Cap 5: L’ ENCHANTEMENT - L’INCANTAMENTO
L’INCANTAMENTO
Il
ricordo che ho di quel giorno è davvero unico: credo fosse il più lungo e
noioso di tutta la mia vita.
La
causa fu uno spettacolo teatrale da testare.
Solo
a ripensarci mi viene da sbadigliare. Ecco sbadiglio!
Dovevamo
assistere ad uno spettacolo, il ché non era male.
Particolare
era la sua durata (credo 9 ore) e il ritmo (inesistente).
Una
storia complicatissima di rivalità e tradimenti, all’interno di una famiglia
che era anche titolare di una multinazionale; in contrasto con un’altra
famiglia con altrettante rivalità, e anche questa a capo di un’altra
multinazionale.
Non
contenti di ciò, gli autori avevano costruito degli intrecci sentimentali fra i
personaggi così complessi che ogni tanto bisognava tornare a leggere la trama
sul libretto, perché si rischiava di non capirci più niente.
Tutto
questo era condito da musiche pompose e grandi cori...
Ad
un certo punto sbucò addirittura un balletto!
Sono
convinto di essermi addormentato.
Le
lungaggini erano ulteriormente amplificate dalle pause fra un atto e l’altro e
altre pause per ogni due tempi...
Da
far girare la testa!
Durante
le interruzioni ci si sgranchiva le gambe passeggiando nel parco.
Mi
divertii ad origliare i commenti degli spettatori: i più ben disposti evitavano
l’argomento, gli altri con formulazioni diverse ripetevano lo stesso concetto:
“ Non vorrete mica farlo replicare da qualche parte questo strazio?!”.
Ebbene
qualcuno disse che con opportune modifiche la storia poteva funzionare.
Gabriel
venne raggiunto da una bambina che gli saltò in braccio ridendo.
-
Maestro guarda cosa ho trovato! - esclamò porgendogli un oggetto molto
brillante.
Gabriel
si fece immediatamente serio.
-
Un Pentacolo? Dov’era?
-
Là - indicò la bambina - vieni ti ci porto.
Gabriel
mise a terra la bambina che lo prese per mano e lo condusse nei pressi di una
grande fontana.
-
Ecco era sul prato - indicò la bambina.
Non
appena terminò la frase, un sibilo acutissimo stordì Gabriel che vide quel
prato trasformato in un ammasso di terra e sassi, la bambina completamente
ustionata e senza mani, con i moncherini grondanti di sangue.
Gabriel
chiuse gli occhi tramortito da quello che vide, ma appena li riaprì tutto era
tornato sereno: si sentivano i cinguettii degli uccellini e lo scroscio d’acqua
della fontana.
Con
un gesto velocissimo prese fra le braccia la bambina e tirò il fiato.
-
Ho fatto qualcosa di sbagliato? - chiese lei
-
Ascolta bene quello che ti dico - disse Gabriel con una certa ansia tenendole
il viso fra le mani - quando sarai nella tua nuova casa: non dovrai mai
raccogliere quello che troverai a terra, dovesse anche essere la cosa più bella
che vedrai!
La
bambina annuì.
-
Non dimenticarti quello che ti ho detto - insistette guardandola dritta negli
occhi - ora torna dai tuoi compagni.
La
guardò correre via.
Gabriel
si avvicinò alla fontana e si bagnò il viso.
Si
accorse di tremare. Quello che aveva visto lo aveva sconvolto.
Rimase
un attimo fermo con le mani immerse nell’acqua, ma non gli fu permesso
rilassarsi.
-
Ricordati che sulla tua bella Principessa io ho gli stessi diritti che hai tu.
Era
la voce di Xantyan, la udì nitida nelle orecchie come se si trovasse
vicinissimo.
-
Ma di quale Principessa parli? - mormorò Gabriel fra sé, voltandosi a guardare
tutti gli altri nel parco.
Continuò
a bagnarsi il viso.
In
veloci flash rivide: la città coperta di ghiaccio, i tre cerchi sul pavimento
della sua camera, il cerchio di fuoco che lo assaliva e la Regina che
insistentemente gli chiedeva:
“Ma fra i tuoi allievi o nel tuo Clan nessuno ti ha colpito in modo
particolare?”
Proprio
la Regina camminava verso di lui.
-
Guarda cosa ha trovato una mia allieva - le disse mostrandole l’oggetto.
-
Un Pentacolo di Xantyan - continuò lei
-
Qui nei giardini della nostra città
-
Lo prendo io - disse la Regina schiacciandolo forte tra le mani. Il Pentacolo
si volatilizzò - andiamo lo spettacolo stà per ricominciare
-
Oh no! Ancora! - esclamò Gabriel con tono scherzoso
-
Dai mancano solo due atti e quattro tempi
-
Divisi in otto ore ciascuno - sbuffò lui -
ma lo dobbiamo vedere tutto? E’ così necessario?
-
Perché no?
-
Perché si? Per quale colpa ci stiamo punendo?
La
Regina rise divertita.
Seguimmo
lo spettacolo con eroica partecipazione.
Non
passò molto tempo che proprio io e Gabriel ci ritrovammo in quel teatro.
Io
ero in ritardo come al mio solito e sentivo la voce di mio fratello chiamarmi
insistentemente.
Io
correvo e urlavo:
-
Ci sono, eccomi!
Il
teatro era molto grande, Gabriel continuava a cercarmi mentre io ero ancora
piuttosto lontano.
-
Sei arrivato finalmente!
-
Ti domando scusa - risposi senza più fiato - ecco quello che mi avevi chiesto -
continuai porgendogli una serie di scartoffie che avrei dovuto consegnare da
giorni.
Si
trattava di progetti da far visionare a più tecnici per provare a realizzarne
qualcuno.
Ne
discutemmo camminando fra le balconate del teatro, ma più scendevamo più
Gabriel veniva distratto da una voce che intonava una melodia davvero
incantevole.
Sempre
più frequentemente Gabriel si fermò ad ascoltarla.
Quando
fummo più vicini al palco si affacciò e volle vedere chi fosse a cantare.
La
sua attenzione si inchiodò su una ragazza seduta al centro della pedana
circolare posizionata tra i posti degli spettatori.
Era
seduta a terra, cantava ad occhi chiusi e muovendo in aria piccole bacchette di
vetro creava dei suoni.
-
Chi è? - mi domandò senza distogliere lo sguardo da lei
- E’
una Principessa: è lei che compone gran parte delle melodie che senti durante
le feste nella Sala dei troni - risposi
-
E’ del tuo Clan?
-
Si, le bacchette le ho costruite io - risposi fiero, poi continuai - pensa che
spesso va’ a cantare anche per i seguaci di Xantyan, pare che abbia molti amici
laggiù.
Continuammo
a scendere.
Proseguii
nella descrizione dei miei progetti, ma quando arrivammo difronte al palco mi
accorsi che Gabriel non mi stava ascoltando più, era completamente rapito dalla
Principessa.
Ascoltava
la melodia e seguiva i movimenti delle bacchette con notevole trasporto.
-
Il suo nome? - domandò
-
Alice
-
Un nome gentile - disse sorpreso - ha una Guida?
-
No. Quello che la caratterizza e che segue molte cose contemporaneamente, ma
non ha mai scelto un Maestro
-
Bene - sorrise soddisfatto - la voglio conoscere
-
Vuoi diventare il suo Mentore?
-
Si - rispose a bassa voce.
Mi
colpì il suo modo di pronunciare quella risposta.
Sembrava
avesse risolto un suo quesito personale.
Poi
concluse, continuando a guardarla:
-
Quella ragazza è entrata nella mia Anima.
Salì
sulla pedana e si sedette a terra di fronte a lei.
Quando
Alice terminò la sua esecuzione aprì gli occhi e rimase meravigliata nel
vedersi così vicina a Gabriel.
-
Uriel mi ha detto che non hai una Guida
-
E’ così - rispose Alice posando le bacchette di vetro a terra e sorridendo
chiese - è grave?
-
No - rispose ridendo Gabriel - non è grave.
Continuò
a guardarla in silenzio.
Rimase
colpito da una certa sicurezza che Alice trasmetteva. Non era intimidita, anzi
quasi sembrava sfidare la curiosità che Gabriel nutriva verso di lei.
-
Voglio essere il tuo Maestro
-
Credi che io sia all’altezza?
-
Certo
- E
cosa ti dà questa certezza?
-
Il tuo cuore.
Io
ero poco distante da loro, me ne stavo seduto su una delle poltrone della
platea.
Devo
dire che sentirli parlare creò in me una strana suggestione.
Mi
convinsi che quell’incontro era speciale.
Addirittura
straordinario.
-
Vuoi seguire il mio addestramento? - le domandò - Ma ho il dovere di avvisarti
che non sarà un impresa facile
-
Posso provare
-
Non puoi provare: devi riuscire - ribadì con autorità Gabriel
-
Allora riuscirò - sorrise Alice
-
Ti lascio un giorno per prepararti per il viaggio
-
Ti aiuterò io - intervenni dalla mia postazione
-
Allora siamo d’accordo? - concluse Gabriel
-
Siamo d’accordo - rispose Alice tendendo la mano.
I
due si strinsero la mano suggellando il loro patto.
Da
quel momento la vita di Gabriel era destinata a cambiare radicalmente, e forse
lui ne era consapevole.