremare.
Hal corse lungo i corridoi dei palazzi, lungo le strade della città dove si sentiva solo il rumore dei suoi piedi.
Venne da me.
Quando me lo vidi difronte mi prese un colpo!
- Cosa ci fai tu qui?! - urlai
- Devi dare l’allarme! L’ho vista muoversi!
Diedi una rapida occhiata agli strumenti del tavolo di controllo.
Tutto era tranquillo.
Tutto tranne Hal, che sembrava invaso dal terrore.
- Devi dare l’allarme! - mi assalì
- Non puoi stare qui torna al tuo posto!
Lo colpii per allontanarlo. Ci fu una colluttazione.
Hal si guardava intorno per capire come attivare l’allarme.
Riuscì a far scattare l’allarme.
Un suono forte simile a quello di un corno, ma così potente che fece vibrare tutto.     
In concomitanza di quel suono, la nebulosa, che fino ad all’ora non aveva dato nessun segno, si accese ad intermittenza per due volte, di una luce viola.   
Io mi sentì paralizzare, Hal si spaventò.
- Guarda cosa hai fatto sei contentò?! - strillai.
Hal indietreggiò. Io gli diedi una spinta, lo vidi fuggire via.
Mi collegai immediatamente con tutti gli altri guardiani, già agitati.
Nel frattempo tutti gli altri chiusi nelle loro abitazioni ebbero un sussulto nel sentire l’allarme in azione.
Michael guardò perplesso i suoi guerrieri.
Gabriel si avvicinò alla vetrata del suo appartamento per guardare la nube.
Alice era ancora salda nella sua camera.
- Apri Apri!
Alice aprì la porta ed entrò la Regina:
- Non stare qui è suonato l’allarme! - esclamò angosciata.
Alice tramortita dal suono della tromba e dalla presenza della Regina, faceva fatica a capire cosa stesse accadendo.
- Abbiamo fatto riunire tutti nella Sala dei troni - continuò la Regina - ti do l’autorizzazione per uscire, ma ti prego non stare qui! Avviserò io il tuo sposo!
A Gabriel tornò in mente Xantyan che spostava la pedina nera per far cadere quella bianca.
La Regina abbracciò Alice per tranquillizzarla, e Alice si trovò fuori dai suoi appartamenti.
La Regina si diresse verso la grande finestra, fra le tende che ondeggiavano al vento.
Lasciò andare un sospiro di sollievo, sentendosi più tranquilla sorrise.
Xantyan riprese il suo aspetto: quella non era la Regina.      
- Ti ho fregato mia bella Principessa! - disse pieno di soddisfazione, lasciandosi andare ad una fragorosa risata, perfida e aspra.
L’appartamento di Hal e Alice prese fuoco.
Xantyan alzò le braccia al cielo, verso la nebulosa.
Un’esplosione agghiacciante fece tremare ogni cosa.
La nube si squarciò e dal suo interno si proiettarono miriadi di fuochi, come stelle che precipitavano dal cielo.
Era l’esercito di Xantyan che invadeva la nostra città.
- La guerra è cominciata - mormorò Gabriel appoggiando la fronte sul vetro.      

Bastò un attimo che il fuoco s’impossessò della Città d’Oro.
Fiamme così imponenti da divorare in un battito di ciglia, qualunque cosa sfiorassero.
Le montagne si sgretolarono come fossero di sabbia.
Si aprirono voragini tali che ingoiarono intere vallate.
I palazzi d’oro e d’argento esplosero facendo volare schegge taglienti che brillavano nell’aria.
Il mare si gonfiò formando una grande onda, che si riversò sulle strade spazzando via tutto quello che trovava al suo passaggio.
Un’onda d’acqua che si trasformava in ghiaccio.
Quella che era la Città d’Oro, stava diventando una prigione di ghiaccio che conservava immagini di desolazione e morte.
Michael immediatamente partì con i suoi guerrieri.       
Sicuro della sua superiorità nei confronti di Xantyan, lanciò se stesso e le sue legioni contro gli avversari, come dei kamikaze.
Il cielo si riempì di fuochi che si rincorrevano.
Sembravano stelle impazzite: roteavano, cadevano in picchiata per poi risalire improvvisamente. Si fermavano e dinuovo si proiettavano in scontri con esplosioni che echeggiavano fino a terra.
Xantyan seguiva tutto questo dal terrazzo degli appartamenti dei nostri Sovrani, con gli occhi scintillanti di gioia.
Dal sottosuolo partì una grande astronave.
Una vera e propria città volante.
Tutti i nostri che si erano messi in salvo, si erano rifugiati lì.
L’astronave fuggì via velocemente.
Xantyan la guardò salire nel cielo rischiarato dalle luci dell’alba con uno strano sentimento: un misto di soddisfazione e nostalgia.
Michael continuava a spingere indietro il nemico in una battaglia che sembrava non avere fine.
Gabriel venne inviato dai Sovrani, con una seconda astronave, a richiamare tutti i nostri compagni che abitavano nelle stelle e nei pianeti dell’Impero.       
Fu chiesto loro di abbandonare quei luoghi già occupati dalle milizie del nuovo Sovrano.
Alcuni risposero al richiamo, molti altri no: preferirono continuare a vivere con i popoli indigeni.    
Per le popolazioni dell’Impero fu un trauma vedere i Principi allontanarsi così velocemente dalle loro vite.
Si sentirono abbandonati, come orfani.
Osservavano l’astronave di Gabriel come un miraggio apparire in cielo e scappare via.
Avvenne che qualcuno chiese di farli salire sull’astronave e portarli con lui, spaventati da un futuro che appariva nefasto.
Gabriel non fu autorizzato a caricare nessuno.
Questo atteggiamento venne interpretato come un segno di crudeltà e indifferenza da parte del nostro Re verso i suoi sudditi.

Io mi trovavo nella città nel mezzo della battaglia.
Il Re mi aveva chiesto di cercare Alice. La trovai mentre si allontanava dalla Sala dei Troni assediata dalle milizie di Xantyan.
Quando la vidi ebbi un tuffo al cuore. Alice era sconvolta.
- Ci sono guardie ovunque! - esclamò
- Dobbiamo andarcene da qua - le dissi prendendole la mano.
Corremmo fra le macerie e le esplosioni, schivando crolli e soldati di Xantyan che ci attaccavano ogni volta riuscivano a vederci.
Alice lanciò un urlo di terrore nel vedere imprigionata fra i ghiacci Màlj e il suo bambino. Molti di noi fecero quella fine. 
Saltavamo dalle rovine dei palazzi o ci lasciavamo cadere scivolando sulle lastre di ghiaccio.
Combattemmo contro i soldati di Xantyan che sbucavano all’improvviso da ogni dove. 
Dovevamo raggiungere il deposito di piccole navicelle per salire sull’astronave dove ci aspettava il Re.
Scoprimmo ben presto che tutte erano state confiscate dal nemico.
Io e Alice cercammo un riparo.
Ci infilammo in un corridoio di uno dei palazzi e ci rifuggiammo un chiostro.
Sentivamo i rumori della battaglia lontani e ovattati.
- Dobbiamo rinunciare alle navicelle, non abbiamo scelta - dissi
Ci sedemmo a terra, fra le macerie, incrociammo le gambe e unimmo i palmi delle nostre mani.
- Sei pronta?
Alice annuì.
Chiudemmo gli occhi. Ci trasformammo in due globi brillanti e volammo in cielo con la velocità della luce.
In questo modo fuggimmo dalla città per arrivare sull’astronave, che era ormai la nostra nuova casa.

Michael nel frattempo aveva costretto l’esercito nemico a rientrare alla base, concludendo la battaglia.
- Li ho bloccati quei maledetti! - gridò rabbioso
- Fai rientrare i tuoi guerrieri - disse il Re - tu ancora no.
Il Re ordinò a Michael e Gabriel di cercare Hal.

Io e Alice entrammo nella nostra nuova casa, che si stava dirigendo verso Amaltea, un satellite di Giove.
Il Re e la Regina, ci aspettavano in una grande sala, insieme a tutti gli altri.
Quando Alice vide i Sovrani scoppiò a piangere.
- Sono stata ingannata! - diceva - E’ colpa mia se è accaduto tutto questo! Ho commesso un errore imperdonabile! Come ho fatto a non accorgermi...
- Ora non ha più importanza - disse la Regina intenerita prendendole il viso tra le mani.
Il Re avanzò verso di loro e posò una mano sulla spalla di Alice.
- Vieni con me - disse facendo cenno anche a me e Raphael di seguirlo.
Ci portò in una camera, dalla luce blu molto scura ma anche molto rilassante.
Al centro un tavolo con sopra una scatola nera e un mantello rosso.
Il Re avvicinò Alice a lui.
- Devi partire - le disse.
La avvolse con il mantello rosso e le consegnò la scatola nera.
Le prese il viso tra le mani e le aprì lievemente la palpebra inferiore, prima dell’occhio destro poi del sinistro.
Fece cadere all’interno degli occhi due gocce d’argento e d’oro che scesero spontaneamente dalle sue dita.
Altre due gocce le fece cadere nelle orecchie.
D’oro a destra, d’argento a sinistra.
- Dovrai viaggiare - riprese il Re - visiterai tutti i pianeti e le stelle abitate. Osserverai ogni cosa, ogni dettaglio. Scriverai un diario e riferirai a noi tutto ciò che vedrai. Nessuno deve sapere  chi sei o da dove vieni. Tu sarai i nostri occhi e le nostre orecchie. Non sarai sola: Uriel si terrà in contatto con te, tieniti pronta a ricevere e non preoccuparti se a volte le vostre comunicazioni saranno interrotte. Avrai molti ostacoli e molti nemici da affrontare. Incontrerai altri come te, ma lascia che siano loro a riconoscerti. Più in là ritroverai Hal. Lui ti racconterà una storia. Dovrai verificare se corrisponde alla storia che potrai leggere sul libro che è chiuso nella scatola. Hal dovrà seguire le tue indicazioni per ricostruire una città. Non forzarlo, ma se lui non ti seguirà, dovrai continuare da sola. Altre cose le scoprirai durante la tua missione. Ricordati sempre che io credo in te - concluse.
La baciò sulla fronte e la consegnò a me.
Le cinsi le spalle con un braccio.
Il Re ci sfiorò con le mani e noi ci ritrovammo su Venere.
Alice era perplessa, camminava su e giù avvolgendosi nel mantello nervosamente:
- Cosa posso dire? Non so se sono all’altezza per un compito così...Non c’è nemmeno modo di rifiutare...E se io non volessi? Se non fossi in grado? Mi state forzando a fare qualcosa senza che io ne sia convinta!
- Sei stata addestrata da Gabriel - le risposi - è questa la tua forza. Lui ti ha riconosciuta immediatamente, sa quanto vali.
- Ma non è qui ora
- Non sa che stai partendo. Che sia io ad accompagnarti è una decisione del Re...Devo dire che è una decisione piuttosto insolita...Meraviglia anche me...   
Si alzò il vento.
Era un’altra astronave che la stava venendo a prendere, per portarla lontano da noi. Mi emozionai molto nel vederla partire. L’aspettava una nuova vita.
Una vita di solitudine, priva di radici.

Gabriel e Michael intanto avevano rintracciato Hal.
Accompagnato da Xadre, stava fuggendo a bordo di una delle nostre navicelle sequestrate dalle milizie di Xantyan.
Hal e Xadre furono presi dal panico quando videro apparire i miei due fratelli davanti a loro.
- Dove credevi di andare? - disse Michael afferrando Hal per il collo costringendolo ad inginocchiarsi ai suoi piedi.
- Cosa volete farci!? - urlò Xadre
- Bel bastardo che sei! - disse Michael colpendolo alla schiena per farlo cadere - scappi abbandonando la tua famiglia!
- Cosa è successo alla mia famiglia?
Michael non rispose, ma gli diede un calcio sullo stomaco.
- Tu vieni con noi!
Prese dinuovo Hal per il collo tirandolo su in piedi.
- Che ne sarà di me?! - strillò Xadre
Gabriel e Michael scomparvero insieme ad Hal.
La navicella con Xadre precipitò verso una stella incendiandosi.   
Hal fu portato sul pianeta Terra, sulla cima della montagna più alta.
Michael lo faceva strisciare ai suoi piedi colpendolo con calci e con la sua lancia.
Hal era disperato, strillava e piangeva invocando pietà.
- Io credevo di fare bene! - diceva aggrappandosi alle spalle di Michael - Ho dato l’allarme per avvisare che eravamo in pericolo...Credetemi!
- Stai zitto maledetto! - Michael continuava a colpirlo - Devi stare zitto! Sei un virus ecco cosa sei!
- Credetemi! Io l’ho fatto a fin di bene!
- Chiudi quella bocca! - tuonò furioso Michael colpendolo in pieno viso buttandolo a terra - Ringrazia il nostro Re che ti dà un’altra possibilità! - continuò prendendolo a calci - Se era per me ti rimandavo dove ti ho raccattato, ma neanche lì ti vorrebbero, sei troppo meschino troppo vile, sei mediocre, sei infetto anche per loro!
Gabriel fermò Michael e si diresse verso Hal.
Hal vedendolo avanzare ebbe ancora più paura e indietreggiò.
Gabriel lo aiutò ad alzarsi con molta gentilezza.
Hal lo guardava affascinato e terrorizzato.
Gabriel appoggiò, lievemente, il dito medio e il pollice vicino agli occhi e l’indice sulla fronte di Hal:
- Cerca di ricordare quello che hai scritto sulla fronte, è il solo modo che hai per modificare il tuo destino - gli disse.
Hal urlò per un dolore simile ad una marchiatura a fuoco.
- Ora non hai più né il tuo nome né il tuo titolo - continuò Gabriel
- No! - continuò ad urlare Hal preso dal terrore
- Dovrai ricominciare tutto da capo - concluse Gabriel.
Hal continuava a strillare e piangere.
Michael e Gabriel lo gettarono giù dalla montagna.
Lo guardarono precipitare e rimbalzare sulle rocce come un pupazzo.
Presero la via del ritorno.

Arrivarono sull’astronave.
Nella grande sala c’erano ancora il Re e la Regina, con tutti noi, a discutere sulla nostra nuova condizione.
Non appena Michael e Gabriel entrarono, nella sala si fece silenzio.
Michael capì subito che qualcosa non quadrava. 
Gabriel con una rapida occhiata passò in rassegna tutti noi.
Tornò a guardarsi intorno smarrito.
- Dov’è Alice? - domandò.
Nessuno rispose. Gabriel guardò me e Raphael, poi di nuovo:
- Dov’e?
- E’ partita - rispose il Re
- Partita - ripetè ad eco - come partita? - chiese al Re - Non capisco...E’ partita senza di me?
- Uriel l’ha accompagnata - rispose il Re.
Gabriel impallidì, scosse la testa, tornò a rivolgersi al Re:
- Cosa vuol dire? - disse alzando la voce con rabbia davanti alla faccia del Sovrano - Perché Uriel? Io sono il suo Mentore! Io dovevo accompagnarla!
Gabriel si sentì schiacciare dal silenzio che comprimeva la sala e ancora di più dal silenzio irritante del Re che non dava spiegazioni.
Fece fatica a trattenere le lacrime:
- Non così - mormorò con gli occhi bassi.
Tornò a guardare me e Raphael sperando in una complicità che non eravamo in grado di dargli.
- Non capisco - ripeteva guardando in faccia il Re - perché me l’hai portata via così?
Aveva gli occhi lucidi e la voce si spezzò, non riuscì più a parlare.
La Regina allungò il suo braccio verso di lui.
- Non mi toccare - disse Gabriel allontanandosi bruscamente.
Gabriel voltò le spalle ai Sovrani.
Andò via lanciando a me e Raphael un’occhiata colma di una tristezza tale che ci fece ingoiare da un senso di colpa che sinceramente non meritavamo.                   
Michael ruppe il silenzio:
- Ogni tanto potresti farci capire come lavora il tuo cervello - disse  seccato al Re.
Il Re rimase trincerato nel suo mutismo.
- Credo che noi meritiamo delle spiegazioni - incalzò Michael ancora più drastico - dal momento che ti siamo così fedeli!
Il Re non parlava, ma non sembrava felice di quella situazione.
- Parlare con i propri collaboratori rende più leggere le responsabilità - continuava Michael pungente.
Il Re era come assente, avvolto da una cupezza mai vista prima sulla sua persona.
Alcuni musicisti si avvicinarono a lui con un sorriso.
- Vuoi che suoniamo qualcosa per te? - gli chiese uno di loro
- No - rispose il Re - vi prego lasciatemi solo.
Il Re prese la strada che lo conduceva ai suoi appartamenti.
La sala pian pian si svuotò.
Rimanemmo soltanto: io Raphael e Michael a guardarci in faccia sconcertati.
- Lo devo ammettere - disse Michael - controvoglia, mio malgrado, a malincuore, ma lo devo ammettere: Xantyan è un genio!
- Che vuoi dire? - chiese Raphael
- Guarda un pò cosa è riuscito a fare con una sola mossa: la nostra città distrutta, l’Universo rovesciato, noi confinati quaggiù con un Re e una Regina in esilio. Ha colpito i nostri affetti più cari! Ha usato Gabriel e Alice per minare la pace anche qui dentro, fra di noi. Un piano geniale!        

Intanto la Regina aveva raggiunto Gabriel che camminava nelle sale e nei corridoi più isolati dell’astronave.
Lo lasciò stare finchè non lo vide fermarsi di fronte ad una finestra per guadare il luogo dove, ormai, eravamo destinati a rimanere.
La Regina cinse la vita di Gabriel con le braccia e posò il mento sulle spalle di lui. Rimasero fermi in silenzio ad osservare il suolo di Amaltea.
- Lascia che le cose seguano il loro corso - disse la Regina
Gabriel alzò gli occhi verso l’alto, seccato.
- Ogni cosa può tornare come un tempo...
Gabriel scosse la testa. Prese le mani della Regina, si liberò dal suo abbraccio e si voltò verso di lei:
- Mi dispiace, non riesco ad ascoltare le tue parole. Non voglio sembrarti ingrato, ma non è il momento di parlami in questo modo. Perdonami.
Andò via lasciando la Regina più preoccupata che mai.


L’improvvisa separazione da Alice lo fece sprofondare in un tormento così devastante che non gli diede più pace.