Cap 18: LA VICTORIE - LA VITTORIA
LA VITTORIA
Raphael
si affacciò dalla torre per salutare Alice.
Lei
entrò, salì su una pedana circolare alla base della torre.
In
un istante si trovò sul terrazzo davanti a Raphael che la prese in braccio
festante!
-
Che paesaggio! - esclamò Alice guardandosi intorno
- Sovrani sapevano che ci saresti dovuta venire
tu - rispose lui prendendola per mano introducendola all’interno della torre.
Alice
esclamò stupefatta.
Raphael
le aveva preparato un rifugio accogliente.
Il
panorama che Alice vide dal terrazzo era aspro e selvaggio:
brughiere
che si stendevano a perdita d’occhio, scogliere battute dal vento ed un mare
che sembrava dovesse invadere tutto da un momento all’altro.
L’interno
della torre, al contrario, era caratterizzato da colori tenui e da una luce
rilassante. Un ambiente molto femminile.
-
Devi prenderti cura di te - disse Raphael versandole una tisana fumante in una
tazza - bevi: ti dovrebbe piacere.
Alice
assaggiò la tisana e guardò Raphael che le sorrideva.
-
Al gelsomino - disse lei.
Raphael
prese la spada che Gabriel aveva consegnato ad Alice e la liberò dall’involucro
cucito da Andrè.
La
adagiò su un telo blu ben steso su una cassapanca.
La
guardarono ammirati:
-
Credo che Michael te la invidi un po’.
Fu
lo stesso Raphael a chiedere al Re di restare qualche giorno nella torre con
Alice; voleva essere sicuro che la nostra amica stesse bene.
Per
lei aveva preparato tisane rigeneranti, creme e lozioni per la pelle ed i
capelli.
Quando
Raphael andò via, Alice si mise a dipingere sulle pareti della torre,
utilizzando, come colori, proprio le creme e le lozioni preparate da Raphael.
Mi
scriveva delle lettere che leggeva ad alta voce durante la notte o quando
scendeva nella brughiera a passeggiare.
Lettere
dove esternava i suoi pensieri riguardo tutto quello che le era capitato da
quando era scoppiata la guerra.
Ad
ascoltare le sue parole insieme a me spesso c’era Michael, ma anche Gabriel e
Raphael.
Michael,
più degli altri due, analizzava le parole di Alice con un’attenzione
particolare: direi un’attenzione indagatrice.
Ascoltava
Alice e guardava Gabriel.
Sembrava
aspettasse qualcosa che non arrivava mai: forse un commento o una reazione da
parte di nostro fratello, o qualche altra cosa da parte di Alice.
Non
capivo, niente sembrava lo soddisfacesse.
-
Ehi Principessa! prendi la tua spada e vieni giù!
Alice
si affacciò e vide Michael all’ingresso della torre.
Prese
la spada e si affacciò di nuovo.
-
Sali tu - gli rispose.
Michael
le apparve di fronte, la prese per la vita e si lanciò dalla torre atterrando
sull’erba umida.
-
Vuoi sempre fare di testa tua? - disse Michael
-
Si!
Iniziarono
i nuovi addestramenti per Alice.
Michael
si trattenne con lei diversi giorni e sempre si addestrarono con la spada.
La
faceva parlare il più possibile, ponendole domande riguardo le opinioni che aveva su Xantyan ed i suoi
seguaci, e verso i popoli che aveva conosciuto durante i viaggi nelle galassie.
Sembrava
un investigatore:
-
Un poliziotto - disse Raphael - le sta’ facendo il terzo grado?
-
Non saprei - gli risposi - è un po’ di tempo che la studia
-
Non si fida neanche di lei adesso?
-
Certo che è strano, gli è sempre piaciuta. Sembra che voglia sentirla parlare
di qualcosa in particolare, ma non sa come portarla sul discorso che gli
interessa; per queste cose sei più bravo tu.
Alice
era seduta su un merlo della torre e passava una delle lozioni di Raphael sui
capelli.
-
Stanno arrivando - disse Michael
Alice
guardò giù verso le brughiere.
Vide
gruppi di persone tutte coperte da un lungo mantello rosso che si radunavano in
una pianura non lontanissima dalla torre.
-
Stiamo aspettando solo te - Michael si rivolse ad Alice
-
Veramente io sto aspettando il tuo comando.
Michael
la guardò serio.
La
guardava e pensava: si capiva benissimo.
-
Io sono convinto che tutto questo non sarebbe accaduto se alcuni di noi non
avessero allacciato amicizie con i seguaci di Xantyan.
Alice
non rispose. Michael continuava a fissarla.
-
Ma perché mai ti sei andata a sposare con quello là? - sbottò infine Michael
-
Non recriminare - sbuffò Alice - mi stai parlando di una persona che appartiene
ad un’altra vita! Non mi ricordo più neanche com’è la faccia di Hal!
Michael
tornò a guardare verso i viaggiatori che si riunivano.
Formavano
un cerchio che si ingrandiva sempre di più.
-
Sono tantissimi - disse Alice - non immaginavo fossero così tanti!
-
Scendiamo continuiamo ad esercitarci.
Durante
tutta l’esercitazione Michael continuava a fissare Alice in modo strano.
Serissimo
quasi arcigno.
Ad
un certo punto si fermò.
Senza
preavviso smise di combattere piantò la sua spada in terra e si andò a sedere
su un tronco di un albero abbattuto.
Alice
non capì e rimase ferma ad aspettare spiegazioni.
Michael
era seduto e zitto, ma continuava a fissarla.
-
Che ti prende? - domandò seccata Alice
-
Sei brava - rispose Michael scontroso - sei brava con la spada, combatti bene.
Sei un vero guerriero! Il migliore! Avrei dovuto addestrarti io e farti entrare
nelle mie legioni!
Il
tono di Michael era antipatico.
Alice
buttò la sua spada in terra e si avvicinò a lui irritata.
-
Questo atteggiamento te lo puoi risparmiare!
-
Ti sto facendo i complimenti non sei contenta? - le rispose acido - Sei brava,
non vedo perché devo perdere tempo ad allenare te quando ho il mio esercito da
preparare.
-
Allora vattene, non ti ho mica fatto venire io!
Michael
continuava a guardarla nello stesso modo:
-
Cos’hai da guardare così?!
-
Dici sempre che vuoi tornare a casa - disse infine Michael dopo un bel po’ di
silenzio - che vuoi tornare da noi.
Alice
non capiva dove Michael voleva andare a parare.
-
Perché vuoi tornare da noi?
-
Ma che domanda è questa? - Alice era risentita
-
Rispondimi
-
Io voglio tornare, perché non è questa casa mia. Non mi sembra sia tanto
difficile capire una cosa del genere!
-
Vuoi tornare a casa, o vuoi tornare da Gabriel?
Alice
si sentì alle strette, imbarazzata, non riuscì a rispondere.
Michael
sorrise e scosse la testa come se finalmente aveva ottenuto ciò che voleva:
-
Come immaginavo - disse a bassa voce abbassando la testa. Tornò a rivolgersi a
lei - cos’è Gabriel per te?
Alice
non rispondeva.
Michael
non mutava il suo sguardo rigoroso.
-
Questo è l’argomento di oggi? - chiese Alice
Michael
le prese una mano e la fece sedere sulle sue ginocchia:
-
Gabriel ti ama - si rivolse a lei con più dolcezza - ha disubbidito al Re per
starti vicino. Ha sofferto per te. Tutti noi abbiamo avuto paura per lui, ma
tu...? Non ti ho mai sentito pronunciare una sola parola nei suoi confronti.
Una parola che rivelasse anche il più banale dei sentimenti verso di lui.
Perché? Sembrerebbe che Gabriel non esista
-
Non è vero! - rispose nervosa
-
Cosa non è vero? - sorrise Michael - Devi parlare! - disse scuotendola - Le
parole hanno potere! Non le parole pensate, le parole pronunciate, scandite ad
alta voce. I pensieri rimangono imprigionati, le parole rivelate possono
cambiare le cose. Tu devi dire a Gabriel quello che senti per lui!
-
Lui sa perfettamente...
-
Non ha importanza quello che sa - rise - è quello che gli dici che è
importante. E’ così difficile?
Alice
non gli rispose.
Michael
continuò a fissarla.
-
Lo è - rispose infine Alice
-
Perché?
-
E’ difficile - mormorò imbarazzata - l’amore di Gabriel è gigantesco
incontenibile invade ogni cosa, è facile sentirsi inadeguati di fronte ad un
sentimento del genere...
-
Ma cosa stai dicendo?! - Michael era allibito
-
Io non sono come voi...
-
Come ti saltano in testa certe stupidaggini? - continuò lui sempre più stranito
- Ti prego non complicare le cose con pensieri dannosi! Lo sapevo che avevo
ragione - aggiunse arrabbiato - è stato Hal che ti ha allontanato da noi!
-
Basta con questa storia! - Alice si mise a piangere
-
Tu e Gabriel eravate destinati a stare insieme! - cambiò tono si fece
nuovamente più gentile - Devi dirgli che lo ami, glielo devi dire! Lui non
aspetta altro.
Alice
guardò Michael incuriosita.
-
Basta che tu pronunci il suo nome. Se tu lo chiamerai lui verrà da te, ora non
ci sono più ostacoli, ma tu devi parlare!
Alice
scoppiò in lacrime, Michael la strinse sorridendo:
-
Levati dalla testa certe idee, tu sei la nostra Principessa.
Io
Raphael e Gabriel stavamo uscendo dalla serra.
Da
una delle finestre del corridoio vedemmo una sagoma apparire sul suolo del
satellite di Giove.
-
Xantyan qui? - disse Raphael.
Xantyan
ci ignorava, i suoi occhi erano inchiodati su Gabriel.
-
Cosa cerca da te ancora? - dissi.
Gabriel
guardava Xantyan, non mi rispose.
-
Andiamo via - disse Raphael tirandolo per la manica del vestito - ti ha fatto
abbastanza male
-
Finché si avvicina non lo possiamo abbandonare - rispose Gabriel
-
Vieni via! - insistette Raphael.
No,
Gabriel uscì e andò da Xantyan.
-
Credi che non abbia di meglio da fare che parlare con te? - gli disse duramente
-
Però sei venuto - Xantyan era arcigno.
Sembrava
si stessero sfidando.
-
Sei ancora in tempo - insistette Gabriel ammorbidendo il suo piglio
-
Non torno indietro!
-
Ho pena per te - Gabriel fece un passo verso Xantyan
-
Sarò la vostra spina nel fianco
-
Hai perso tante cose da quando ci hai lasciato
-
Ho voluto perdere quello che detesto di voi
-
Perché mi hai cercato?
Xantyan
non rispose.
-
Hai nostalgia di noi, ma non lo vuoi ammettere.
Gabriel
provò un senso di tristezza infinita verso nostro fratello.
Tirò
a sé Xantyan e lo abbracciò colmo di malinconia:
-
Ti sei scelto un destino atroce.
Xantyan
diede uno strattone e allontanò Gabriel con una spinta:
-
Io non ho nostalgia, io vi disprezzo!
Aveva
lo sguardo glaciale. Voltò le spalle per sparire nel nulla.
-
Non lo vedremo mai più - mormorò Gabriel a me a Raphael che lo avevamo
raggiunto.
Raphael
prese sotto il braccio Gabriel e tornammo all’interno dell’astronave.
Gli
scontri fra le legioni di Michael e quelle di Xantyan erano feroci.
A
Michael si aggiunse l’astronave di Gabriel e molti altri nostri sostenitori.
La
Regina colpiva personalmente tutte le basi dei nemici.
Fu
lei a distruggere definitivamente ciò che il nostro avversario aveva costruito
su ICA.
Vederla
in azione mi metteva un po’ paura:
faceva
apparire in aria delle piccole sfere, come bolle di sapone,
quelle
che corrispondevano ai seguaci di Xantyan le schiacciava con un gesto lieve
della mano.
Con
un movimento aggraziato provocava esplosioni ed incendi che non lasciavano
niente, neanche la cenere.
-
Vinceremo - dissi amareggiato a Raphael - ma dovremo davvero ricominciare da
zero
-
Io ho paura per le popolazioni - mi rispose - sono confuse non si ricordano di
noi, non capiscono da chi si devono difendere.
Il
cielo era riempito dai lampi delle battaglie, non si potevano più distinguere
le stelle.
Alice
uscendo sul terrazzo vide l’astronave di Michael seguito da suoi guerrieri,
velocissimi alti nel cielo.
Subito
dopo vide anche l’astronave di Gabriel sorvolare, più in basso, la torre:
-
Io posso volare solo se vieni da me - disse guardandola.
Gabriel
sentì la voce di Alice.
-
Ti sta’ chiamando - gli disse Manakel.
Michael
soddisfatto delle parole di Alice, si abbandonò sulla poltrona lasciando andare
il respiro:
-
Che fatica che sei Principessa! - gli venne da ridere.
Da
quella notte in poi, il Re ordinò di fermare le battaglie e di non rispondere
neanche agli attacchi.
Tutti
i viaggiatori si erano ritrovati.
Sulla
brughiera avevano formato un cerchio enorme di persone che impegnavano tutto il
loro tempo a cantare melodie dedicate a noi.
Andrè
e Jeanne si conobbero in quella occasione.
Oltre
loro c’erano anche Antor, fuggito dalla prigionia che lo aveva debilitato non
poco, e il suo assistente Manuel.
C’erano
anche Ver, la dottoressa Fabel, Toey e la piccola Beatrice (cresciuta molto
rispetto a quando Alice l’aveva incontrata) arrivati insieme da Falbash.
Che
ne dicesse Michael, si erano uniti a loro anche alcuni ex seguaci di Xantyan.
Fra questi la coppia che viveva nella discarica della provincia di Lop, di cui
Alice aveva accennato in una delle sue relazioni.
Gabriel
decise di andare da Alice.
Scelse
una notte illuminata dalla sua Luna.
Io
Michael e Raphael lo accompagnammo.
Michael
fremeva: voleva che niente e nessuno li potesse disturbare.
Ci
posizionammo intorno alla torre, formando un triangolo.
Gabriel
apparve sulla terrazza.
Entrò
nella camera di Alice e la trovò addormentata.
Si
sedette sul letto.
Alice
da tempo soffriva d’insonnia e per questo motivo non voleva svegliarla.
Fu
tentato ad andare via.
Ma
senza neanche rendersene conto si chinò su di lei:
-
Sono qui - le sussurrò.
Alice
si svegliò subito.
Nel
vedere Gabriel l’emozione fu intensa, sentì mancare il fiato.
Gli
occhi si colmarono di lacrime.
Gabriel
le asciugò le guance, la prese fra le braccia e la sollevò portandola di fronte
a sé.
Alice
venne avvolta da un senso di pace di cui non ricordava quasi più l’esistenza.
Silenzio.
I
loro respiri si sincronizzarono, tanto da confondersi in uno solo.
Gabriel
e Alice si trasformarono in due colonne di luce intensa e accecante che
svettarono verso l’alto.
Io
e i miei fratelli li guardammo volare fra le stelle.
Michael
baciò le sue dita e alzò la mano verso il cielo per salutarli.
Era
la prima volta che lo vedevo commosso.
Stavamo
stretti a lui: Raphael appoggiò la testa sulla sua spalla, io stentavo a
credere che quello che vedevo stesse accadendo davvero.
Non
staccavo gli occhi dal cielo.
Le
due colonne di luce si rincorrevano e s’incrociavano in un volo velocissimo.
Si
arrotolarono su se stesse formando due sfere.
Una
d’argento e una d’oro.
Cominciarono
a roteare fra di loro finché non si toccarono.
Il
cielo si aprì.
Uno
squarcio di una nuova luce bianca li ingoiò.
Divennero
parte di un Universo luminoso che si espandeva all’infinito vibrando nel suono
di una sola nota.
Un
luogo senza tempo e spazio che scivolava verso le stelle, i pianeti, gli
animali, i fiori, gli alberi, le persone e tutti noi.
Nei
giorni seguenti, i viaggiatori radunati nella brughiera si diedero un gran da
fare.
Tagliarono
la legna per preparare dei falò.
Zed,
il figlio di Jeanne, fece amicizia, con Andrè; passava molto tempo insieme a
lui, in sua compagnia era meno capriccioso e più simpatico.
Andrè
divenne presto il compositore di tutti i canti che venivano intonati durante il
giorno e la notte.
I
suoi amici: Gerard, Marcel e Alan, si unirono ad altri artisti per organizzare
veri e propri spettacoli che avevano come tema noi e la nostra Città d’Oro.
Jeanne
ed il suo fidanzato Paul, furono votati come capocuochi.
Per
tutto quel tempo nostro fratello rimase insieme ad Alice finché non gli fu
ordinato di tornare vicino ai Sovrani.
Gabriel
era affacciato ad ascoltare i canti che arrivavano nitidi fin lassù.
Alice
sapeva che da lì a poco sarebbe andato via; si accostò a lui infilandosi sotto
il braccio che teneva appoggiato sul merlo della torre.
-
Hai profumato i capelli? - le chiese
-
Si, Raphael ha invaso la torre con creme e lozioni!
-
Sperava di farti diventare una Principessa come
si deve
-
Sperava - rise Alice
Anche
Gabriel rise.
Si
affacciarono per ascoltare ancora i canti.
-
Sono contenta che tu sia rimasto con me
-
Io sono sempre con te - le rispose dolcemente - tu sei il mio cuore, il mio
sangue.
Alice
sorrise:
- E
tu cosa sei?
-
La tua Anima.
Gabriel
aveva il potere di emozionarla sempre.
-
Ti amo - gli disse.
Alice
aveva il potere di sorprenderlo.
-
Cosa hai detto? - le domandò incredulo
-
Che ho detto? - chiese Alice scansandosi da lui
-
Ripeti un po’ quello che hai detto - sorrise Gabriel avanzando verso di lei.
Alice
arretrando, rideva e tergiversava.
-
Ripeti quello che hai detto - insisteva divertito
-
Che ti amo? - disse come se non conoscesse il significato delle parole
pronunciate
-
Non ho capito - Gabriel incalzava dispettoso
-
Ho detto che ti amo - ripeté frettolosamente.
Gabriel
si avvicinò:
-
Dillo ancora
Alice
lo abbracciò e gli sussurrò all’orecchio:
-
Io ti amo.
Gabriel
sorrise e la strinse forte.
-
Guarda - le indicò i viaggiatori - hanno acceso i fuochi.
In
lontananza si distinguevano viaggiatori seduti a terra in cerchio, illuminati
da tanti falò.
Un
enorme cerchio che scintillava nella nebbia.
Io
e Michael giocavamo a scacchi.
-
Scacco matto - dissi - ho vinto ancora!
-
Ma basta! - esclamò Michael gettando sul tavolo le pedine con un colpo del
braccio - Con te non gioco più!
Raphael
piombò nella sala con il fiatone:
-
Venite! - esclamò - L’arazzo è finito, hanno appena messo la cornice!
-
E’ da vedere assolutamente! - Michael schizzò in piedi.
Di
corsa ci recammo nella sala dove era esposto il lavoro della Regina.
C’era
molta gente accalcata davanti all’opera, riuscimmo comunque a passare avanti e
vederla bene.
Io
rimasi stupefatto.
Michael
batté un piede a terra come se avesse vinto una sua guerra personale.
I
suoi occhi scintillarono di una gioia intensa.
L’arazzo
rappresentava sullo sfondo una cascata d’acqua cristallina che nascondeva la
nostra città.
In
primo piano un cerchio d’oro e d’argento tenuto dalle mani di Gabriel e Alice,
rappresentati di profilo, sospesi in aria.
-
Xantyan sei finito! - ghignò Michael.
La
temperatura sulla Terra aveva raggiunto valori elevatissimi ovunque.
In
Europa in particolare quelli erano i giorni più caldi dell’estate.
Anche
alla latitudine dove si trovava Alice, il caldo era superiore di diversi gradi
rispetto alla media stagionale.
La
Principessa, spesso, passava la notte fuori dalla torre.
A
volte scendeva per passeggiare sulle scogliere.
Jeanne
prese Zed in braccio ed agitando una mano salutò Alice.
-
E’ tutta la notte che ci guarda - disse Paul
-
Chissà se sta’ cantando con noi? - si chiese Andrè.
Un’esplosione
improvvisa fece alzare a tutti la testa verso l’alto.
Pensarono
ad un tuono.
Non
videro né nuvole, né temporali in avvicinamento, ma le legioni di Michael
saettare fra le stelle, in direzione del Polo.
-
Michael è uscito con tutti i suoi guerrieri - disse Andrè
-
Sta’ andando a prenderla - precisò Jeanne guardando Alice sulla torre.
Andrè
fece interrompere i canti.
Iniziarono
a suonare i tamburi.
Alle
prime luci dell’alba Alice stava ancora seduta tra i merli della torre.
Nella
nebbia fittissima intravedeva i fuochi sempre accesi del grande cerchio.
Il
suono dei tamburi riempiva l’aria.
Michael
apparve vicino alla Principessa porgendole la spada donatale da Gabriel.
Alice
si alzò in piedi impugnandola con fierezza.
Si
ritrovò fra i ghiacci, circondata dal mare piatto e trasparente come il vetro.
Iceberg
giganteschi che si muovevano lentamente.
Il
cielo era coperto da nuvole scure, quasi nere.
Il
silenzio era assoluto.
Alice
si voltò di scatto colpendo, con la sua spada, la spada Xantyan che si trovava
dietro di lei.
Non
gli diede il tempo di giocare con i suoi incantesimi.
Il
suo avversario non poté barare, poteva solo difendersi dagli attacchi della
nostra Principessa.
Colpiva
sicura, si lanciava contro di lui con impeto.
Ebbe
più volte la possibilità di batterlo ma in quei casi non lo colpì.
Alice
privò Xantyan della spada lanciandola in mare.
Si
fece ancora più minacciosa, sembrava volesse umiliarlo.
Xantyan
non batteva ciglio e parava le sue aggressioni.
Ma
Alice era destinata a vincere.
Con
un calcio lo colpì allo stomaco. Con un secondo calcio alla nuca.
Xantyan
cadde a terra in ginocchio.
Con
un terzo calcio Alice lo colpì al petto.
Xantyan
finì con la schiena a terra. Non fece in tempo ad alzarsi.
Alice
lo bloccò con un ginocchio, mentre con un piede gli calpestò le mani.
Lo
prese per i capelli e gli girò la testa verso di lei.
Si
guardarono nel silenzio più profondo per alcuni secondi.
Poi
Alice appoggiò la spada sul collo di Xantyan e affondò la lama staccandogli di
netto la testa.
Rialzandosi
in piedi gettò la testa lontano, schifata.
Il
corpo di Xantyan si trasformò in un groviglio di serpenti neri che vennero
ingoiati dal ghiaccio.
Alice
scoprì inorridita che le sue mani erano sporche di sangue.
Piantò
la spada a terra e s’inginocchiò immergendo le mani nell’acqua gelida.
Il
sangue svanì come per incanto.
Portò
le mani sul viso e lasciò andare un sospiro di sollievo.
Si
rialzò e andò a recuperare la testa di Xantyan.
La
prese per i capelli e la sollevò verso il cielo.
Le
nuvole si aprirono lasciando entrare i raggi del Sole.
Apparvero
tre luci disposte a formare un enorme triangolo.
Nello
stesso istante, in tutto l’Universo, tutti videro apparire quelle tre luci.
La
testa di Xantyan in una rapida fiammata sparì dalla presa di Alice.
La
nostra astronave si staccò dal suolo di Amaltea e finalmente partimmo.
Le
milizie di Xantyan fuggirono da tutti i territori che avevano occupato.
Inseguite
dai guerrieri di Michael furono obbligate a tornare definitivamente nel loro
vecchio Regno.
Tutti
gli ingressi dei diciotto pianeti furono chiusi e sigillati,
per
assicurarsi che i seguaci di Xantyan non potessero più uscire.
I
ghiacci che imprigionarono la nostra città si sciolsero.
Le
montagne riaffiorarono dal sottosuolo.
I
fiumi tornarono a scorrere placidi nei loro letti.
Il
mare si ritirò lasciando libere le vallate ed i boschi.
Le
schegge della Reggia proiettate in aria dalle esplosioni durante l’occupazione
furono risucchiate ed a ritroso tutti gli edifici si ricostruirono.
Xantyan
era tornato nel suo vecchio Regno.
Michael
gli apparve davanti e con la lancia lo colpì violentemente, costringendolo ad entrare nella sua
abitazione.
Xantyan
si difendeva, ma Michael lo colpiva con ferocia e disgusto.
Lo
fece cadere lungo le scale che portavano all’interno della casa.
Xantyan
rotolò giù, ma subito, come una lucertola, tentò di risalire per aggredire
Michael.
Questo
sguainò la spada e lo ferì più volte facendolo ricadere a terra.
Impugnò
la lancia e continuò a spingerlo indietro.
Xantyan
si dovette fermare carponi sulle scale.
Il
fuoco del camino si spense.
L’ingresso
dell’abitazione di Xantyan si chiuse.
Michael
sigillò la porta, lasciando nostro fratello lì dentro da solo,
al
buio ed al freddo.
Xantyan
rimase con lo sguardo fisso pieno di odio verso la porta chiusa.
I
suoi occhi si accesero di una luce tagliente.
La
pelle si scurì fino a diventare viola.
Si
trasformò in un essere mostruoso.
Impazzito
cominciò ad urlare.
Urla
spaventose.
Si
agitava e si lanciava contro la porta chiusa ruggendo ed urlando con
un’infinità di voci raccapriccianti.
Michael
all’esterno rimase impassibile.
Prima
di andare via, piantò la sua spada di fronte la casa di Xantyan:
-
Vediamo se riesci ad uscire! - disse fiero.
Io
accesi un fuoco che recintò tutta la formazione dei pianeti del Regno di
Xantyan, che ormai era diventata la sua prigione.
Il
Re e la Regina si sedettero sui loro troni.
La
Città d’Oro era stata riconquistata!
Il
lavoro che ci occupò in seguito fu molto impegnativo.
Xantyan
lasciò un Universo degradato.
Ricostruire
l’Impero si rivelò più difficile di quanto già immaginavamo.
Ad
aiutarci in questa impresa furono: il Principato di Falbash, tutti coloro che,
come Andrè ed i suoi amici, avevano creduto all’annuncio di Gabriel, i nostri
Principi che rimasero a vivere con le popolazioni come Jeanne e Antor, e quelli
che tornarono da noi, come Ver ed Alice.
Proprio
ad Alice il Re fece un regalo.
Per
lei venne costruita una nuova casa.
Una
bel edificio circolare, di cristallo, al centro di un piccolo lago.
Il
Re e la Regina riunirono molti di noi in assemblea per discutere sui
progressi
realizzati nelle province, da quando eravamo tornati a regnare.
Io,
Raphael, Michael e Gabriel eravamo assenti.
-
So dove sono - disse Sams, uscendo dalla sala
Giunse
davanti al lago.
Corse
sulla passerella che portava alla casa di Alice ed entrò.
Trovò
me e Michael davanti ad un ennesimo gioco da tavolo.
Raphael
rannicchiato su una poltrona appesa al soffitto da nastri colorati che si
dondolava come su un’altalena.
-
Ma allora!? - esclamò Sams - Vi stiamo aspettando da un pezzo!
Michael
si voltò verso di lui e senza dargli importanza tornò a concentrarsi sul gioco.
-
Uh? - alzai lo sguardo distrattamente
-
Che c’è? - chiese Raphael perso nel mondo dei sogni
-
Dov’è Gabriel? - chiese ancora Sams
-
Fuori - rispose con un filo di voce Raphael
-
E’ uscito - dissi indicando il lago
-
Ha preso la barca - continuò Raphael sbadigliando
-
Insieme ad Alice - precisò Michael senza distrarsi dal gioco
Io
ero in vantaggio, come al solito.
Ci
tengo a dirlo: sono bravissimo in tutti giochi da tavolo!
Sams
fece cadere le braccia alzando gli occhi al cielo.
Si
affacciò verso il lago e vide la barca navigare lenta con Gabriel e Alice a
bordo.
-
Vi volete muovere?! - strillò Sams
-
Ciao! - salutò Alice.
Io
insieme ai miei due fratelli ci avvicinammo a Sams.
-
Dobbiamo andare a lavorare - sorrise Gabriel alla Principessa.
La
barca prese velocità raggiungendoci immediatamente.
Tutti
e sei ci recammo dai nostri Sovrani.
LE CHANT DE L’ANGE